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Goethe, “Faust”: riassunto della trama

Introduzione

 

Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) scrive il suo monumentale poema Faust dal 1772 al 1832, in un arco di tempo lungo sessant’anni. La materia narrativa si ispira a un personaggio realmente vissuto tra la fine del Quattrocento e la fine del Cinquecento in Germania: Johannes Georg Faust, un ciarlatano che millantava di saper praticare le arti magiche e di poter evocare il contenuto di opere mai rinvenute di autori come Platone e Aristotele. L’opera completa, che viene pubblicata postuma nel 1832 per volere dell’autore, vede infatti una prima redazione nel 1775, quando Goethe porta a termine una prima versione, giunta fino a noi con il titolo di Urfaust. L’Urfaust, modificato ulteriormente e pubblicato nel 1790 come Faust. Ein fragment, è un poema diviso in quadri a sé stanti che, per struttura e composizione, risente dell’influenza dello Sturm und drang.

Del 1808 invece è il nucleo di quello che conosciamo come Faust. Il testo si intitola Faust. Prima parte della tragedia ed è composto in uno stile che aderisce alle norme del Classicismo. Di questa stesura fa parte anche il Prologo in cielo, un testo che evoca esplicitamente il Libro di Giobbe dell’Antico testamento, in cui Mefistofele comunica a Dio di voler tentare il suo fedele servitore, il medico e teologo Faust. Nel primo libro Goethe segue le peregrinazioni di Faust e Mefistofele e la tragica passione del protagonista per Margherita. A questa prima parte si unisce la Notte di Valpurga, che viene aggiunta al secondo atto ma è scritta successivamente, e una seconda parte, che verrà conclusa da Goethe nel 1831 e che narra gli amori di Faust per Elena di Troia.

 

Riassunto

 

Il Faust ha inizio con due prologhi: il Prologo sul teatro e il Prologo in cielo. Nel Prologo sulteatro un direttore di scena, un poeta e un attore faceto discutono su quale direzione far prendere a uno spettacolo; il poeta sostiene che sia più importante privilegiare l’arte, mentre direttore e attore concordano con il favorire il gusto del pubblico. Nel Prologo in cielo, invece, Mefistofele scommette con Dio di riuscire a sedurre il medico e teologo Faust, che ha sempre mantenuto una condotta impeccabile. Mefistofele infatti è convinto che l’uomo usi la ragione per scopi malvagi e non per avvicinarsi al Cielo. Dio non accetta la scommessa del diavolo, ma gli consente di tormentare il protagonista finché avrà vita, in quanto è convinto che Faust raggiungerà la salvezza eterna.

Nella prima parte dell’opera il dottor Faust sta attraversando un momento di difficoltà e sconforto, poiché i suoi studi, per quanto fatica gli costino, non lo soddisfano appieno poiché e soprattutto non gli consentono di indagare e svelare i più profondi segreti della Natura. Per riuscire a penetrarli e per placare la sua sete di conoscenza,  Faust si è quindi avvicinato alle arti magiche. Decide così di evocare lospirito elementale della Terra (che simboleggerebbe l’operato di Dio attraverso la Natura), ma il tentativo si risolve nell’ennesimo, clamoroso insuccesso sulla strada della ricerca di un verità ultima. Questa tensione sempre insoddisfatta spinge Faust a tentare il suicidio; tuttavia, un attimo prima di bere una soluzione avvelenata, però, suonano a festa le campane che annunciano la Pasqua e Faust, risvegliato dal suono festoso, rinsavisce. Quella notte Faust rilegge il Prologo del Vangelo di Giovanni (“In principio era il Verbo”) e intuisce che la traduzione migliore sarebbe quella che sostituisce “atto” a “verbo”; in seguito, capisce che il suo cane è probabilmente posseduto da uno spirito maligno, che di lì si rivela essere Mefistofele stesso. Faust, che non teme il soprannaturale, cerca di trattenere il diavolo, che invece vorrebbe allontanarsi dalla stanza ma è bloccato da un pentagramma divino sulla soglia di casa che egli, in quanto creatura demoniaca, non può spezzare.Uscito di casa solo grazie all’aiuto di un topo, Mefistofele torna da Faust e gli propone un patto: fargli conoscere le bellezze del mondo e della vita rispetto all’esistenza di insuccessi ed insoddisfazioni sperimentata finora dal dotto ed intellettuale protagonista. Faust, che dapprima è titubante, accetta solo quando gli viene proposto un patto di sangue, la cui posta è la sua stessa anima. Infatti Mefistofele si propone di esaudire i suoi desideri grazie alla magia: se riuscirà a far sperimentare a Faust un godimento tale da fargli pronunciare la frase “Dirò all’attimo: sei così bello, fermati!”, avrà l’esclusiva sul suo spirito. Faust, per sua parte, non teme l’oltretomba e, anzi, ha la ferma convinzione che nulla potrà più dargli gioia una volta terminata la vita terrena, quindi accetta di partire con il diavolo alla ricerca dei più grandi piaceri che il mondo ha da offrire.

Cominciano così le avventure di Faust e Mefistofele; prima il diavolo, travestito da Faust, convince un giovane studente del protagonista ad abbandonare lo studioe a godere della vita; in seguito, i due si recano in una taverna di Lipsia, dove il diavolo si diverte a incantare il vino per confondere degli universitari ubriachi. Poim cavalcando una botte fatata, i due si dirigono in una caverna dove vive una strega che dona a Faust una pozione per tornare giovane e bello.

Faust chiede quindi a Mefistofele di aiutarlo a far innamorare di lui la giovane Margherita, una donna innocente e pia di cui si è invaghito e da cui è stato respinto, benché ora sia giovane, bello e nobile (Faust nel frattempo è diventato cavaliere). Mefistofele introduce quindi uno scrigno di gioielli nella stanza di Margherita, ma la madre lo dona a un prete. Quindi ne introduce un secondo e la ragazza si reca per raccontare del misterioso ritrovamento da una vicina, Marta, che da diversi anni non ha più notizie del marito. Mefistofele si trasforma quindi in forestiero e informa la donna che irestidel marito si trovano aPadova e che l’uomo ha sperperato tutti i suoi averi e non ha potuto lasciare nulla per lei. Marta è restia a credere al forestiero, così Mefistofele le assicura di tornare presto con un testimone.

Faust, che dovrebbe vestire i panni del testimone, inizialmente si rifiuta di prendere parte a una simile messinscena, ma alla fine decide di assecondare il piano del diavolo. La sera stessa Faust dichiara amore eterno a Margherita e riesce a sedurla. La relazione tuttavia non è felice: inizialmente Margherita si sente inferiore all’amato, mentre Faust sa di averla conquistato con l’inganno di Mefistofele e che la loro relazione clandestina rappresenterà una rovina per la giovane. Faust procura alla ragazza un sonnifero per far addormentare la madre, che però rimarrà avvelenata e morirà di lì a poco e lascia Margherita incinta. Le voci sul conto della ragazza scatenano l’ira del fratello Valentino, che sfida a duello il protagonista; quest’ultimo, guidato da Mefistofele, sconfigge e uccide il rivale, che muore maledicendo la sorella. Ormai espulsa dalla società per il suo peccato, Margherita impazzisce di dolore e affoga il figlio, venendo quindi condannata alla pena capitale. Faust viene condotto da Mefistofele a un sabba di streghe (la “Notte di Valpurga”, tra il 30 aprile e il 1 maggio) per distrarlo dal destino tragico di Margherita, rinchiusa in carcere. Faust è tuttavia preso dai sensi di colpa per il comportamento tenuto con Margherita, anche se Mefistofele respinge le accuse; il protagonista, grazie all’aiuto del diavolo, entra nella cella di Margherita, che ora, impazzita di dolore, rifiuta di seguire il protagonista. Mentre Faust è condotto via da Mefistofele, Margherita invoca il perdono di Dio e viene salvata dagli angeli.  

La seconda parte del Faust, in cinque atti, abbandona la tematica sentimentale ed è invece incentrata sulle avventure del protagonista nel mondo, con molti riferimenti alla mitologia e cultura classica. Faust ora risiede presso la corte imperiale: Mefistofele risana le casse reali con l’invenzione della carta-moneta, mentre Faust incontra l’ex-assistente Wagner, ora intento a creare la vita artificiale nella figura di Homunculus, un piccolo spirito senza corpo materiale. Faust poi si innamora della donna più bella del mondo, Elena di Troia, che egli ha evocato dopo una discesa agli Inferi. Faust e Mefistofele partecipano a un secondo sabba, durante il quale assistono ad una processione di creature e mostri mitologici. Faust, dopo aver salvato Elena da un sacrificio rituale, ha da lei un figlio, Euforione, che però muore prematuramente come Icaro nell’omonimo mito; Elena si ritira nuovamente negli Inferi con l’anima del figlio, abbandonando Faust. Il protagonista e Mefistofele aiutano poi l’imperatore in una guerra contro un usurpatore e Faust riceve in cambio della vittoria un feudo costiero.

Faust, ormai vecchio e stanco, si ritira nel suo nuovo possedimento, da cui fa espellere due anziani (chiamati Filemone e Bauci) dal loro podere, causandone infine la morte. Faust, colto dallo sconforto e dal rimpianto per la sua esistenza devota alla magia e agli inganni di Mefistofele, viene accecato dal demone dell’Angoscia. Il protagonista vuole allora dedicarsi ad un’attività utile per la collettività, bonificando una palude dei suoi possedimenti. Durante i lavori, Faust ha l’intuizione di un popolo libero, felice e dedito al lavoro 1. Faust pronuncia così la frase del patto (“Dirò all’attimo: sei così bello, fermati!”) e Mefistofele pone fine alla sua vita per poter reclamare la sua anima. Tuttavia, mentre Faust sta per essere condotto all’Inferno, giungono degli angeli che, per la sua continua tensione all’infinito, salvano Faust per intercessione di Margherita e lo portano in cielo. Il poema si chiude con la celebrazione de “l’Eterno femminino”, individuando così nell’Amore la forza creatrice e motrice dell’intero universo.

 

Commento

 

Attorno alla figura di Johannes Georg Faust e alla sua vita avventurosa e ammantata di mistero, sorgono numerose leggende già quando l’occultista è ancora in vita 2  Sono di poco successive le diverse rappresentazioni che affrontano la storia di Faust in forma più esplicitamente fantastica: la più celebre è sicuramente la Tragical History of Doctor Faustus del drammaturgo inglese Christopher Marlowe (1564-1593), la cui prima rappresentazione attestata è del 1594, ma che è stata composta nel 1588. Anche Marlowe porta in scena caratteri ed episodi che vengono poi mutuati da Goethe, come la tragicità insita nel personaggio o l’amore per Elena di Troia.

Goethe ha modo di avvicinarsi al Doctor Faustus di Marlowe già in giovane età, durante uno spettacolo di marionette (i tradizionali Puppenspiel tedeschi). La storia dell’alchimista, metafora del rapporto dell’uomo con la conoscenza e con il senso ultimo della vita, attraversa tutta la vita del poeta e drammaturgo tedesco, dalle prime bozze del 1772 fino all’edizione definitiva del 1831. In esso Goethefa confluire tutte le suggestioni storiche, estetiche e culturali del suo periodo, fondendole con la cultura classica (soprattutto nella seconda parte dell’opera) e delineando una vicenda universale di ricerca, perdizione e redenzione. I tratti romantici dell’Urfaust, che risentono delle teorie di Herder e Hamann e dell’influsso dello Sturm und Drang, si rintracciano ancora nella tensione titanica verso l’infinito del protagonista, ma vengono anche mescolati con temi più tipicamente classicheggianti, come la riflessione sul rapporto tra bellezza e piacere, sulla funzione dell’arte e dell’agire umano, sui limiti della nostra conoscenza.

Centro dell’epopea di Goethe è il rapporto tra Faust e Mefistofele, che attraversa tutta l’opera e che è sottoposto a tensioni ambivalenti. Da un lato Faust, nella suatensione all’ignoto, nella sua urgenza di ampliare la propria conoscenza o il proprio potere, è il motore degli eventi e - in accordo con il principio romantico dello Streben -è sempre insoddisfatto dei risultati acquisiti, nonostante gli infiniti doni di Mefistofele. Il diavolo, d’altro canto, persegue un suo fine specifico - la conquista di un’anima e la vittoria sull’ordine divino - che lo mette in antitesi contro il principio stesso del cambiamento che anima Faust: la dimensione del tempo (che è quella che permette a Faust di evolvere e di vivere anzi più esistenze diverse) e del mutamento è quella che Mefistofele non comprende, perché essa rimanda al miracolo divino della Creazione. Mefistofele nel finale dell’opera, proprio quando si interroga sulla futilità della “creazione” e proclama la sua fede nel “vuoto eterno”, si vede sottrarre dagli angeli il premio della sua scommessa, ovvero l’anima di Faust.

La conclusione positiva dell’opera goethiana - molto discussa dalla critica - può essere allora interpretata come un’accettazione positiva dell’etica di Faust, che, pur tra mille difficoltà ed errori, giunge infine alla rivelazione dell’obiettivo più alto (cioè, l’attivismo benefico per gli altri) dell’aspirazione romantica all’Assoluto.

1 In realtà si tratta del rumore dei lemuri, creature mitologiche che già stanno scavando la fossa per il protagonista.

2 L’interesse nei confronti di Faust è determinata molto probabilmente dal clima religioso della Germania di inizio Cinquecento che, a seguito della riforma luterana, vede nella brama di conoscenza dell’alchimista un atto di superbia che viola chiaramente l’ordine del mondo e la volontà divina. Alla sua morte, infatti, persino il teologo Filippo Melantone (1497-1560), amico di Martin Lutero (1483-1546), sostiene che non sia trapassato naturalmente ma per opera di forze demoniache.  Risale al 1587, invece, la prima pubblicazione anonima sulla sua vita. In questo testo, ricco di citazioni dalla Bibbia e riflessioni di stampo religioso-moraleggiante, vengono raccolti diversi racconti che saranno poi ripresi da Goethe, dal patto col diavolo, alla necessità dell’uomo di indagare l’ineffabile e arrivare al termine ultimo della conoscenza anteponendo filosofia e magia alla ricerca teologica.