Introduzione
Come spesso accade con le opere di Shakespeare, la data di composizione del Sogno di una notte di mezza estate è difficile da stabilire. Sicuramente la commedia fu scritta prima del 1598 1, probabilmente insieme a un gruppo di opere dallo stesso tono lirico, come Pene d’amor perduto, Romeo e Giulietta e Riccardo II. Queste opere segnarono il ritorno di Shakespeare all’attività teatrale dopo la riapertura dei teatri, che erano stati chiusi a causa della peste dall’estate del 1592 ai primi mesi del 1594; durante questa pausa Shakespeare aveva composto opere poetiche come Venere e Adone (Venus and Adonis, 1593)e Il ratto di Lucrezia (The Rape of Lucrece, 1594). Si ritiene dunque che il Sogno sia stato scritto tra il 1593 e il 1596, probabilmente per essere rappresentato durante le feste nuziali dell’aristocrazia inglese. L’opera presenta, infatti, un doppio finale: il canto e la danza delle fate nella Scena I del Quinto atto e l’epilogo di Puck. La ragione di questo doppio finale potrebbe proprio risiedere nel fatto che l’opera fu inizialmente concepita per rappresentazioni private, per le quali il primo finale era più adeguato, e sarebbe poi stata adattata, alla riapertura dei teatri, per diventare uno spettacolo pubblico, con l’aggiunta del secondo finale nel quale Puck si rivolge alla platea per scusarsi e chiedere l’applauso.
Trama
Theseus, duca di Atene, sta per sposare Hyppolyta, regina delle Amazzoni. Per la cerimonia è previsto un festeggiamento in pompa magna della durata di quattro giorni. Per l’occasione giunge alla corte anche un nobiluomo ateniese, Egeus, con sua figlia Hermia e due giovani uomini, Demetrius e Lysander. Egeus spera che Hermia sposi Demetrius, che è già innamorato della giovane, ma Hermia è a sua volta innamorata di Lysander e dunque rifiuta di sottostare al volere del padre. Egeus minaccia di punire la figlia con la più severa pena prevista dalla legge se non rispetterà il suo volere e le dà tempo fino al matrimonio per decidere della propria sorte, chiarendole che opporsi al suo volere significherà essere chiusa in convento o addirittura venire uccisa. Hermia e Lysander progettano quindi di fuggire da Atene la notte successiva, per sposarsi nella casa dello zio di Lysander, poco distante dalla città. Comunicano il piano a Helena, un’amica di Hermia, che era stata fidanzata di Demetrius e lo ama ancora, sebbene lui si sia allontanato da lei dopo aver incontrato Hermia. Nella speranza di riconquistare il suo amore, Helena svela a Demetrius la fuga che Hermia e Lysander hanno pianificato e al momento convenuto Demetrius segue di nascosto la coppia nei boschi, a sua volta seguito da Helena.
Nei boschi si trovano altri due gruppi di personaggi. Il primo è composto dalle fate, inclusi Oberon e Titania, re e regina delle fate, che sono appena tornati dall’India per benedire il matrimonio di Theseus e Hippolyta. Il secondo è un gruppo di artigiani ateniesi che prova una commedia da inscenare davanti al duca e alla sua sposa. Oberon e Titania sono in disaccordo a proposito delle sorti di un principe indiano che è stato affidato a Titania. Il ragazzo è così bello che Oberon vorrebbe farne un cavaliere, ma Titania non è d’accordo. Per punire la moglie Oberon manda il suo servitore Puck a cogliere un fiore magico, il cui succo può essere applicato sulle palpebre di una persona addormentata per farla innamorare della prima persona che vedrà al risveglio. Puck trova il fiore e Oberon gli comunica i propri piani per applicare il magico succo sulle palpebre di Titania dormiente. Avendo visto Demetrius comportarsi crudelmente con Helena, egli ordina inoltre a Puck di mettere un po’ di quella pozione anche sulle palpebre del giovane ateniese. Nel bosco Puck incontra Lysander e Hermia e, credendo che Lysander sia l’ateniese di cui gli ha parlato Oberon, gli applica la pozione sugli occhi. Quando questi si sveglia vede come prima persona Helena, e si innamora perdutamente di lei, abbandonando Hermia. Nel corso della notte Puck cerca di rimediare al proprio errore, finendo per far innamorare sia Lysander che Demetrius di Helena, la quale crede che essi si stiano prendendo gioco di lei. Hermia diventa tanto gelosa di Helena da sfidarla in una lotta. Anche Demetrius e Lysander arrivano quasi a combattere per l’amore di Helena, ma Puck li confonde mimando le loro voci e facendoli perdere nella foresta.
Quando Titania si risveglia, la prima creatura che vede è Bottom, il più ridicolo degli artigiani ateniesi, al quale Puck, per uno scherzo, ha trasformato la testa in quella di un asino. Titania, sotto l’effetto dell’incantamento del fiore magico, è perdutamente innamorata di lui. Le cose, comunque, alla fine tornano alla normalità: Oberon riesce a ottenere che il principe indiano sia fatto cavaliere e Puck riesce a versare la pozione d’amore sugli occhi di Lysandro che torna al suo originario amore per Hermia. Theseus e Hippolyta scoprono gli amanti addormentati nella foresta e li riportano ad Atene affinché si sposino; Demetrius ora ama Helena e Lysander ama Hermia. Dopo il matrimonio di gruppo, gli sposi assistono alla commedia preparata da Bottom e dai suoi compagni: una versione comica e ilare della storia di Piramo e Tisbe. Quando la rappresentazione è conclusa i quattro giovani si ritirano e le fate arrivano a benedire le coppie dormienti con un incantesimo per poi scomparire. Solo Puck rimane, per chiedere alla platea perdono e approvazione e ricordare che il tutto non è stato che un sogno.
Temi
I temi principali che troviamo nel Sogno di una notte di mezza estate sono la Magia e, appunto, il Sogno.
La magia delle fate, che crea alcune delle più bizzarre e divertenti situazioni della commedia, è un elemento centrale nell’atmosfera fantastica del Sogno. Shakespeare usa la magia sia per rappresentare il potere quasi soprannaturale dell’amore, simboleggiato dal succo del fiore magico, sia per creare un mondo surreale. Anche se un utilizzo errato della magia genera confusione e sembra peggiorare la situazione (come quando Puck applica la pozione sulle palpebre di Lysander) è proprio questa a risolvere infine le tensioni della commedia e a ristabilire l’equilibrio nel quartetto dei giovani ateniesi. Da notare anche come la facilità con cui Puck usa la magia per i propri fini, come quando trasforma la testa di Bottom in una testa d’asino e ricrea le voci di Lysander e Demetrius, sia in vivo contrasto con la sgraziata laboriosità degli artigiani che inscenano la propria commedia.
Come suggerito dal titolo, anche i sogni sono un tema importante nel Sogno di una notte di mezza estate e sono principalmente legati agli avvenimenti magici e bizzarri che accadono nella foresta. Già nelle prime parole di Hippolyta, in apertura della commedia, è evidenziata la prevalenza dei sogni:
Four days will quickly steep themselves in night,
Four nights will quickly dream away the time (a. I, sc. 1)
E vari personaggi menzionano i sogni nei versi seguenti. Il tema del sogno ricorre soprattutto quando i personaggi cercano di spiegare gli eventi bizzarri nei quali sono coinvolti, come accade a Bottom, il quale non sa spiegarsi gli avvenimenti magici che gli sono accaduti se non attribuendo loro un carattere onirico:
I have had a dream, past the wit of man to say what
dream it was. Man is but an ass if he go about t’expound this dream. (a. IV, sc. 1)
Shakespeare è anche interessato al funzionamento stesso del sogno, ovvero a come, nella dimensione onirica, il tempo scorra in modo completamente diverso e a come cose impossibili accadano senza sembrare tali. Cerca dunque di ricreare queste condizioni nella commedia grazie alla presenza delle fate nella foresta incantata. Alla fine della commedia, Puck estende quest’atmosfera onirica a tutta la platea, dicendo al pubblico che se si fosse sentito offeso da ciò che ha visto, avrebbe dovuto ricordarlo come un semplice sogno:
If we shadows have offended,
Think but this and all is mended,
That you have but slumber'd here
While these visions did appear.
And this weak and idle theme,
No more yielding but a dream,
Gentles, do not reprehend:
If you pardon, we will mend. (a. V, sc. 2)
È proprio questo senso di illusione a essere cruciale nell’atmosfera del Sogno, poiché rende la commedia un’esperienza fantastica anziché drammatica.
Fonti e stile
In Sogno di una notte di mezza estate Shakespeare utilizza un’abbondanza di modelli retorici, parallelismi, giochi di parole e allusioni classiche. Il genio di Shakespeare intreccia tra loro tre mondi diversi, ciascuno caratterizzato da un suo linguaggio caratteristico:
- quello delle fate, dove predominano canzoni, filastrocche e formule magiche;
- quello degli amanti, dove regnano le rime della lirica d’amore, usate soprattutto per instancabili battibecchi;
- quello degli artigiani, che parlano in una prosa spesso interrotta da una goffa parodia dei versi più aulici.
Non esiste una fonte univoca per il Sogno ma si possono individuare vari elementi che Shakespeare ha raccolto e fuso insieme immergendoli in un perfetto bilanciamento tra fantasia e realtà. Un primo riferimento è la storia di Teseo, nota a Shakespeare soprattutto tramite il Racconto del cavaliere (The Knight’s Tale) dei Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer, dove Teseo è duca di Atene e novello sposo dell’amazzone Ippolita. Shakespeare attinse probabilmente anche alle Vite Parallele di Plutarco, certamente nella versione di Sir Thomas North del 1579, un testo cui egli fece costantemente ricorso sia per le commedie sia per le tragedie. La storia degli amanti e degli incanti d’amore potrebbe invece derivare dalla Diana di Jorge de Montemayor, romanzo pastorale del 1559.
Anche i nomi dei personaggi meritano un’analisi. Il nome della regina delle fate Titania è tratto dal poeta preferito del Bardo, Ovidio, dal quale derivano i numerosi accenni e richiami alle Metamorfosi presenti in tutta la commedia, come la storia di Piramo e Tisbe o la metamorfosi di Bottom, a sua volta debitrice dell’Asino d’oro di Apuleio. Puck poi, che è tanto nome proprio quanto nome comune 2, è un personaggio del folklore inglese ed esprime la concezione britannica degli spiritelli, che sono burloni e dispettosi ma sempre disponibili a dare una mano quando occorre e a portare fortuna a chi la merita. Che Oberon fosse re delle fate e degli elfi era già credenza nota e il suo personaggio era già comparso sulle scene elisabettiane nel dramma di Robert Greene The Scottish History of James IV (1590 circa). La forma dei nomi degli ateniesi, che è un misto di greco e latino, è tipica della letteratura romanzesca inglese dell’epoca, mentre gli artigiani, che non hanno pretesa di appartenere al mondo classico, hanno nomi di strumenti e di mestieri dell’epoca.
Bibliografia:
- W. Shakespeare, Sogno d’una notte d’estate, a cura di Cesare Vico Lodovici, Torino, Einaudi, 1960.
- L. Innocenti (a cura di), Il teatro elisabettiano, Bologna, Il Mulino, 1996.
- G. Melchiori, Shakespeare, Roma-Bari, Editori Laterza, 2005.