L’elettroforo perpetuo o di Volta deve il suo nome allo scienziato italiano Alessandro Volta (1745 – 1826), che lo propose nel 1775 come strumento in grado di accumulare carica elettrica e produrre scariche elettriche in maniera perpetua. Esso è uno strumento composto da due parti: la “schiacciata”, ossia uno strato di materiale isolante (nel video, si tratta di un pezzo di polistirolo espanso, materia resinosa); e lo “scudo”, una lastra di materiale conduttore, sorretto da un manico isolante (nel video, lo costruiamo rivestendo di carta d’alluminio un disco di sughero, in cui infiliamo un cacciavite dal manico isolato). Qui è presentato in un’illustrazione del 1891:
La schiacciata dell’elettroforo viene inialmente caricata per strofinio di carica negativa. Lo scudo viene quindi posto in contatto con essa: questa vicinanza induce mediante, induzione elettrostatica, una ridistribuzione della carica sullo scudo. Toccando lo scudo sull’estremità lontana dalla schiacciata, scrichiamo a terra la carica negativa accumulatavisi, caricando effettivamente lo scudo di carica positiva. Allontanando schiacciata e scudo mediante il manico isolante, ora, otteniamo un conduttore isolato perfettamente carico. L’esperimento si conclude scaricando nuovamente a terra lo scudo, il che produce scintille di modesta entità.
Questo procedimento può essere ripetuto molte volte: questo evidenzia il fatto che nel conduttore si verifichi induzione elettrostatica, e non un passaggio per contatto di carica tra schiacciata e scudo. Se così fosse, infatti, lo strumento si scaricherebbe in pochi passaggi.
L’elettroforo non è l’unico strumento elettrostatico sviluppato tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo: nella prossima lezione faremo un vero e proprio tour di un gabinetto elettrostatico del 1800.
Crediti imagine: https://en.wikipedia.org/wiki/File:Electrophorus.png