Se già è un’operazione complessa e non affatto banale provare a definire la “filosofia”, ancora più arduo pare essere fornire una sintesi di ciò che sono stati gli albori della disciplina in Grecia, tradizionalmente considerata la culla del pensiero occidentale. Se infatti sarebbe limitante ritenere la penisola ellenica - secondo un’impostazione tradizionale della Storia della Filosofia - come l’habitat ideale ed esclusivo per la riflessione speculativa, tuttavia non è errato individuare nel modello socio-economico e culturale sviluppatosi in Grecia nei secoli che precedono l’affermazione della filosofia platonica un terreno assai fertile per far germogliare le diverse linee di ricerca della filosofia cosiddetta “presocratica”.
Se allora ci è abbastanza agevole fissare dei limiti cronologici all’insieme che raggruppa questi pensatori, o sottolineare la geografia culturale del pensiero del tempo (secondo cui molti di questi pensatori svolgono la loro attività in una polis ben individuata), resta tuttavia un problema, e cioè quello di darne una definizione comune. Del resto, la stessa categoria di presocratici o presofisti è assai generica, in quanto si accontenta di raggruppare filosofi e filosofie assai diversi tra loro sotto un’etichetta che si basa sul fatto di venire prima di qualcos’altro, e cioè la grande stagione della filosofia di Socrate (470 - 399 a.C.) e di Platone (428/427 - 348/347 a.C.). E non bisogna dimenticare che spesso questo problema interpretativo dipende da una evidente lacuna materiale: i testi di questi autori non sono mai giunti fino a noi in forma completa, ma spesso solo attraverso frammenti o interpretazioni di terzi. E questo fatto ha inevitabilmente condizionato la loro fortuna e, in certi casi, la stessa interpretazione di alcune figure.
Proprio da qui però nasce il fascino di questi filosofi: non si tratta allora di individuare solo i punti di contatto tra di loro, ma anche tutte le differenze che separano gli uni dagli altri, magari presentando vie di ricerca e di analisi che, nei secoli successivi, non saranno sempre battute nella storia del pensiero. Se rimane centrale per tutti (e per la filosofia in generale) il problema della ricerca della alètheia (la “verità”), tuttavia gli approcci filosofici sono assai diversificati. Così, Talete, Anassimandro e Anassimene, rifiutando le spiegazioni convenzionali della mitologia religiosa, si dedicano, presso la Scuola di Mileto, all’indagine sul principio originario (l’arché) che avrebbe generato le cose del mondo, mentre Eraclito (530/520 - 470/460 a.C.), muovendosi sul confine tra filosofia e letteratura, con il suo Sulla natura ci consegna frammenti di una sapienza di sapore oscuro ed oracolare. Altro approccio è invece quello di Pitagora e della sua scuola che, dalla città di Crotone, non divulga solo il famoso teorema ma pure una nuova attenzione per le discipline matematiche, cui spesso si sommano implicazioni mistico-religiose. Reagiscono invece all’indagine naturalistica sul mondo gli esponenti della scuole eleatica (Senofane, Parmenide e Zenone di Elea), che sviluppano le loro riflessioni in più direzioni: dalla critica alla concezione tradizionale della divinità fino alla definizione di una filosofia dell’essere (to eon, ciò che è) immutabile, eterno e continuo, e contrapposto al “non essere”. Empedocle (484/481 - 424/421 a.C.) ed Anassagora (496 - 428 a.C.) sviluppano invece il loro ragionamento sui principi generatori del mondo, individuandoli ora in quattro elementi fondamentali (aria, acqua, terra e fuoco) mossi da forze di aggregazione e di disgregazione ora in semi originari, che, secondo una concezione naturalistica del cosmo, sono gli elementi che compongono il mondo. A loro si aggiunge Democrito (460 - 370 a.C.) che, allievo alla scuola di Leusippo, formula una teoria atomica per spiegare la composizione della materia che preannuncia per certi aspetti la scienza moderna.
Forse allora, i presocratici nel loro insieme non sono solo un antipasto della grande filosofia della Grecia classica, ma possono essere intesi come un fertile bacino di incubazione per lo sviluppo di ciò che sarà, nei secoli a venire, la filosofia occidentale.