I versi che seguono sono il sonetto introduttivo al libro decimo del Teseida.
L’opera, che incarna l’ambizioso progetto di Boccaccio di essere il primo italiano a scrivere un poema epico in volgare, è suddivisa in dodici libri e prevede un sonetto all’inizio di ogni sezione, che riassuma il contenuto di ciò che verrà narrato. Nel libro decimo, come ci spiega il Boccaccio qui di seguito, viene annunciato il funerale di Arcita che, ferito mortalmente nel duello con Palemone per ottenere la mano di Emilia, non sopravviverà a lungo. Il moribondo ritrova l’affetto e l’amicizia per il suo rivale in amore e lascia come volontà testamentaria l’ordine che, dopo la sua morte, Emilia, unita a lui in matrimonio in quanto vincitore del duello, vada in sposa all’amico Palemone.
Il sonetto segue lo schema ABBA ABBA CDC DCD.
Nel decimo l'uficio funerale
fanno li greci re a' morti loro;
e Teseo chiama Itmon sanza dimoro,
il qual d'Arcita il mal dice mortale.
Poi Arcita a Teseo racconta quale,
dopo la morte sua, del suo tesoro
il testamento sia; e poi con ploro
quasi con Palemon fa altretale.
Poscia, presente Emilia, seco stesso
del suo morir si dole, e poi con lei;
e ella dopo lui, porgendo ad esso
gli estremi basci con dolenti omei.
Quindi a Mercurio lita e piange appresso,
poi l'alma rende all'immortali iddei.