Analisi sul rapporto tra la Divina Commedia e la tradizione delle visioni nella storia della letteratura, a cura di Andrea Cortellessa.
La forma della "visione" è molto diffusa nella letteratura medioevale, specie in quella dottrinaria precedente a Dante, ma arriva fino ai giorni nostri: è presente, ad esempio, ne La terra desolata di Eliot, nei Cantos di Ezra Pound (che si ispirano direttamente alla Divina Commedia), in Laborintus di Edoardo Sanguineti e in Petrolio, romanzo incompiuto di Pier Paolo Pasolini. Questa tradizione ha inoltre una lunga storia, non solo occidentale: ne è dimostrazione il cosiddetto Libro della Scala, molto simile nella struttura alla Commedia di Dante, tanto da aver fatto ipotizzare ad alcuni critici che egli fosse a conoscenza del testo.
L'archetipo più remoto va sicuramente ricercato nella letteratura classica, in particolare nella discesa agli Inferi degli eroi dell'Odissea e, soprattutto, dell'Eneide. E' proprio Virgilio, infatti, colui che Dante sceglie come proprio maestro e guida nell'Inferno e nel Purgatorio. Avendo ambientato il viaggio della Commedia nel 1300, Dante non può incontrarvi i personaggi non ancora morti in quell'anno (come Guido Cavalcanti), ma li fa rievocare da alcuni discendenti: sullo stesso piano della visione, abbiamo quindi un passaggio continuo tra il passato e il futuro, seppure fittizio. La struttura dell'opera presenta tre cantiche, composte ciascuna da 33 canti di lunghezza variabile (circa 140 versi l'uno) più un canto proemiale, che porta il totale al numero simbolico di cento canti.
Emerge quindi l'importanza per la numerologia, legata al numero tre (anche le rime incatenate si ripetono tre volte) e la simmetria complessiva dell'organismo poetico. Il realismo materiale dei personaggi si associa, senza cesure, all'astrazione di un piano allegorico che riguarda il futuro: ogni evento terreno è prefigurazione di un compimento che si avrà nella vita ultraterrena. Corpo e spirito non possono dunque essere concepiti separatamente, così come rappresentano un tutt'uno nella Commedia il piano narrativo e l'astrazione concettuale (esempio ne è il XXXIII canto del Paradiso, con la visione di Dio).
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.