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Boccaccio, "Teseida": introduzione e commento dell'opera

Il poema epico Teseida delle nozze d’Emilia è l’ultimo esempio della produzione del periodo napoletano di Boccaccio, e viene composto tra il 1339 e il 1340. L’ambizioso obiettivo di Boccaccio era quello di essere il primo italiano a comporre un poema epico in volgare, sulle orme dell’Eneide virgiliana e della Tebaide di Stazio. Così, il contesto storico nel quale è ambientato il poemetto è quello delle guerre che Teseo, sovrano di Atene, mosse contro le Amazzoni e la città di Tebe.

 

Tuttavia, nonostante i propositi iniziali dell’autore, il vero nucleo narrativo si riconferma ancora una volta quello della vicenda amorosa, che si articola con ricchezza di particolari e dettagli anche in questo componimento. Boccaccio narra infatti dell’amore di Arcita e Palemone, due prigionieri tebani che Teseo ha condotto ad Atene dopo la vittoria, per Emilia, sorella della regina delle Amazzoni Ippolita. Arcita e Palemone sono legati da un profondo sentimento d’amicizia, ma l’amore comune per Emilia li rende nemici.

 

Teseo decide allora di esiliare i prigionieri, e Arcita è la prima vittima di tale decisione. Dopo aver vagato per varie città Arcita riesce tuttavia a rientrare sotto mentite spoglie ad Atene, e inizia a servire Teseo sotto il falso nome di Penteo. Panfilo, unico a conoscenza della vera identità di Penteo, avverte Palemone del ritorno di Arcita; quest’ultimo riesce ad evadere dal carcere, con l’intento di eliminare l’amico. Palemone e Arcita, ritrovatisi,  si sfidano ad un duello all’ultimo sangue per conquistare il cuore di Emilia. All’ultimo minuto, s’intromette però Teseo che cambia le regole del “gioco”, imponendo non un classico duello uno contro uno, ma una vera e propria battaglia: Arcita e Palemone verranno dotati di cento cavalieri ciascuno, e sposerà Emilia chi riuscirà a mettere in fuga lo schieramento nemico. Il vincitore finale risulta Arcita che, seppur ferito in maniera mortale durante il duello, sposa Emilia. Consapevole tuttavia di essere prossimo alla morte, Arcita lascia come volontà testamentaria che l'amico Palemone sia il nuovo compagno di Emilia. Nell’ultima parte dell’opera assistiamo dunque al funerale di Arcita e alle sfarzose nozze di Emilia e Palemone.

 

La metrica del poemetto è costituita da ottave di endecasillabi. L’opera è suddivisa  in dodici libri come l’Eneide, ed ogni libro è introdotto da un sonetto riassuntivo. All’inizio del poema troviamo un proemio e una lettera scritta in prosa che s’intitola A Fiammetta, mentre chiudono l’opera due sonetti caudati.