Questa canzone, inserita al centoventiseiesimo posto tra i 366 testi della raccolta petrarchesca, riassume le principali tematiche e caratteristiche stilistiche del Canzoniere. La bellezza dei luoghi fa tutt’uno con la fascinazione di Laura: anzi, le "chiare, fresche e dolci acque" di Valchiusa (località nella quale fu scritto il componimento, probabilmente tra la fine del ‘40 e l’inizio del ‘41) costituiscono lo spazio al di fuori del quale il poeta non trova pace (v. 65) proprio perché luogo elettivo della rievocazione memoriale e, nello specifico, dell’innamoramento. Amore e morte risultano saldamente intrecciati, come spesso nei Rerum vulgarium fragmenta: il poeta prefigura la propria fine e immagina che Laura faccia visita alla sua tomba, emettendo un sospiro tale che, per grazia divina, possa finalmente restituire all’amante l’agognata pace. Il pensiero del poeta, dopo questa proiezione nel futuro, si tuffa nuovamente nel passato, a commemorare il giorno in cui un nembo di fiori coprì il corpo di Laura, facendola risaltare in tutta la sua bellezza, tale da averlo reso dimentico di sé. Nel congedo, il poeta esprime poi il desiderio che la canzone esca da quel locus amoenus, per diffondersi fra la gente.
Metro: canzone di endecasillabi e settenari, in cinque stanze più congedo di tre versi, con schema abCabC cdeeDfF.
- Chiare, fresche et dolci acque,
- ove le belle membra
- pose colei che sola a me par donna 1;
- gentil ramo 2 ove piacque
- (con sospir' mi rimembra 3
- a lei di fare al bel fianco colonna;
- erba e fior' che la gonna
- leggiadra ricoverse
- co l'angelico seno;
- aere sacro, sereno,
- ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
- date udïenza 4 insieme
- a le dolenti mie parole estreme.
- S'egli è pur mio destino
- e 'l cielo in ciò s'adopra,
- ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda 5,
- qualche gratia il meschino
- corpo fra voi 6ricopra,
- e torni l'alma al proprio albergo ignuda.
- La morte fia men cruda
- se questa spene porto
- a quel dubbioso passo 7:
- ché lo spirito lasso
- non poria mai in piú riposato porto
- né in piú tranquilla fossa
- fuggir la carne travagliata e l'ossa.
- Tempo verrà ancor forse
- ch'a l'usato soggiorno
- torni la fera bella e mansüeta,
- e là 'v'ella mi scorse
- nel benedetto giorno 8
- volga la vista disïosa e lieta,
- cercandomi; e, o pietà!,
- già terra in fra le pietre
- vedendo, Amor l'inspiri
- in guisa che sospiri
- sì dolcemente che mercé m'impetre,
- e faccia forza al cielo,
- asciugandosi gli occhi col bel velo 9.
- Da' be' rami scendea
- (dolce ne la memoria)
- una pioggia di fior' sovra 'l suo grembo;
- ed ella si sedea
- umile in tanta gloria,
- coverta già de l'amoroso nembo 10.
- Qual fior cadea sul lembo,
- qual su le treccie bionde,
- ch'oro forbito e perle
- eran quel dí a vederle 11;
- qual si posava in terra, e qual su l'onde;
- qual con un vago errore
- girando parea dir 12: - Qui regna Amore. -
- Quante volte diss'io
- allor pien di spavento:
- Costei per fermo nacque in paradiso 13.
- Cosí carco d'oblio
- il divin portamento
- e 'l volto e le parole e 'l dolce riso
- m'aveano, e sí diviso
- da l'imagine vera,
- ch'i' dicea sospirando:
- Qui come venn'io, o quando?;
- credendo d'esser in ciel, non là dov'era.
- Da indi in qua mi piace
- quest'erba sí, ch'altrove non ò pace 14.
- Se tu avessi ornamenti quant'ài voglia 15,
- poresti arditamente
- uscir del bosco, e gir in fra la gente.
- Limpide, fresche e dolci acque,
- dove immerse il suo bel corpo
- colei che sola mi par degna di avere il dominio del mio cuore;
- pianta cortese, al quale a lei piacque
- appoggiare il suo bel fianco
- (me ne ricordo sospirando);
- erba e fiori che la sua gonna
- svolazzante ricoprì
- insieme al suo seno angelico;
- mentre l’atmosfera s’era fatta sacra, armoniosa,
- dove Amore, con i suoi begli occhi,
- mi trafisse il cuore: date ascolto, tutti insieme,
- alle mie tristi, ultime parole.
- Se dunque è il mio destino,
- e il cielo adopera al raggiungimento di questo scopo,
- cioè che Amore mi faccia morire a furia di piangere,
- una qualche grazia divina faccia in modo
- di seppellire il [mio] misero corpo in Valchiusa,
- e l’anima torni al cielo, libera dai vincoli corporei.
- La morte sarà meno dolorosa
- se mi porto dietro questa speranza
- a quel pauroso momento:
- poiché l’anima mia afflitta
- non potrebbe in un porto più sereno
- né in una sede più tranquilla
- abbandonare il corpo travagliato.
- Verrà un tempo forse
- in cui presso il luogo nel quale io ero solito trascorrere
- le mie giornate tornerà la fiera bella e [ormai] mansueta,
- e là dove lei mi vide
- nel giorno benedetto
- volga i suoi occhi desiderosi e lieti,
- come per cercarmi; e, o pietà!,
- vedendomi ormai in terra tra le pietre della tomba,
- venga ispirata da Amore
- così da sospirare
- tanto dolcemente da farmi ottenere la grazia
- e piegare la giustizia divina,
- asciugandosi gli occhi con il bel velo.
- Dai bei rami scendeva
- (è dolce a ricordarlo)
- una pioggia di fiori sul suo grembo;
- e lei si sedeva
- umile in tanta gloria terrena,
- già coperta da quell’amorosa pioggia di fiori.
- Un fiore cadeva sull’orlo (della veste)
- un altro sulle trecce bionde,
- che quel giorno a vederle
- erano oro fino e perle;
- uno cadeva a terra, e uno finiva in acqua;
- un altro dopo volteggi pieni di grazia
- sembrava dire: - Qui regna Amore. -
- Quante volte dissi io,
- allora preso da gran stupore:
- senza dubbio costei è nata in paradiso.
- il suo portamento divino,
- il suo volto, le sue parole
- e il suo dolce sorriso
- mi avevano a tal punto riempito di oblio
- e fatto allontanare dal vero
- che io sospirando mi domandavo:
- come ero venuto io in questo luogo, e quando?
- Perché credevo di essere giunto in cielo, là dove il cielo non c’era.
- Da allora fino ad oggi amo
- a tal punto questi luoghi, che altrove non trovo pace.
- Se tu, canzone, fossi bella e ricercata quanto desideri
- potresti coraggiosamente
- uscire dal bosco, e diffonderti.
1 donna: dal latino domina, “signora”, e quindi con la facoltà di comandare il cuore del poeta e di rappresentare, ai suoi occhi, l’unica degna rappresentante di tutto il genere femminile.
2 gentil ramo: si allude per sineddoche ad una pianta cui, evidentemente, la bella Laura si è appoggiata. Si noti la ripresa del termine-chiave “gentile”, fondamentale in tutta la poetica stilnovistica, con cui Petrarca si confronta da vicino.
3 Ad elevare lo stile della canzone - in accordo con l'elevatazze del tema trattato - il verso è in rima ricca con "membra" del v. 2)
4 date udïenza: la richiesta del poeta alla natura si carica di un patetismo insistito; della pressante richiesta il poeta dà conto, anche stilisticamente, attraverso il ritmo rapido e concitato, reso tale dalla preponderanza del settenario.
5 Il poeta ipotizza che la consunzione amorosa lo porterà alla morte, recuperando un'immagine assai diffusa non solo nel Canzoniere, ma in molta lirica d'amore precedente.
6 fra voi: Petrarca, tormentato ed annichilito da Amore, si immagina una sepoltura beata nell’Eden terrestre della Valchiusa.
7 quel dubbioso passo: è chiaramente la morte, il cui pensiero occupa ossessivamente la seconda strofe della canzone. Il legame Amore-Morte è del resto uno dei temi cardinali della raccolta.
8 Il poeta ovviamente intende con questa espressione il giorno, santo e fatale, dell'innamoramento per Laura.
9 Il poeta immagina che Laura, non più "fera", torni a trovarlo una volta morto e, finalmente benevola e pietosa nei suoi confronti, induca Dio a concedergli il perdono.
10 L'immagine de "l'amoroso nembo" è di ascendenza letteraria; circonfusa di fiori appare infatti Beatrice a Dante nel trentesimo canto del Purgatorio, nel momento del loro incontro (Purgatorio, XXX, v. 28).
11 La natura valorizza Laura in tutta la sua bellezza: si noti la ricercatezza delle immagini e l’efficacia della similitudine, con la quale Petrarca paragona le trecce di lei ad oro e perle.
12 Con la personificazione del fiore (al quale il poeta attribuisce la constatazione: “Qui regna amore”) la concretezza e l'armonia idilliaca del quadro descritto raggiungono una sorta di climax.
13 La bellezza di Laura ha in sé qualcosa di ultraterreno: una constatazione che si accompagna a un senso di impotenza e annichilimento, al punto tale da rendere l’amante “carco d’oblio”, e dubbioso sul luogo in cui egli si trovi realmente (“credendo d’esser in ciel”, v. 63). Il gioco tra realtà ed illusione proietta l’amore per Laura (e il legame con “quest’erba” della Valchiusa) in una dimensione slegata dal tempo, eterna ed immutabile.
14 Chiare, fresche et dolci acque si presenta anche come una sintesi dell'intera vicenda amorosa tra il poeta e Laura: alla spiritualizzazione della figura femminile (creatura nata "in Paradiso", v. 55) si aggiunge la sofferenza elegiaca del poeta (che ragiona tra sé e sé "sospirando" per le pene d'amore, v. 61) e la ricerca senza soluzione della "pace"
15 L’intonazione del congedo è affidata al congiuntivo ottativo, ad esprimere il desiderio che la canzone, avvalendosi di tutti gli artifici retorici e della sostenutezza di stile adeguati al tema dell’amore per Laura, possa diffondersi tra il pubblico.