6'

Boccaccio, “Landolfo Rufolo”: riassunto e analisi della novella

Introduzione

 

Landolfo Rufolo è il protagonista della quarta novella della seconda giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio. La regina è Filomena, la prima a stabilire un tema unico per le novelle della giornata, poiché la precedente aveva tema libero. I giovani dovranno narrare avventure pericolose che, a fronte di circostanze disperate, si risolvono imprevedibilmente con un lieto fine. A raccontare le avventure di Landolfo Rufolo sarà Lauretta, che affronta una tematica molto sentita ai tempi di Boccaccio: quella della sorte precaria dei mercanti e commercianti. Questi ultimi, simbolo della rinnovata società tardo-medievale, affrontano i pericoli del mare per i loro commerci: per il fine del profitto, è sempre presente il rischio di perdere il frutto del loro lavoro (e persino la vita).

 

Riassunto

 

Il mercante Landolfo Rufolo vive a Ravello, città della costiera amalfitana in cui l’attività commerciale è particolarmente fiorente. Nonostante le sue ricchezze notevolissime Landolfo, avido di accrescerle, acquista una nave molto grande e la riempie di merci, salpando poi verso Cipro. Qui purtroppo si trovano già numerose altre navi mercantili e merci varie e numerose, tanto che Landolfo è costretto spesso a vendere le proprie al di sotto del prezzo reale. Avendo fatto un cattivo investimento e avendo perso quasi tutti i suoi soldi, Landolfo decide di rischiare la vita pur di rifarsi: vende la nave e con i soldi rimastigli compra un’imbarcazione adatta a darsi alla pirateria contro le navi turche. In meno di un anno Landolfo raddoppia le ricchezze di un tempo; avendo compreso che è meglio non sfidare la fortuna si mette in viaggio per tornare in patria. Nell’Egeo, però, è sorpreso da una tempesta: per proteggersi si ripara in un golfo, dove poco dopo si accostano anche due grandi navi mercantili genovesi, che provengono da Costantinopoli. Scoprendo di chi è la nave e quante ricchezze porta i genovesi la assaltano e la fanno affondare; Landolfo viene fatto prigioniero. A loro volta però anche i genovesi sono vittime dei venti e della tempesta: le loro navi naufragano nei pressi di Cefalonia. I naufraghi si aggrappano a pezzi di legno che galleggiano; Landolfo afferra disperatamente una tavola e viene trasportato dal mare e dal vento fino al mattino. Solo in mezzo al mare, è costretto ad affidarsi ad una cassa che, sballottata dal mare accanto a lui, continua ad andare addosso al tavolaccio su cui si trova e da cui finisce per cadere. Egli passa ancora un giorno intero attaccato alla cassa; alla fine le maree lo conducono, stremato, alla costa di Corfù, dove una donna sta lavando le stoviglie in mare. Superato lo spavento iniziale, la donna salva il naufrago e se ne prende cura per qualche giorno. Poi lo invita a tornare a casa e gli restituisce la cassa trovata in mare, pensando che gli appartenga. Landolfo, che non si ricorda molto della cassa, la apre e vi trova dentro numerose pietre preziose. Temendo che, ancora una volta, la fortuna gli volti le spalle, decide di non dire niente alla donna: avvolge i gioielli in alcuni stracci e scambia la cassa con un sacco. A Trani, incontra altri mercanti, cui racconta le sue sventure, omettendo però il ritrovamento della cassa. Con il loro aiuto può tornare a Ravello; qui conta con maggior attenzione le pietre preziose e scopre di essere più ricco di quando era partito. Con il denaro ottenuto dalla vendita, manda un somma alla donna di Corfù e ai mercanti di Trani, per ringraziarli. Con ciò che gli resta decide di ritirarsi a vita privata, lasciando il commercio e vivendo così in un sereno benessere fino alla fine dei suoi giorni.

 

Analisi e commento

 

I temi forti della novella di Landolfo Rufolo possono essere ricondotti a tre elementi fondamentali: l’attività mercantile, la Fortuna, la Virtù. Essi sono, più in generale, motivi centrali in tutto il Decameron. La novella di Landolfo, in particolare, appartiene - ed anzi ne è emblematica - al gruppo delle narrazioni dedicate al ceto mercantile, rappresentato per certi aspetti in chiave realistica (lo stesso Boccaccio era figlio di un mercante e aveva lavorato col padre in gioventù), per altri con una certa idealizzazione.

Entrambi questi aspetti si colgono nel contrasto tra gli effetti del caso (Fortuna) e la capacità del protagonista di reagire (Virtù). Infatti come spesso avviene a chi osa, Landolfo è spinto ad agire dall’avidità e dal desiderio di mettere a profitto i beni di cui dispone, secondo un atteggiamento tipico dei mercanti; la sorte tuttavia lo fa incappare in rovesci imprevedibili e non di rado disastrosi. Tuttavia, Landolfo reagisce attivamente ai voltafaccia della fortuna: cambia professione e diviene con successo un pirata; poi si ingegna per evitare la tempesta; riesce a sopravvivere al naufragio; nasconde con astuzia le gemme trovate. Infine comprende il dono che la sorte gli ha fatto, nonostante tutti i colpi precedenti, e con generosità ricompensa chi lo aveva aiutato. Il giudizio di Boccaccio, in molti casi impietoso verso i vizi dei suoi personaggi, è dunque tutt’altro che negativo: alla luce del comportamento finale, l’avidità iniziale appare molto più una qualità professionale che un vero e proprio peccato. La morale del racconto, però, risiede anche nella considerazione finale. Landolfo infatti abbandona la mercatura: impara dalle sue esperienze passate e si ritira per godersi in pace i propri beni. Astuzia e intraprendenza sono dunque temi fondamentali, ma anche la moderazione non deve mancare. In fondo, anche il fatto di sapere quando fermarsi identifica una forma di furbizia. Un ultimo tema centrale è quello del mare, che domina come costante panorama in tutto l’arco della novella, sia che si parli di costa o di mare aperto. La distesa marina rappresentava al contempo un universo di possibilità, cui non a caso i mercanti affidano le loro speranze di guadagno e dunque sussitenza, e la fonte di sciagure tragiche, considerati i pericoli enormi cui si esponeva chi viaggiava via nave con i mezzi dell’epoca.

A livello strutturale, la novella è piuttosto lineare e tuttavia efficace. L’intreccio, con lo svolgersi degli avvenimenti, segue la fabula, cioè procede in ordine cronologico così come i fatti si sono svolti. Il ritmo del racconto, invece, non è uniforme. La prima parte della novella, che in realtà contiene la maggioranza degli avvenimenti, è narrata in modo sintentico e sbrigativo, mentre il tempo narrativo si dilata durante le scene dell’ultimo viaggio in mare, della tempesta e del naufragio. L’effetto è quello di creare suspense rispetto alla sorte del protagonista nonché compartecipazione per le sue avventurose esperienze.

 

Questo contenuto è condiviso sotto la licenza Creative Commons BY-NC-SA 3.0 IT