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Alfonso Gatto: biografia e opere

Alfonso Gatto nasce a Salerno il 17 luglio del 1909, da genitori di origine calabrese. Qui frequenta il liceo classico, spinto da una passione per le Lettere che lo porta successivamente ad iscriversi all'Università di Napoli. Per ragioni economiche deve rinunciare però agli studi (Gatto infatti non arriverà mai alla laurea), e inizia a viaggiare mantenendosi con lavori di ogni genere. Così nel 1934 approda a Milano. Qui inizia a frequentare assiduamente i circoli intellettuali della città, spostandosi tra il caffé Savini e Le Tre Marie, e nel 1936 viene arrestato con l'accusa di essere antifascista, che gli valse anche alcuni mesi di carcere. Due anni dopo, nel 1938, si trasferisce a Firenze, culla di quel movimento ermetico cui Gatto si avvicina da subito: qui fonda con Pratolini la rivista "Campo di Marte". Dopo Firenze viene la volta di Roma, ultima residenza stabile di Gatto. Nella capitale egli lavora come redattore della rivista "L'approdo" e come curatore del palinsesto culturale della televisione nazionale, abbinando all'attività letteraria quella di pittore, riscuotendo anche con un certo successo con le sue opere.

 

La sua prima raccolta poetica, Isola, risale al 1932 e alla penna di un Gatto poco più che ventenne; l'opera del giovane poeta attira tuttavia una certa attenzione da parte della critica, tra cui figura anche la firma di Montale: la raccolta lo inserisce a pieno titolo nella corrente ermetica, soprattutto per alcune costanti della sua scrittura poetica: la tendenza all'impressionismo filtrata dalla metrica studiata e il ricorso al meccanismo analogico, la predilezione per scelte sintattiche e lessicali oscure e difficili, la ricerca spesso insistita dell'ellissi e del valore fonico della parola (come noterà il critico Pier Vincenzo Mengaldo in Il linguaggio della poesia ermetica, nel suo La tradizione del Novecento, Torino, Einaudi, 1991). La ricerca ermetica di Gatto verso una grammatica del discorso poetico basata sull'assolutezza della parola viene confermata cinque anni dopo, nel 1937, quando l'autore pubblica la sua seconda raccolta di poesie, dal titolo Morto ai paesi (che resta una delle sue raccolte più note e conosciute). Tema prevalente è sempre quello amoroso, sviscerato e sviluppato in ogni suo aspetto intimo.

 

Dopo il secondo conflitto mondiale e dopo gli eventi della Resistenza, Gatto abbandona la cosiddetta poetica dell'assenza o del disimpegno ermetico, e rinnova profondamente il proprio approccio poetico; frutto di questa "svolta" sono le Nuove poesie (1950) e Storia delle vittime (1966). Del 1969 sono le Rime di viaggio per la terra dipinta, e del 1973 le Poesie d'amore; tutte raccolte che alleggeriscono - sia stilisticamente che contenutisticamente - il tono delle raccolte della prima fase poetica. Alfonso Gatto muore in seguito ad un incidente stradale ad Orbetello, nel 1976.