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Ovidio, “Metamorfosi”: riassunto e analisi

Introduzione

 

Le Metamorfosi sono un poema epico in esametri dattilici composto da Ovidio (43 a.C. - 18 d.C.) tra il 2 e l’8 d.C. e suddiviso in quindici libri. L’argomento dell’opera è mitologico: nel testo vengono infatti narrate

oltre duecentocinquanta miti e leggende incentrati sulla metamorfosi di personaggi in animali o elementi naturali. L’ordine scelto da Ovidio è cronologico: si va infatti dall’origine dell’universo dal caos primigenio fino all’apoteosi di Cesare e alla glorificazione di Ottaviano Augusto 1.

Le Metamorfosi di Ovidio (che, dopo l’Ars amatoria e le Heroides, costituiscono il testo della maturità del poeta) si presentano come un’opera raffinata e colta, che attinge ad una sterminata cultura mitologica e letteraria (in primis, l’Iliade e l’Odissea) e si ispira alla poetica alessandrina, dagli Aitia di Callimaco (310 ca. a.C. - 240 ca. a.C.) alla poesia didascalica e mitologica, dalle Mutazioni di Nicando di Colofone (II secolo a.C.) alle Metamorfosi di Partenio di Nicea (I secolo a.C.), ai Catasterismi di Eratostene di Cirene (275 ca. a.C. - 195 ca. a.C.) all’Origine degli uccelli (Ornithogonia) di Emilio Macro 2 (I secolo a.C.). Il termine principale di confronto letterario è tuttavia l’Eneide di Virgilio: al poema della fondazione mitica della gens Iulia Ovidio contrappone la mutevolezza e l’eterno divenire della metamorfosi e della fusione di umano e divino, di Storia e mito.

 

Riassunto

 

Le Metamorfosi si aprono con un breve e sintetico proemio di quattro versi in cui il poeta espone l’argomento dell’opera ed invoca gli dei:

  1. Ìn nova fèrt animùs mutàtas dìcere fòrmas
  2. còrpora: dì, coeptìs (nam vòs mutàtis et ìllas)
  3. àdspiràte meìs primàque ab orìgine mùndi
  4. àd mea pèrpetuùm deducìte tèmpora càrmen càrmen
  1. L’ingegno mi spinge a narrare le forme mutate
  2. in nuovi corpi; o dei, ispirate (e voi infatti avete guidato
  3. quelle metamorfosi) il mio progetto, e accompagnate questo poema
  4. dall’origine del mondo fino ai miei giorni

 

Nel primo libro, Ovidio affronta in un’ininterrotta sequenza il caos primordiale, la creazione dell’uomo da parte di Prometeo e le quattro Età dell’uomo (età dell’argento, età del bronzo, età degli eroi, età del ferro) dopo l’età dell’oro, le vicende di Deucalione e Pirra e il famoso mito di Apollo e Dafne, tramutata in alloro. Segue la storia di Fetonte (che prosegue nel secondo libro) e la storia di Diana e Atteone, che viene trasformato in cervo. A questo, seguono i miti di Tiresia e di Narciso ed Eco (libro III). Si susseguono poi le vicende di Piramo e Tisbe, le imprese di Perseo e il ratto di Proserpina (libri IV-V). Nel sesto libro spicca la vicenda di Orfeo e Marsia, scorticato vivo dopo una gara poetica col dio, e quella di Tereo, Progne e Filomela. Nel settimo libro, Ovidio narra la vicenda degli Argonauti e gli amori di Giasone e Medea. Poi troviamo miti di Teseo e Arianna, Dedalo e Icaro e Filemone e Bauci (libro VIII). Il libro nono è occupato dalle imprese di Ercole (ivi comprese le famose dodici fatiche), mentre il decimo sviluppa i miti di Orfeo ed Euridice 3, di Mirra e Cinira e di Venere e Adone. Orfeo, Bacco e Apollo sono anche i protagonisti dell’undicesimo libro, mentre nel dodicesimo si assiste al sacrificio di Ifigenia e alla narrazione della guerra di Troia, fino alla morte di Achille. Nel tredicesimo libro passiamo dalla mitologia greca a quella romana: prima Ulisse ed Aiace si contendono le armi di Achille 4, poi si narra la fuga di Enea e, nel libro successivo, i suoi amori con Didone e l’approdo in Italia. Nell’ultimo libro, ha particolare rilievo la sequenza in cui Pitagora illustra a Numa Pompilio il principio del mutamento e della metempsicopsi, collegandolo alla storia universale che converge nel trionfo di Roma e nella deificazione di Giulio Cesare.

 

Commento

 

Ovidio compone le sue Metamorfosi sia con l’intento di celebrare la pax augustea sia con quello di creare un complesso meccanismo letterario, animato dal gusto per l’affabulazione senza sosta, che attraversi la storia umana, il mito, le fonti classiche, le tradizioni e le culture e le fonda in un unico, ininterrotto flusso di racconto. Sebbene la  narrazione di Ovidio tenda a uno svolgimento degli eventi in prospettiva cronologica - l’inizio è quello del caos indistinto, la fine è la contemporaneità storica in cui si colloca il poeta stesso -, i racconti mitologici che formano la maggior parte dell’opera vengono collegati tra loro in base ad altri criteri, quali i confini geografici, le analogie, i contrasti tematici, le genealogie e così via. Più che lo sviluppo lineare, ad Ovidio interessano dunque le corrispondenze, gli scambi e i rimandi continui all’interno della materia narrata

A questa struttura multiforme corrisponde perciò una narrazione discontinua, che si sofferma di volta in volta su miti e figure molto differenti, suscitando ora la commozione del lettore, ora il suo interesse, ora il suo riso. Per mantenere l’attenzione e per rispettare sul piano formale e narrativo il principio della metamorfosi, Ovidio ricorre spesso alla tecnica del racconto ad incastro, per cui da una vicenda si trapassa nell’altra seguendo le mutazioni dei protagonisti del mito. Le vicende trascorrono così sulla pagina senza sosta, sostenute dallo stile raffinato ed elegante (e sempre leggero ma controllatissimo) del poeta, spesso superando anche i confini di un libro e prolungandosi nel successivo. Anche sul piano tematico, il principio è quello della pluralità: oltre al tema mitico, alla rievocazione di culture e civiltà del passato e alla celebrazione della grnadezza di Roma, spicca su tutti l’argomento amoroso, in tutte le sue sfumature ed accezioni.

A governare il tutto, l’idea di una leggerezza non vana e superficiale, ma frutto di stile ed intelligenza:

In una letteratura di solito alquanto seriosa, atteggiata e “letteraria”, qual è la latina (e poi lo sarà anche la letteratura italiana), Ovidio rappresenta - insieme a Catullo - un esempio raro di levità, disinvoltura, trasparenza anche spirituale. [...] I suoi capolavori, gli Amores e le Metamorfosi, sono uno stupendo esempio di poesia che unisce, nella prima opera, superficialità galante, assoluta eleganza formale, senso acutissimo del divertimento, dei sensi e dell’intelligenza, spregiudicatezza di costumi, ma senza alcuna concessione alla scurrilità, o peggio all’oscenità; e, nel secondo componimento, sterminata cultura mitologica senza cadute nell’erudizione, prodigiosa fantasia e qualità formale, e, soprattutto, un gusto raffinato e al tempo stesso quasi infantilmente incantato per le favole 5.

 

1 L’ottica è quella di celebrare la pax augustea, collocando Roma e il suo impero come termine ultimo e più alto della mutazione incessante del tempo e della Storia.

2 Macro sarà citato da Quintiliano nell'Institutio oratoria come poeta dallo stile facile, contrapposto alla difficoltà stilsitica di Lucrezio.

3 Il mito si troverà anche nelle Georgiche di Virgilio.

4 L’episodio cruciale è ricordato anche ai vv. 215-225 dei Sepolcri di Ugo Foscolo.

5 L. Canali, Antologia della letteratura latina, Torino, Einaudi, 1999, p. 478.