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Catullo: biografia e opere

Catullo nasce a Verona attorno all'84 a.C. e morirà, solo trentenne, verso il 54. A Roma, entra presto in contatto con il circolo intellettuale e poetico costituitosi attorno a Quinto Lutazio Catulo e dei "poeti nuovi", esponenti di un nuovo gusto e di una nuova sensibilità rispetto a valori e modelli della tradizione romana. La vicenda centrale nell’opera di Catullo è la sua relazione con una donna, che nei suoi versi ha il nome di Lesbia e dietro cui si cela Clodia, sorella del tribuno Clodio, nemico di Cicerone, e moglie di Quinto Cecilio Metello Celere. Lesbia è una donna ricca, colta, piena di fascino, amante della vita mondana, e spregiudicata: ha molti amanti, tra cui Catullo stesso, che è vinto da questo amore quasi totalizzante. Lesbia, è del resto uno pseudonimo letterario: fa riferimento all’isola di Lesbo in cui viveva la poetessa dell’amore, Saffo. Il poeta compì anche un viaggio in Bitinia, ove potè visitare nella Troade, la tomba del fratello: ciò è riportato nel celebre Carme 101, ripreso poi da Foscolo nel componimento In morte del fratello Giovanni.

L'unica opera pervenuta di Catullo è una raccolta di 116 carmi, chiamata Liber, dove i testi suddivisi né per criterio tematico né cronologicamente, bensì attraverso un sistema distributivo di tipo metrico. I primi sessanta, infatti, sono scritti in vari metri (polimetri); i testi dal carme 61 al 68, prevalentemente in esametri o distici elegiaci, sono detti Carmina Docta per la materia elevata e il corrispettivo impegno stilistico, mentre i restanti (dal sessantanovesimo alla fine) sono in distici elegiaci, e vengono comeplssivamente identificati come "epigrammi". I Carmina Docta sono poesie caratterizzata da maggiore lunghezza, tematica a sfondo mitologico, presenza di elementi autobiografici e del ruolo della passione amorosa. L’opera si apre con due epitalami, carmi scritti in occasioni di celebrazioni nuziali (61 e 62), nei quali si nota sia l’influsso della tradizione greca (soprattutto nella descrizione degli sposi e nelle espressioni augurali), sia aspetti tipici romani, di valore apotropaico, che rimandano ai fescennini. Nel Carme 63, è presentata la vicenda di Attis, un giovane che sbarcato a Frigia, e in preda all’ira di Cibele, si evira per diventare sacerdote della Dea. Il Carme 64 è noto perché contiene due storie incastonate l’una nell’altra, attraverso la tecnica della digressione. La storia che funge da cornice è quella di Peleo e Teti. All’inizio si descrive il palazzo ove sta per svolgersi il banchetto nuziale; poi l'intera narrazion si sposta e si concentra sulla coperta del letto matrimoniale sulla quale è raffigurata la storia di Arianna abbandonata da Teseo sulla spiaggia di Nasso. Il Carme 66 è la traduzione de La chioma di Berenice di Callimaco, in cui si narra che una ciocca della regina Berenice, offerta agli Dei affinchè il marito tornasse da guerra, sia stata scoperta dall’astronomo di corte in forma di nuova costellazione, una volta che il re era tornato vivo e vegeto. Nell’ultimo carme della raccolta egli ringrazia l’amico di avergli presentato Lesbia e ricorda il momento in cui questa si è abbandonata all’amore. Inserisce qui un exemplum, che lo fa riflettere sulla morte: Protesilao e Laodamia si sono amati prima del matrimonio e per questo sono stati puniti.

Nel Liber, troviamo anche componimenti dedicati ad amanti occasionali, e in particolare a un giovane, Giovenzio, in cui ricorrono motivi che si incontrano nei carmi rivolti a Lesbia. Importante è anche l’amicizia, che come l’amore deve essere basato sulla fides. L’amicizia si presta anche a scherzi, come si può notare nel Carme 13, nel quale invita l’amico Fabullo e gli chiede di portare il cibo e una bella fanciulla, in cambio di un vero sentimento di amicizia e di un unguento, così buono che “se lo fiuti pregherai gli Dei, di farti diventare tutto naso!”.