Gli eventi successivi alla morte di Cesare
In seguito all’assassinio di Cesare (15 Marzo 44 a.C.) il popolo sembra schierarsi dalla parte dei congiurati: in tutta la città si susseguono manifestazioni di gioia e i seguaci del dittatore ucciso sembrano scomparsi. Solo Marco Antonio, uno dei più importanti luogotenenti di Cesare, ha il coraggio di farsi avanti e chiedere ai cesaricidi di poter leggere pubblicamente il testamento del defunto. Il permesso viene concesso e il discorso di Marco Antonio, teso a dimostrare la bontà e la giustizia di Cesare nei confronti del popolo romano, smuove l’opinione pubblica in suo favore. Il cadavere del dittatore viene preso e portato nel Foro, dove è cremato con onori solenni, per quanto in maniera contraria alla legge 1. Intanto comincia una barbara caccia all’uomo: molti Cesaricidi vengono catturati e sommariamente linciati dalla folla infuriata 2. In seguito Marco Antonio assume un atteggiamento conciliante e permette ai Cesaricidi di allontanarsi da Roma accompagnati da milizie armate. In particolar modo Bruto si reca a Mantova, dove ottiene il controllo della Provincia della Gallia Comata.
La situazione politica romana vede inoltre un ulteriore cambiamento con l’arrivo di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, pronipote di Cesare adottato dal dittatore per volontà testamentarie. Sfruttando il prestigio offerto dal suo nome e animato dal volere di vendicare il padre, il giovanissimo Ottaviano ottiene consensi in senato e spinge per assicurarsi che vengano presi provvedimenti contro i Cesaricidi. Marco Antonio decide allora di interrompere la politica conciliante fino ad allora condotta e chiede il controllo della provincia della Gallia Comata, costringendo Bruto ad abbandonare l’Italia. Il Cesaricida rifiuta l’ultimatum e Antonio pone d’assedio la città di Modena dove si trova il cesaricida Decimo Bruto, dando inizio alla Guerra di Modena.
A Roma molti senatori si avvicinano a Ottaviano. Il retore Cicerone scrive addirittura un corpus di quattordici orazioni (le Filippiche) espressamente rivolte contro Marco Antonio, di cui vengono aspramente criticate la corruzione politica e morale. Anche grazie all’attività di Cicerone, Ottaviano riesce a convincere il senato a dichiarare Antonio “nemico pubblico” e a muovere contro di lui in guerra: l’esercito sarà guidato dallo stesso Ottaviano e da due consoli, Irzio e Pansa. Sotto le mura di Modena, dunque, avviene un violento scontro in cui muoiono i due consoli. È tuttavia l’armata di Ottaviano ad avere la meglio e Antonio, sconfitto, si ritira dentro le mura della città poco tempo prima presa d’assedio. Ma a questo punto Ottaviano, temendo che il senato con il ritorno alla pace lo estrometta dall’attività politica, preferisce allearsi con il nemico Antonio e invia dei legati a Roma per discutere della pace.
Il secondo triumvirato (43 a.C.)
Marco Antonio accetta l’alleanza con Ottaviano e insieme al Magister Equitum 3Marco Lepido forma il Secondo Triumvirato. A differenza del Primo Triumvirato, che era solo un accordo privato a fini elettorali, il secondo consiste in una vera e propria carica politica 4., di durata quinquennale, approvata da una legge e ratificata dai comizi.
Come primo atto i triumviri stabiliscono di creare una nuova lista di proscrizione: esattamente come ai tempi di Silla, viene stilato un elenco di cittadini ritenuti uccisori di Cesare o loro complici. Chi vedeva il proprio nome in questa lista sapeva di poter essere immediatamente ucciso senza processo. Per esplicita richiesta di Marco Antonio, tra i proscritti viene inserito anche Cicerone. Ottaviano, pur a malincuore, accetta di tradire il vecchio alleato: così il retore venne raggiunto e giustiziato dagli uomini di Marco Antonio. Il corpo di Cicerone, inoltre, viene oltraggiato: la sua testa e la sua mano destra vengono appese nel foro e secondo una versione dei fatti avvalorata dallo storico Cassio Dione, Fulvia, moglie di Marco Antonio, si sarebbe divertita a trafiggere con uno spillone per capelli la lingua del retore, colpevole di aver proferito parole tanto ingiuriose nei confronti del marito.
Dopo aver riportato l’ordine a Roma in questa maniera brutale, i triumviri si rivolgono ai nemici al di là del mare: i cesaricidi, trincerati in Grecia, e Sesto Pompeo, figlio di Pompeo Magno. Quest’ultimo aveva radunato le forze pompeiane superstiti e aveva occupato con la sua flotta l’area della Sicilia e della Sardegna, ponendo a rischio l’arrivo dei rifornimenti alimentari a Roma. I Cesaricidi vengono sconfitti nella battaglia di Filippi (42 a.C.) e Bruto e Cassio si suicidano per non venire catturati da Antonio e Ottaviano.
In seguito a questi eventi i triumviri si possono finalmente spartire l’impero: Ottaviano si assicura l’occidente, Antonio l’oriente (dove spera di organizzare una campagna militare contro i parti per vendicare la morte di Crasso a Carre), mentre a Lepido rimane in mano solo l’Africa. Tra i triumiviri e Sesto Pompeo viene tentato un accordo (pace di Miseno, 39 a.C.), ma la tregua non regge e, dopo la riapertura del conflitto, le forze pompeiane vengono sconfitte a Nauloco (36 a.C.). L’anno successivo lo stesso Pompeo viene catturato e ucciso senza processo da Antonio.
In seguito alla sconfitta degli ultimi pompeiani, Lepido, già marginalizzato dagli accordi precedenti, viene del tutto estromesso dalla politica e costretto a ritirarsi a vita privata, riuscendo a mantenere solo il titolo religioso di Pontifex Maximus. Antonio si ferma qualche tempo in Egitto, dove intraprende una relazione amorosa con Cleopatra, la regina d’Egitto che aveva già avuto un figlio da Giulio Cesare (Cesarione).
I rapporti tra i due restanti triumviri peggiorano velocemente e Ottaviano sfrutta la relazione di Antonio con Cleopatra (malvista dall’aristocrazia senatoria) per indebolire politicamente l’avversario: compiendo un atto irregolare, il futuro imperatore recupera il testamento privato di Antonio e lo legge in senato; così si scopre che Antonio ha predisposto di essere seppellito in Egitto e di lasciare le provincie orientali di Roma in dono a Cleopatra. Offeso e indignato da queste decisioni gravemente lesive della maestà di Roma, il senato opta per dichiarare guerra non direttamente ad Antonio (lo scoppio di una nuova guerra civile non è infatti benvista dalla popolazione) ma all’Egitto di Cleopatra. Lo scontro decisivo avviene nelle acque di Azio, in Grecia: qui la flotta di Antonio viene sconfitta e il generale romano fugge in Egitto dove si suicida. Segue il suo esempio anche Cleopatra che, presa prigioniera da Ottaviano, pur di non venir condotta in trionfo a Roma come prigioniera, pone termine alla sua vita facendosi mordere da un serpente velenoso.
La battaglia di Azio (31 a.C.) viene considerata come un momento essenziale della storia antica: con questo scontro viene posta fine alla repubblica romana e all’età ellenistica (quello d’Egitto era infatti l’ultimo regno ellenistico non ancora assoggettato a Roma).
L’instaurazione dell’impero
Ottaviano torna a Roma solo nel 29 a.C., celebra un duplice trionfo per le vittorie riportate in oriente e chiude solennemente le porte del tempio di Giano, evento che accadeva solo quando Roma si trovava completamente in pace (prima era successo solo durante il mitico regno di Numa Pompilio e nel 235 a.C, pochi anni dopo la fine della prima guerra punica). Due anni dopo, nel 27 a.C. Ottaviano si reca in senato per deporre tutti i poteri straordinari che in precedenza aveva voluto mantenere, ma non solo questi gli vengono restituiti con un atto solenne: riceve infatti anche il titolo onorifico di Augustus 5. Secondo Svetonio questo termine sarebbe stato scelto perché presente in un verso del poeta Ennio relativo alla fondazione di Roma:
Augusto augurio postquam inclita condita Roma est 6.
Usando questo termine Ottaviano avrebbe immediatamente ricollegato la sua figura a quella di Romolo, creando nella mente del popolo l’idea di essere un secondo ideale fondatore di Roma.
Ottaviano, inoltre, ebbe anche altri due titoli onorifici:
- Princeps Senatus, termine con cui si indicava la prima persona che aveva l’onore di parlare durante le riunioni del senato. Questo titolo aveva così tanta importanza che i primi anni dell’impero vengono di solito denominati “principato”;
- Imperator, termine con cui in età repubblicana si identificavano i generali, soprattutto se vittoriosi.
In seguito alla riunione del senato del 27 a.C. Ottaviano continua a governare Roma, evitando di passare direttamente alla forma monarchica, tanto invisa dalla società in cui viveva. Come lo stesso Augusto disse nel suo testamento politico (le Res gestae Divi Augusti), il principe non era superiore a nessuno in potestas (ovvero il potere conferito dalle magistrature repubblicane) ma in auctoritas (termine che potremmo tradurre con “autorevolezza” o “prestigio”). Ottaviano infatti governava l’impero solo grazie al potere conferito da due cariche (esistenti, anche se in maniera diversa, in età repubblicana):
- l’imperio proconsolare, che in età repubblicana indicava il potere civile e militare di un governatore all’interno della propria provincia; Augusto fa in modo che questo divenga “maius et infinitum” e riguardi quindi tutto il territorio dell’impero romano.
- La tribunicia potestas, ovvero il potere di tribuno della plebe, che concedeva ad Augusto l’inviolabilità sacra della sua persona, la possibilità di convocare il senato quando voleva e il diritto di veto sopra qualunque atto politico. Ma Augusto non era un vero tribuno: non aveva infatti nessun collega ed era quindi impossibile per lui subire il veto incrociato da parte di qualcun altro.
Grazie a questi poteri e alla sua autorevolezza Ottaviano può attuare una riforma radicale nell’amministrazione dell’impero: le provincie vengono infatti suddivise in senatorie e imperiali. Le prime avevano governatori scelti direttamente dal senato. Si trattava di territori generalmente pacificati, che non richiedevano la presenza di molte truppe. Le tasse provenienti da queste provincie finivano nell’Aerarium.
I governatori delle provincie imperiali erano invece direttamente scelti da Augusto. Si trattava di territori di confine, caratterizzati dalla forte presenza militare. In questa maniera il principe era sicuro di avere uomini di fiducia al comando dell’esercito, il solo posto da dove potevano partire ribellioni pericolose per la continuità del potere imperiale. I soldi provenienti dalle tasse finivano nel Fiscus, la cassa privata dell’imperatore.
L’unico territorio escluso dalla riforma delle provincie è l’Egitto. Considerato come una sorta di “proprietà privata” della famiglia imperiale, diventò una prefettura con a capo un prefetto scelto direttamente dall’imperatore. Si trattava di una posizione estremamente importante dal momento che in Egitto veniva prodotta una parte rilevante del grano destinato ad approvvigionare Roma. Inoltre si temeva che gli egiziani, popolo che era solito venerare i propri sovrani come divinità, potesse seguire il proprio governatore in qualche pericolosa rivolta. Forse proprio questo il motivo per cui il primo prefetto d’Egitto, Gallo, famoso poeta amico di Virgilio, cadde in disgrazia e fu costretto a uccidersi.
Altri prefetti importanti furono quello dell’Annona, responsabile degli approvvigionamenti alimentari destinati alla città di Roma, e quello del Pretorio, comandante della guardia pretoriana, l’unica legione che aveva il permesso di tenere l’accampamento dentro i confini urbani e che di fatto erano le guardie del corpo del principe. Era una posizione molto importante. Non a caso la maggior parte delle congiure nacque all’interno della guardia pretoria o aveva appoggi al suo interno.
Quanto alla politica familiare, Augusto, con un pizzico di conservatorismo che non era mai mancato alla società romana, cercò di porsi in contrasto con lo sviluppo che stava prendendo la società di Roma, riportando in auge il mos maiorum (“costume degli antenati”) ovvero quell’insieme di comportamenti austeri e autorevoli caratteristici della repubblica. Per questo pose una tassa sugli uomini celibi - il calo delle nascite stava diventando un fenomeno tipico e col tempo diventò la causa della rovina dell’aristocrazia senatoria - e delle punizioni piuttosto severe per le donne colpevoli di adulterio (una di queste leggi prevedeva addirittura la condanna all’esilio su di un’isola per le colpevoli) Ma Augusto fu sfortunato con la sua famiglia, tanto che tra le prime persone colpite da questo provvedimento si trovò sua figlia Giulia Maggiore e la nipote Giulia Minore
Arte e cultura
Ottaviano aveva posto termine alla repubblica, prendendo il potere in una maniera a tutti gli effetti illegittima. Anche per questo motivo doveva giustificare questa svolta epocale, e lo fece mediante un sottile uso della propaganda, attuato tramite le immagini pubbliche e l’arte.
Nel 31 a.C. Roma veniva da quasi cent’anni di guerra civile (i primi scontri si erano avuti con Tiberio Gracco nel 133 a.C.). Augusto fece balenare ai cittadini stanchi per i continui massacri un sogno grande e immenso: quello della pace. Come abbiamo detto, appena tornato a Roma fece simbolicamente chiudere le porte del tempio di Giano, e ogni sua parola puntava alla concordia e alla pace. I romani dovevano, nell’ottica di Augusto, trovarsi in una nuova età dell’Oro, caratterizzata dalla fertilità della natura (quindi cibo e benessere condiviso) e dalla mancanza di conflitti. I questa direzione Augusto fece costruire diversi monumenti in tutta Roma, dove trovano spazio girali d’Acanto e folti ciuffi di vegetazione, che rimandano all’idea del ritorno alla prosperità e al rigoglio dopo i travagli della guerra. Esempio tipico è l’Ara pacis(Altare della pace) dove tra ricchi girali d’acanto troviamo un riquadro rappresentante la Saturnia tellus (Terra di Saturno 7), in cui appaiono diversi simboli di fertilità (la matrona prosperosa con in mano due bambini, i grassi animali che pascolano liberi, i fiori di papavero, le due ninfe a cavallo di un cigno e di un drago, personificazione dell’aria e dell’acqua e quindi della pace tra i vari elementi naturali). Ottaviano prestò molta attenzione anche alla poesia. Egli fece in modo di circondarsi, ponendoli al proprio servizio, dei più importanti poeti della sua epoca. L’amico Mecenate infatti aveva creato un vero e proprio circolo poetico in cui artisti del calibro di Virgilio, Orazio e Properzio venivano finanziati per comporre opere per la propaganda augustea. A essere enfatizzata era proprio l’idea del ritorno all’età dell’oro avvenuta sotto Augusto (così Virgilio nella quarta egloga e nel sesto libro dell’Eneide).
Cronologia
15 Marzo 44 a.C: Cesare viene assassinato in senato durante le Idi di Marzo. Marco Antonio, luogotenente di Cesare, guida la simpatia popolare a favore di Cesare e contro i congiurati. Il cesaricida Bruto abbandona la città per recarsi a Mantova.
18 Aprile 44 a.C: Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, rientra a Roma e si allea al senato contro Marco Antonio.
43 a.C: Antonio marcia contro Decimo Bruto e pone sotto assedio Modena. Il senato lo dichiara nemico pubblico e gli muove guerra. Battaglia di Modena. Creazione del Secondo Triumvirato composto da Ottaviano, Marco Antonio e il magister equitum Lepido. Liste di proscrizione. Il retore Cicerone viene eliminato.
42 a.C: Battaglia di Filippi. I cesaricidi vengono sconfitti dagli eserciti dei triumviri. Bruto e Cassio, capi della congiura, si suicidano.
39 a.C: Pace di Miseno tra i triumviri e Sesto Pompeo.
36 a.C: Battaglia di Nauloco: Sesto Pompeo viene sconfitto definitivamente. Estromissione dal potere del triumviro Lepido.
31 a.C: Battaglia di Azio. Ottaviano e le sue truppe vincono contro la flotta di Antonio e Cleopatra. L’Egitto viene assogettato a Roma. Fine della Repubblica romana e dell’età ellenistica.
27 a.C: Ottaviano rimette tutti i poteri straordinari al senato ma questi glieli rende indietro, dandogli anche il soprannome di “Augusto”.
14 d.C: morte di Augusto.
1 Era infatti proibito per legge lo svolgimento di cerimonie funebri all’interno dei confini della città.
2 Nel clima di confusione che si era venuto a creare il poeta Enio Cinna, scambiato dalla folla inferocita per il cesaricida Cornelio Cinna, viene ucciso e il suo corpo viene dilaniato.
3 Il Magister equitum (comandante di cavalleria) era il luogotenente del dittatore. Lepido aveva ottenuto questo prestigioso incarico da Cesare nel momento in cui il vincitore delle guerre civili si era fatto nominare dittatore a vita.
4 Il titolo di Ottaviano, Marco Antonio e Marco lepido era “triumviri rei publicae constituendae consulari potestate”, ovvero “triumviri per costituire lo stato con potere consolare”
5 Augustus: sostantivo che deriva dalla radice del verbo “augeo” (accrescere), il cui significato, difficile da rendere in italiano, indica qualcuno che è oggetto di venerazione per aver accresciuto il benessere dei cittadini e i confini di Roma.
6 “Dopo che Roma fu fondata con un augusto augurio.”
7 Secondo la mitologia romana nel Lazio, durante la mitica età di Saturno (divinità identificata con il padre di Zeus, Crono) si sarebbe avuta l’età dell’oro.