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"Paradiso", Canto 12: riassunto e commento

Parafrasi Commento

Introduzione

Il canto XII del Paradiso, composto in maniera speculare al canto XI, è ambientato anch'esso nel quarto cielo, quello del Sole. Qui Bonaventura da Bagnoregio, francescano, è colui che viene incaricato di parlare ed elogiare san Domenico, suo fondatore dell'Ordine domenicano, per poi passare ad un attacco sull'attuale degenerazione morale dell’Ordine francescano, a cui lui stesso appartiene.

Riassunto

Il canto XII si apre con l’immagine di San Tommaso che termina il suo discorso a Dante e nel momento stesso in cui il santo finisce di dire la sua ultima parola la corona dei beati ricomincia la sua danza e il suo canto; a questa corona se ne aggiunge una nuova di dodici anime sapienti, cantando e ruotando anch’essa. Questo canto è speculare rispetto al precedente e costruito secondo un parallelismo evidente. Dante si trova sempre nel quarto cielo, quello del sole, ed incontra l’anima del francescano San Bonaventura (1217/1221-1274) che tesse le lodi di San Domenico (1170-1221), fondatore dell’omonimo Ordine. Bonaventura introduce Dante alla propria riflessione su San Domenico, spiegando come sia giusto parlarne dopo che si è lodato San Francesco (1182-1226), fondatore dell’altro Ordine Mendicante. I due Santi hanno infatti cooperato per rafforzare la Chiesa e per riformare la cristianità in un momento storico in cui il messaggio cristiano aveva bisogno di guide che non fossero così distanti come, ad esempio, la figura del pontefice.

I messaggi fondanti dei due Ordini acquisiscono una valenza universale perchè i due fondatori vengono presentati come fedeli devoti e non in base al loro ruolo gerarchico svolto nella chiesa; inoltre le due figure sono introdotte e lodate da un esponente di spicco dell’altro ordine mendicante, per enfatizzare ulteriormente la loro grandezza spirituale.

Bonaventura ribadisce le parole di San Tommaso, affermando che Dio ha mandato i due santi, San Francesco e San Domenico, come salvatori e guide spirituali della Chiesa e del suo gregge, disorientati in un periodo di grande difficoltà e confusione morale. L'ottica provvidenziale, che già caratterizzava la vita di San Francesco, connota fin dalla nascita la vita di San Domenico, che si modella specularmente su quella del suo omologo Francescano. Indizi espliciti di questo procedimento interpretativo sono tanto i nomi dei genitori (Felice e Giovanna) del santo quanto quello che la Grazia divina ha ispirato lo stesso Domenico, indicandolo da subito come un predestinato e un prescelto da Dio (vv. 67-81). La sposa del santo è poi la Fede, come per San Francesco era la Carità; l’atteggiamento di San Domenico nei confronti della sua sposa è descritto come pio sin dall’infanzia tanto che, rifacendosi alla tradizione agiografica, San Bonaventura narra che Domenico ebbe da subito qualità come l'umiltà e il disprezzo dei beni terreni. Crescendo, San Domenico diventa un importante teologo, combatte contro gli errori e i peccati che si annidano nel mondo cristiano e si impegna in particolar modo nella battaglia contro le eresie, terreno in cui si dimostra un fedele servitore e soldato di Cristo, un miles Christi (vv. 97-102).

Il canto procede, in maniera parallela al suo precedente, descrivendo la decadenza in cui versa l’ordine francescano. I seguaci di Francesco hanno infatti abbandonato la strada tracciata dal loro maestro al punto che anche i frati non avranno più neanche la possibilità di accedere alla beatitudine. Alla fine della sua spiegazione l’anima si presenta: si tratta di Bonaventura da Bagnoregio, e sottolinea come, pur avendo rivestito cariche ecclesiastiche di un certo rilievo, non ha mai tenuto in considerazione i beni terreni, e per questo si trova ora in Paradiso. A conclusione del proprio discorso, cita alcune delle anime beate che compongono la sua corona.

 

Tematiche e personaggi

Gli ordini mendicanti e il loro ruolo nel XIII secolo

Il XII e il XIII secolo furono il periodo in cui sorsero nuovi Ordini religiosi, quali i Cistercensi, i Domenicani e i Francescani. Gli ultimi due sono anche chiamati ordini mendicanti o predicatori. Gli obiettivi principali degli Ordini predicatori furono la diffusione del cristianesimo, la lotta contro ogni forma di eresia e il rispetto del voto di povertà, che li caratterizzava rispetto al crescente potere temporale del clero "ufficiale". 

Per meglio diffondere il loro messaggio si affidarono alla predicazione mendicante, per divulgare il messaggio cristiano e raggiungere tutte le classi sociali, in special modo quelle più basse e povere. Strumento per la diffusione del verbo cristiano era spesso l’exemplum ("esempio"), un genere letterario in cui venivano raccontati aneddoti ed episodi mirabili della vita di un santo (o del fondatore dell'Ordine stesso). L’exemplum, legato inizialmente alla comunicazione orale, iniziò ad assumere, in quanto mezzo di predicazione, un valore letterario e culturale, con la conseguente nascita di raccolte che servivano per le predicazione, per la devozione personale e come fonte per l’arricchimento della propria conoscenza.

 

San Domenico

Domenico di Guzman, nacque nel 1170 a Caleruega (Castiglia, Spagna) e fu il fondatore dell’Ordine Domenicano. Dopo gli studi di filosofia e teologia, Domenico consacrò la sua vita alla difesa della fede e alla predicazione, recandosi in Linguadoca durante la crociata contro gli Albigesi per arginare l’eresia catara che si stava diffondendo in maniera molto rapida. Il suo ordine venne approvato da Onorio III nel 1216. Domenico morì nel 1221 e venne canonizzato da Gregorio IX nel 1234.

Nella Commedia, la figura di Domenico viene presentata con grande ammirazione per il suo ruolo svolto all’interno del mondo cristiano soprattutto per l'impegno a difesa della dottrina tradizionale contro ogni forma di eresia (anche se è chiaro che la scelta di Francesco di sposare la Povertà doveva colpire maggiormente la fantasia di Dante...); da qui, deriva l'insistenza di Dante sulle immagini di natura militare, per sottolineare la militanza attiva di Domenico nelle fila della Chiesa di Roma (il santo, per l'appunto, è lo sposo designato della "Fede", v. 62). Il canto si contraddistingue anche per l'elaboratezza concettuale di alcuni immagini: dalla rappresentazione d'apertura (vv. 1-21) delle due corone di spiriti fino alla descrizione del rifiuto da parte di Domenico di beni e favori terreni (vv. 88-96).