Epicuro (Samo, 341 a.C. – Atene, 271 a.C.) è maestro a Mitilene, a Lampsaco e ad Atene, dove rimane fino alla morte. Di lui ci rimangono diversi scritti tra i quali la lettera a Erodoto, che tratta di fisica, e la lettera a Meneceo, che tratta di morale. La scuola di Epicuro era il suo stesso giardino; basata sull’amicizia e sulla solidarietà, alla scuola potevano partecipare anche le donne e gli schiavi.
La filosofia di Epicuro si compone di canonica, ovvero teoria della conoscenza, fisica ed etica. Il criterio di verità è costituito da tre facoltà dell’anima: 1) le sensazioni, 2) le anticipazioni e 3) le emozioni. Le sensazioni e le anticipazioni sono criteri teoretici del vero e del falso, le emozioni sono criteri di scelta e rifiuto e riguardano la morale. L’errore può dimorare nell’opinione, che è vera solo se confermata dai sensi. La fisica di Epicuro è materialista e meccanicista, e riprende l’atomismo da Democrito. La differenza sostanziale tra la fisica di Epicuro e quella di Democrito sta nel fatto che gli atomi di Epicuro sono soggetti a parenklisis, o clinamen, una variazione di traiettoria casuale, non sottoposta alla necessità. Al meccanicismo sfugge anche l’azione umana, che è dunque libera o guidata dalle passioni.
L’etica epicurea è un edonismo, ovvero identifica il bene con il piacere, non dinamico ma stabile: la felicità è atarassia, assenza di dolore morale, e aponia, assenza di dolore fisico.
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