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Tolstoj: vita e opere

Lev Nikolaevič Tolstoj nasce nel 1828 nella tenuta di famiglia a Jasnaja Poljana, presso Tula, figlio del conte Nikolaj e della principessa Marija Volkonskaja. Rimasto orfano in tenera età di entrambi i genitori, Tolstoj, insieme ai tre fratelli e alla sorella, viene educato da una lontana parente. Nel 1844 si iscrive alla Facoltà di filosofia dell’università di Kazan’, che abbandonerà tre anni più tardi dopo aver ripiegato, senza soddisfazione, sulla giurisprudenza. Tornato a Jasnaja Poljana fonda, nel 1849, una scuola per i figli dei contadini e comincia a studiare da autodidatta; legge soprattutto i Vangeli e Rousseau: oltre trent’anni più tardi, nel 1882, una delle sue opere più viscerali e controverse – in cui l’autore rigetta il misticismo e i sacramenti in nome di una religiosità concreta e vicina al popolo – avrà per titolo proprio Confessione e rimanderà alla grande autobiografia del pensatore svizzero. Nel 1851 prende parte, prima come volontario poi come ufficiale, alla guerra del Caucaso; nel 1853 è a Sebastopoli, in Crimea: da questa esperienza nasceranno I racconti di Sebastopoli, che raccontano la guerra senza scadere nel patriottismo o nell’entusiasmo guerresco e causano all’autore i primi scontri con la censura zarista. Nel frattempo, nel 1852, la rivista «Sovremennik» (Il contemporaneo), all’epoca la principale rivista letteraria russa, ha pubblicato Infanzia, prima parte di un ciclo di romanzi autobiografici di cui fanno parte anche Adolescenza (1854) e Giovinezza (1856), ben accolti dalla critica e considerati dall’autore "senza falsa modestia, qualcosa come l’Iliade" 1. Nel 1856 abbandona la carriera militare. Sta ormai maturando in lui "un’idea grande, enorme": "la fondazione di una nuova religione corrispondente allo sviluppo dell’umanità, la religione di Cristo, ma purificata dalla fede e dal mistero, una religione pratica che non prometta una beatitudine futura bensì che dia la beatitudine sulla terra" scrive nei diari. Nella seconda metà degli anni Cinquanta compie alcuni viaggi in Europa occidentale, dove incontra pensatori progressisti come Herzen e Proudhon e dove matura delle convinzioni di matrice anarco-religiosa. Fonda la rivista «Jasnaja Poljana» (1862), divisa in due fascicoli: «Scuola. Rivista pedagogica» e «Libretti per bambini»: è qui che Tolstoj elabora le sue teorie sull’educazione del popolo ed è qui che pubblica i suoi interventi pedagogici. Nello stesso anno sposa Sof’ja Andreevna, da cui avrà tredici figli. La burrascosa vita matrimoniale dei Tolstoj è alla base di molte opere successive dedicate alla vita famigliare e alla figura della donna: da Il diavolo (1890) a La sonata a Kreutzer (1890) fino ad Anna Karenina.

Dal 1863 al 1869 lavora al monumentale Guerra e pace, ambientato durante la campagna napoleonica in Russia e di cui Thomas Mann, autore de I Buddenbrook e La morte a Venezia, ebbe a dire: "Lo spirito omerico, lo spirito eterno epico, era forte in Tolstoj come forse in nessun altro artista al mondo. Nella sua opera il moto ondoso, la monotonia augusta dell’elemento epico, la sua acerba gagliarda freschezza e il suo selvatico aroma sono salute immortale e immortale realismo" 2. Tolstoj non considera l’opera un romanzo, ma qualcosa di più: è un libro pieno di riflessioni filosofiche e scientifiche e, allo stesso tempo, un trattato di storia. È un romanzo nel vero senso del termine, invece, la grande opera successiva, Anna Karenina (1873-1877), il cui incipit, insieme a quello di Moby Dick, è probabilmente il più famoso della letteratura moderna: "Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice lo è a modo suo". Gli anni Ottanta sono un periodo di grande furore creativo, in cui Tolstoj compone, tra le altre cose, La morte di Ivan Il’ič (1886), la già citata Sonata, Padre Sergij (1890-1898, ma pubblicato solo nel 1912) e comincia a lavorare al terzo dei grandi romanzi, Resurrezione, che sarà pubblicato, con pesanti tagli della censura, nel 1899, e in edizione integrale solo in Inghilterra. È in questi anni che matura in modo definitivo la “crisi” religiosa e politica che porterà la Chiesa ortodossa a scomunicare il conte Lev nel 1901, perché dedica "la sua attività letteraria e il talento donatogli dal Signore alla diffusione tra il popolo di dottrine contrarie a Cristo e alla Chiesa". Le teorie tolstojane, che tra gli adepti avrebbero preso presto il nome di "tolstojsmo", non si limitavano a criticare apertamente lo zarismo e l’ortodossia, ma prendevano di mira la civiltà moderna ispirandosi a una sorta di comunismo venato di anarco-cristianesimo di stampo patriarcale-contadino. Nel pamphlet La schiavitù del nostro tempo (1900), per esempio, Tolstoj scrive: "Sono cose magnifiche l’illuminazione elettrica, i telefoni, le mostre e tutti i giardini d’Arcadia con i loro concerti e spettacoli (…) ma vadano tutte in malora (…) per la loro produzione è necessario che il 99% degli uomini sia in schiavitù e perisca a migliaia nelle fabbriche necessarie per la produzione di questi oggetti" 3. E ancora (in Tre parabole, un testo del 1902 a cui si sarebbe ispirato Gandhi): "ogni resistenza al male con la violenza non fa che aumentare il male".

L’ultimo quindicennio di vita del conte è puntellato di scritti politici, ma vi trova spazio anche il celebre Che cos’è l’arte? (1897) – in cui si dice che compito dell’arte è diffondere l’amore e la fratellanza tra i popoli – e l’ultimo capolavoro narrativo, Chadži-Murat (1896-1904). Inquieto, oppresso dalle liti famigliari e dal bisogno di “trovare se stesso” e Cristo, nel 1910, a 82 anni, Tolstoj scappa di casa. Colto da un malore presso la piccola stazione di Astapovo, vi muore dopo sei giorni di agonia nella casa del capostazione. È sepolto, secondo le sue volontà, nel parco di Jasnaja Poljana. Il villaggio di Astapovo, dal 1918, si chiama Lev Tolstoj.

1 T. Mann, Tolstoj nel centenario della nascita, in L. Tolstoj, Guerra e pace, Torino, Einaudi, 1957, p. VII.

2 Ibidem.

3 Nota bio-bibliografica, ivi, p. XIX.