Eraclito: il "panta rei" e il Logos

Di Eraclito di Efeso (circa 540 a.C. - circa 480 a.C.) ci rimangono un centinaio di frammenti. Per alcuni è un filosofo assimilabile al naturalismo ionico, data la presenza, nella sua speculazione, di un elemento naturale che potrebbe far pensare ad un arché: il fuoco.
 
Tuttavia il fuoco in Eraclito è soprattutto figura simbolica del dinamismo del divenire, che si esprime nel susseguirsi degli opposti (freddo/caldo, giorno/notte, pace/guerra, vita/morte, etc.) senza soluzione di continuità. Per questo motivo, si è visto in lui - in opposizione a Parmenide come filosofo dell’Essere - il filosofo del divenire. In Eraclito è, però, presente anche un secondo polo concettuale: il logos (discorso dotato di senso), legge universale alla cui necessità soggiacciono tutte le cose nel loro costante rovesciarsi ognuna nel suo opposto. Solo ponendo attenzione al logos è possibile comprendere i singoli enti, i singoli fatti, le singole parole, i singoli punti di vista, che sono in se stessi relativi, recando sempre in sè, ognuno, il seme del suo contrario.
 
È il logos che connette tutto in un discorso sensato, ed è universale e accessibile agli uomini; tuttavia, considera Eraclito, questi preferiscono vivere come in sogni privati, senza porsi all’ascolto del logos universale, come se ognuno possedesse una sapienza sua propria.
 
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.