Steso a Recanati, molto probabilmente tra il 1819 e il 1820, l’idillio Alla luna (il cui titolo originale è La ricordanza) viene prima pubblicato - con L’infinito, La vita solitaria, La sera del dì di festa e il Frammento XXXVII «Odi Melisso...» - nel «Nuovo Ricoglitore» (Milano, gennaio 1826), compare poi nei Versi del conte Giacomo Leopardi (Stamperia delle Muse, Bologna, 1826) e successivamente nei Canti (Piatti, Firenze, 1831).
Metro: endecasillabi sciolti.
- O graziosa 1 luna, io mi rammento
- che, or volge l’anno 2, sovra questo colle 3
- io venia 4 pien d’angoscia a rimirarti:
- e tu pendevi allor su quella selva
- siccome or fai, che tutta la rischiari.
- Ma nebuloso e tremulo dal pianto
- che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
- il tuo volto apparia, che travagliosa
- era mia vita: ed è, né cangia stile,
- o mia diletta luna. E pur mi giova
- la ricordanza, e il noverar l’etate 5
- del mio dolore. Oh come grato occorre
- nel tempo giovanil, quando ancor lungo
- la speme e breve ha la memoria il corso 6,
- il rimembrar delle passate cose,
- ancor che triste, e che l’affanno duri!
- O luna bella e diletta, io mi ricordo
- che, un anno fa, su questo colle
- io ero solito venire a contemplarti pieno di angoscia:
- e tu eri sospesa su quel piccolo boschetto
- così come fai ora, poiché lo rischiari tutto.
- Ma il tuo volto appariva ai miei occhi velato e tremolante
- per le lacrime che mi sgorgavano lentamente dagli occhi,
- dato che la mia vita era piena di tormenti:
- e, o mia amata luna, è così tuttora
- né cambia modo di essere. E tuttavia mi solleva
- il ricordo, e calcolare minuziosamente l’età
- della mia sofferenza. Oh come torna gradito e prezioso
- durante la giovinezza - quando la speranza ha ancora
- una lunga strada di fronte a sé mentre quella della memoria
- è ancora breve - il ricordarsi di ciò che è passato,
- anche se è triste, ed anche se la sofferenza dura tuttora!
1 graziosa: l’aggettivo, oltre che indicare la piacevolezza esteriore, focalizza le qualità morali associate alla personificazione dell’astro; “diletta”, “cortese”, “leggiadra”, “amabile”.
2 or volge l’anno: secondo alcune interpretazioni, in questo anniversario vi sarebbe un rimando alla morte per tisi nel settembre del 1818 di Teresa Fattorini, la probabile protagonista di A Silvia.
3 questo colle: il colle è lo stesso monte Tabor di Recanati che costituisce lo scenario contemplativo de L’infinito.
4 Il verbo "venia" all’imperfetto mantiene una sfumatura frequentativa, indicando cioè la ripetizione costante del gesto del poeta di recarsi a contemplare la luna.
5 il noverar l’etate: dal latino nŭmĕrare, indica un conteggio attento e dettagliato, che aumenta il clima di pathos e di sofferenza attorno all’io lirico in questa circostanza.
6 Costruzione: “quando la speme [la speranza] ha un corso [un itinerario, una strada] ancor lungo, e la memoria ne ha uno breve”; cioè, fintanto che si è giovani si possono avere ancora molte speranze, mentre la memoria della nostra esistenza passata è giocoforza breve.