Il fabbisogno giornaliero di ferro nell’adulto sano è di circa 10 mg e varia in funzione dell’età, dello stato fisiologico e di quello patologico.
- età: nella pubertà la crescita rapida può determinare richieste di ferro maggiori;
- stato fisiologico: in gravidanza e allattamento la donna può aver bisogno di quantità maggiori di ferro; così durante il periodo mestruale e pre-menopausa;
- stato patologico: in casi di emorragie gastro-intestinali protratte o di achilia gastrica (assenza di secrezione gastrica) che porta ad acloridria (assenza di succo gastrico nello stomaco).
Alimenti ricchi in ferro sono la carne, il pesce e i funghi. Solo una piccola parte del ferro alimentare viene assorbita dall’intestino. Fitati, ftalati e fosfati presenti negli alimenti, complessano il Fe3+ ritardando o evitando il suo assorbimento: l’elevato contenuto di fitati negli spinaci rende il ferro contenuto scarsamente assorbibile, in contrasto con l’opinione pubblica che considera gli spinaci una ricca fonte di ferro disponibile (l'acido citrico contenuto nel succo di limone può migliorarne l’assorbimento).
L’assorbimento ha luogo principalmente nel duodeno e nel digiuno. La forma presente negli alimenti è quella ossidata (Fe3+), quella assorbita e quella ridotta (Fe2+). Nel lume intestinale la ferro-reduttasi riduce, dunque, il ferro permettendo il suo trasporto dal lume nella cellula intestinale (enterocita). A questo livello il ferro, in base alle quantità di apoferritina presenti, può o rimanere confinato nell’enterocita oppure entrare in circolo.
In caso di eccesso di ferro, il Fe2+ entrato nell’enterocita viene riossidato e si lega alla apoferritina, formando ferritina e non passa in circolo. La ferritina si accumula nell’enterocita evitando l’ingresso in circolo di un eccesso di ferro che accumulandosi nei tessuti determinerebbe danno e morte cellulare (siderosi). La ferritina rimane nell’enterocita fino a loro desquamazione. Il ferro in eccesso alla ferritina si deposita come emosiderina (visibile al microscopio in forma di granuli; ferro amorfo legato in modo irreversibile a una forma di ferritina modificata). La ferritina è una proteina polimerica costituita da 24 subunità che formano una cavità centrale dove si possono depositare fino a 4500 atomi di ferro (ossido ferrico).
In caso di deficienza di ferro la cellula intestinale sintetizza poca apoferritina e il ferro assorbito viene immesso nel plasma. Nel plasma viene riossidato a Fe3+ dalla ferrossidasi I e II. Il ferro ossidato viene trasportato dalla transferrina ai tessuti dove viene rilasciato e distribuito a tutte le cellule che necessitano di ferro per la sintesi del gruppo eme (sintesi citocromi, mioglobina ed emoglobina).
La transferrina è una glicoproteina sintetizzata dal fegato. Il rilascio di ferro ha luogo a livello di specifici recettori di membrana. Si forma il complesso “transferrina-recettore” che entra nella cellula attraverso un processo di endocitosi clatrino-dipendente*. Il ferro rimane nella cellula e si lega a una proteina carrier che lo trasporta ai mitocondri per la sintesi dell’eme oppure viene immagazzinato nella ferritina, mentre la transferrina ritorna nel plasma.
In una persona adulta di circa 75 Kg sono presenti circa 4-6 grammi di ferro. Il 60% è contenuto nell’emoglobina e nella mioglobina, una piccola parte nel fegato, nella milza, nell’intestino e in altri tessuti sotto forma di ferritina e emosiderina (forme di deposito del ferro), e la rimanente è associata a citocromi e enzimi contenenti Fe (catalasi, perossidasi, succinato deidrogenasi).
Il ferro in circolo viene trasportato legato alla transferrina (forma di trasporto).
La perdita di ferro è piuttosto esigua e avviene tramite le feci, le urine, il sudore e la desquamazione delle cellule epidermiche e intestinali. Nella donna la perdita aumenta durante il periodo mestruale e l’allattamento (il ferro viene eliminato con il latte materno legato alla lattoferrina).
Disegno schematico del metabolismo del ferro
Emocromatosi: condizione di accumulo di ferro lesiva soprattutto a livello epatico; sideremia e concentrazione ematica di transferrina elevata.
Anemia ferropriva (anemia per deficienza di ferro): eritrociti piccoli e scarsamente pigmentati, dovuta a diminuita sintesi di globina per scarsità di eme, perdita di sangue protratte come sanguinamenti gastro-intestinali, mestruazioni abbondanti.
*La clatrina è una proteina fibrosa polimerizzata a forma di canestro che tappezza alcuni tipi di recettori permettendo l’endocitosi. Tale proteina avvolge, ricopre, ingloba il complesso recettore-sostanza e lo porta all’interno della cellula. All’interno si ha perdita di tale rivestimento per azione di un enzima depolarizzante, e il complesso si dissocia. I recettori tornano in superficie e la sostanza seguirà la sua strada metabolica.