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Talete, Anassimandro, Anassimene, Eraclito: testi e brevi commenti

Talete di Mileto (640/624 - 547 a.C.) è stato il primo esponente della scuola ionico-naturalista, ma di lui non ci sono pervenuti testi, né è chiaro se effettivamente egli abbia scritto un qualche tipo di opera che divulgasse il suo pensiero. La nostra conoscenza della sua metodologia di ricerca, poi seguita anche da Anassimandro ed Anassimene, è allora basata per noi su testimonianze altrui, la più nota delle quali è senza dubbio quella di Aristotele, che nella sua Metafisica (DK fr. 11A12)* presenta così Talete:

 

Ci dev’essere una qualche sostanza, o più di una, da cui le altre cose vengono all’esistenza, mentre essa permane. Ma riguardo al numero e alla forma di tale principio non dicono tutti lo stesso: Talete, il fondatore di tale forma di filosofia, dice che è l’acqua (e perciò sosteneneva che anche la terra è sull’acqua): egli ha tratto forse tale supposizione vedendo che il nutrimento di tutte le cose è umido [...].

Di Anassimandro (circa 610 a.C. – circa 546 a.C.), autore di un’opera Sulla Natura, sopravvive un frammento, giuntoci attraverso diverse mediazioni (e la cui originalità è ancora oggetto di discussione). Lo riporta infatti Simplicio, studioso bizantino del V secolo d.C. che, in un suo commento alla Fisica di Aristotele, riporta attraverso la mediazione di Teofrasto la seguente frase, che riassume la filosofia del naturalista:

 

da dove infatti gli esseri hanno l’origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l’uno all’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo (DK fr. 12A9).

Anassimene, terzo esponente della scuola di Mileto, rinviene nell’aria il principio generatore delle cose, come espone nel suo Sulla Natura, di cui riportiamo qui un frammento:

 

Come la nostra anima, che è aria, ci tiene insieme e ci governa, così il soffio e l’aria abbracciano il cosmo intero (DK13B2).

Eraclito (circa 540 a.C. - circa 480 a.C.), teorico del logos e del divenire, è rimasto famoso per il suo stile oscuro e metaforico, ricco di allusioni spesso indecifrabili anche per gli studiosi della materia, e del resto è lo stesso filosofo efesino ad affermare che “la natura delle cose ama celarsi” (DK fr. 22B123). Tuttavia le citazioni che seguono (quasi degli aforismi sapienziali) rendono bene anche l’importanza del logos, come principio che sveglia le mente intorpidite degli uomini:

 

Di questo logos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato; [...] Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo (DK fr. 22B1).

Nell’antitesi dei contrari, su cui si basa la filosofia eraclitea, è poi pòlemos (la guerra) a rappresentare la forza cruciale del sistema:

 

Pòlemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi (DK fr. 22B53).

Ma non facciamoci suggestionare troppo dallo stile di Eraclito; egli stesso ci avvisa che “l’uomo stupido ama stupirsi di ogni discorso” (DK fr. 22B87).

 

* I rimandi ai frammenti dei presocratici seguono la classificazione Diels-Kranz, che suddivide le “testimonianze” (caratterizzate dalla lettera A) e i “frammenti” (lettera B), associando ad ogni autore un numero progressivo