6'

Cicerone: vita e opere

Vita

 

Marcus Tullius Cicero, in italiano Marco Tullio Cicerone, nasce ad Arpino, nell’attuale provincia di Frosinone il 3 gennaio del 106 a.C., in una famiglia dell’ordine equestre (anche se Cicerone, pur vantando una lontana parentela con Caio Mario, rimarrà sempre un homo novus); l’agiatezza e la predisposizione di Marco Tullio per gli studi convincono il padre a trasferirsi a Roma, per assicurare la miglior prosecuzione degli studi al figlio. Nella capitale, Cicerone frequenta le lezioni di giurisprudenza Quinto Mucio e Quinto Mucio Scevola, e si perfeziona nell’arte oratoria con l’esempio di Lucio Licinio Crasso (140ca. - 91 a.C.) e Marco Antonio (143-86 a.C.), considerati i due grandi maestri dell’oratoria romana. Conosce nel frattempo Tito Pomponio (110-32 a.C.), quell’Attico cui Cicerone indirizzerà molte lettere e che rimarrà sempre un fidato amico, e si interessa alla letteratura (Cicerone comporrà anche delle opere poetiche) e alla filosofia, con particolare interesse per il pensiero dell’epicureismo e dello stoicismo.

Le prime due celebri orazioni - la Pro Quinctio dell’81 a.C. e soprattutto la Pro Roscio Amerino dell’80 a.C. che lo oppone ad un influente liberto di Silla, Crisogono - contribuiscono alla fama di Cicerone, che nel 79 a.C.(probabilmente anche per sottrarsi all’ira di Cornelio Silla, all’epoca uomo forte della politica romana) parte per un viaggio formativo ad Atene (e poi in Asia Minore), che gli spalanca le porte della filosofia e della retorica greche. Il ritorno in patria coincide con le nozze con Terenzia e con l’avvio della carriera politica, in cui Cicerone impegna le propria abilità di retore e il prestigio della sua professione di famoso avvocato; nel 76 a.C. gli viene assegnata, secondo il cursus honorum, la carica di questore nella città di Marsala (all’epoca chiamato Lilibeo). Il processo che però assicura la fama a Cicerone è però quello del 70 a.C. contro Gaio Licinio Verre (120ca. - 43a.C.), un propretore romano che, sfruttando la sua carica, si era abbandonato a saccheggi in tutta la Sicilia. Il processo sancisce un clamoroso successo per Cicerone: dopo la prima orazione In Verrem, l’accusato sceglie di fuggire a Marsiglia, e Quinto Ortensio Ortalo (che all’epoca era il più celebre avvocato del Foro romano) è costretto ad una sonora sconfitta.

Dopo la carica di edile (69 a.C.) e di pretore (66 a.C.), è il 63 a.C. l’anno in cui Cicerone raggiunge quello che è probabilmente l’apice della sua carriera politica e avvocatesca: l’ascesa al consolato con il sostegno della fazione degli optimates e di Pompeo 1 avviene ai danni di Lucio Sergio Catilina (108-62 a.C.), che tenta il colpo di Stato. Nelle quattro Catilinarie Cicerone denuncia l’avversario e i suoi tentativi di scatenare una rivolta con l’appoggio di ex soldati e della popolazione degli Allobrogi. Il processo si chiude con la condanna a morte dei congiurati, mentre Catilina è sconfitto ed ucciso in battaglia: Cicerone si può fregiare, per i meriti acquisiti, del titolo di pater patriae 2. Dopo altri celebri processi e famose orazioni (la Pro Sulla e la Pro Archia, entrambe del 62 a.C.; la Pro Flacco, del 59 a.C.), Cicerone deve però affrontare l’accusa di Clodio (un partigiano di Cesare eletto a tribuno della plebe nel 58 a.C.) di aver condannato i congiurati di Catilina senza la regolare provocatio ad populum, prevista nei casi di sentenza capitale. Cicerone (colpito dal provvedimento retroattivo di Clodio) è costretto all’esilio, e potrà tornare a Roma, richiamato dal senato, solo nel 57 a.C., quando terrà alcune orazioni per ringraziare l’aristocrazia senatoria e per difendere il proprio operato (Post reditum ad senatum, Post reditum ad populum, De domo sua e De haruspicum responso).

In questi anni, anche in seguito agli accordi dei triumviri del 57 a.C. che rinnovano il potere di Cesare in Gallia, Cicerone si dedica soprattutto all’attività di avvocato (Pro Sestio, Pro Caelio, Pro Balbo, 56 a.C.; In Pisonem, 55 a.C; Pro Rabirio postumo, 54 a.C.; Pro Milone, 52 a.C.) e all’approfondimento sulla teoria dell’arte oratoria (il De oratore è del 55 a.C., mentre il De re publica viene composto tra 54 e 51 a.C. e, insieme con il De legibus del 52 a.C, costituisce il punto cardine della riflessione di Cicerone sullo Stato e sull’etica dell’uomo politico). La difesa di Milone (Pro Milone, 52 a.C.), accusato dell’omicidio di Clodio, segna però un altro momento di difficoltà per l’oratore, che, nella guerra civile tra Cesare e Pompeo prende, non senza dubbi e difficoltà, le parti del secondo (nel frattempo, nel 51 a.C., egli è inviato come proconsole in Cilicia). Sconfitto Pompeo (battaglia di Farsalo, 48 a.C.), Giulio Cesare perdona l’avversario, richiamandolo dal ritiro di Brindisi ma confinandolo ai margini della vita politica romana: da questo momento fino alle “idi di marzo” (15 marzo 44 a.C.), Cicerone si dedica ad opere di retorica (De oratore, 55 a.C.; De optimo genere oratorium, 52 a.C.; Brutus e Orator, 46 a.C.) e di filosofia (le Tusculanae disputationes e il De natura deorum del 45 a.C.; il De amicitia e il De Officiis di due anni successivi).

Mentre si profila all’orizzonte lo scontro tra Ottaviano e Antonio, Cicerone, coerentemente con i suoi ideali “repubblicani” e la sua avversione per i dittatori, scaglia contro il secondo (nella vana speranza di avvicinare col tempo il giovane Ottaviano alla fazione senatoria) le quattordici Filippiche 3. Tuttavia, la costituzione del secondo triumvirato tra Ottaviano, Antonio e Lepido mette Cicerone in una condizione di netta minoranza; l’oratore è inserito nelle liste di proscrizione e ucciso da assassini pagati da Antonio presso Formia, il 7 dicembre del 43 a.C.

 

Opere

 

Principali orazioni: Pro Quinctio (81 a.C.), Pro Roscio Amerino (80 a.C.), Verrinae (70 a.C.), De lege agraria (63 a.C.), Pro Rabirio perduellionis reo (63 a.C.), Pro Murena (63 a.C.), Catilinarie (63 a.C.), Pro Sulla (62 a.C.), Pro Archia (62 a.C.), De domo sua (57 a.C.), Pro Sestio (56 a.C.), Pro Caelio (56 a.C.), Pro Balbo (56 a.C.), In Pisonem (55 a.C), Pro Rabirio postumo (54 a.C.), Pro Milone (52 a.C.), Philippicae (44-43 a.C.).

Principali opere di retorica e politica: De oratore (55 a.C.), De legibus (52 a.C.), De re publica (54-51 a.C.), Orator (46 a.C.), Brutus (46 a.C.).

Opere filosofiche: Tusculanae disputationes (45 a.C.), De natura deorum (45 a.C.), Laelius de amicitia (44 a.C.), De Officiis (44 a.C.).

Raccolte epistolari: Epistulae ad familiares (16 libri), Epistulae ad Quintum fratrem, Epistulae ad Atticum.

Opere poetiche: Marius, De consulatu suo, De temporibus suis, Juvenilia.

Opere in prosa e traduzioni: Hortensius (45 a.C.), Laus Catonis (45 a.C.), traduzioni dal Timeo e dal Protagora di Platone.

1 In cambio, Cicerone si oppose strenuamente alla riforma agraria che prevedeva la redistribuzione delle terre con i quattro interventi De lege agraria.

2 In questi stessi anni comincia il carteggio tra Cicerone e la famiglia (Epistulae ad familiares, 16 libri) e con Quinto (Ad Quintum fratrem, 27 lettere).

3 Nel nome è chiaro il rimando alle orazioni di Demostene (384-322 a.C.) contro Filippo II di Macedonia.