6'

RITI E MITI A PALAZZOLO ACREIDE

Nella storia di tutti i popoli e di tutte le civiltà l'elemento che ha un po' accomunato tutte le culture e tutte le ideologie sono stati proprio i riti. Questi ultimi possono essere concepiti come un insieme di tradizioni, di azioni, di parole, di oggetti che hanno caratterizzato diversi popoli, ognuno dei quali tratteneva in sè scopi e fini molto diversi. Ciò che veramente affascina è che nella loro profonda segretezza, erano oggetto di scambi tra culture diverse, di tolleranza tra queste, di multietnia e soprattutto di intercultura. Questo significa che molti culti potevano essere esportati e praticati altrove, magari lontani dal luogo d'origine, anche modificati e rapportati ai propri costumi. Proprio per questo in un determinato luogo, come in Grecia, ci sono tracce di popoli lontani, come gli Egizi, poichè non era diffusa forse quella xenofobia che invece esiste oggi (nonostante si sia ormai diffusa largamente la globalizzazione), dominava invece un grande spirito di adattamento, il desiderio di abbattere i confini ed essere cittadini del mondo. Per tale motivo esistono molte analogie tra il paganesimo e il cristianesimo, insomma parallelismi che ancora oggi tramandiamo e che ci riportano a tempi remoti.

 

Ogni diverso rito inoltre trae la propria origine da miti e leggende, da racconti intrisi da simbolismo e diversi per ogni popolo, che narrano della formazione del mondo e della sua distruzione, legata alle credenze escatologiche. Può sembrare assurdo, ma molte civiltà e anche storie di paesi si conoscono soprattutto grazie alle leggende e anche ai riti, per mezzo dei quali si identificano. Quindi è anche importante concentrare la propria curiosità su questi argomenti, poichè sicuramente si riuscirà a comprendere meglio gli ideali e i principi di una determinata etnia. Adesso vorrei parlare del mio paese, Palazzolo Acreide,in provincia di Siracusa, e di come molti culti appartenenti a luoghi molti lontani siano arrivati fin qui. Uno dei più importanti era praticato presso i Santoni, un sito fuori paese, luogo che ancora oggi ha un'atmosfera particolare, che ci racconta di tante invocazioni, ci trasmette una moltitudine di profumi e ci rimanda a chissà quali tempi. Il sito era dedicato alla Magna Mater, ovvero Cibele, la grande madre degli dei, colei che ha dato vita agli uomini ed è stata protagonista dei più svariati miti, con caratteristiche e nomi differenti. Essa è scolpita in dodici rilievi, ciascuno dei quali rappresenta la dea, da sola o insieme ad altri personaggi, delle volte anche dipinti. Ciò che però resta un mistero è come si sia istaurato qui il suo culto, addirittura originario dell'Anatolia; la prima attestazione della dea è una statuetta neolitica di un donna dal seno prosperoso e dal ventre sporgente, ritrovata presso Catal Huyuk, nell'attuale Turchia. Nella religione ittita essa veniva chiamata Kububa, ma il nome frigio è appunto Cibele e con questo nome si pensa sia stata portata a Siracusa dai Corinzi, che, fondando la subcolonia di Akrai, istituirono anche questo culto. Questo perchè Dionigi II, tiranno di Siracusa, successivamente cacciato dalla città si rifugiò a Corinto e divenne sacerdote del santuario di Cibele, influenzando anche la sua terra di origine (infatti la dea viene rappresentata col peplo e strumenti come il timpano tipicamente greci). La mitologia ellenica riguardante questa divinità venne elaborata dal ben noto eleusino Timoteo, che riscrisse il mito frigio, basandosi su fonti più certe. Questo racconto è particolarmente interessante, poichè in essi confluiscono molte altre divinità, che a loro volta sono protagoniste di molti altri racconti: come Deucalione e Pirra, Zeus, Dioniso, il melograno (elemento principale del mito di Persefone). Ritornando al santuario dei Santoni, è importante dire che questo è unico in Europa; probabilmente i dodici  rilievi della divinità, non erano forse semplici edicole votive, bensi' proprio delle stazioni, come se indicassero i punti di sosta di una processione di un particolare rito, analogamente alla via crucis del mondo cristiano.

 

Dei Santoni parlano molto lo scrittore Bernabò Brea, il pittore francese Jean Houel, che però descrive il santuario come luogo finalizzato a riti funebri, infine l'etnoantropologo Antonino Uccello gli dedicò un verso nella poesia Palazzolo Acreide: "la greca dei modiata, siede su un dirupo (...)". Un altro sito che è degno di essere menzionato, è la necropoli castellucciana, che si trova tra Noto e Siracusa risalente all'età del Bronzo (XIX- XV sec a.C.). Gli scavi furono diretti da Paolo Orsi, che riportò alla luce la necropoli, l'acropoli con il villaggio di capanne e  meravigliosi monili in ceramica. Però il fiore all'occhiello di tutto il sito sono le 176 tombe a forno, situate sulla collina chiamata Cava della Signora. All'interno di queste, ovviamente, venivano seppelliti i defunti con i loro corredi funerari, costituiti da vasi di terracotta, bande scure, gioielli e coltelli litici, tipici di quel periodo preistorico. Una delle tombe più note e sfarzose è quella "del principe", questa ha un aspetto imponente grazie ai quattro pilastri scavati nella roccia che adornano il prospetto, l'ingresso era chiuso da lastroni litici. Ma i reperti più insigni sono proprio i portelli che andavano a sigillare le tombe. Infatti questi, conservati al museo Paolo Orsi, presentano delle decorazioni spiraliformi in rilievo che idealizzano l'atto sessuale, in quanto è inciso un fallo che penetra all'interno di una vagina. Questa immagine aveva grande significato, infatti questo simbolo indicava la rinascita e la riproduzione, soprattutto per propiziare un buon raccolto. Tale rappresentazione aveva valore apotropaico e soprattutto ci rimanda al dio Dioniso dell'antica Grecia, dove si praticavano delle feste particolari: le falloforie, durante le quali, di notte, si svolgeva una sorta di processione dietro un grande fallo di legno, che doveva avere poteri propiziatori. Infatti erano molto diffusi i riti finalizzati  a propiziare determinati eventi, a rappresentare la fecondità della donna e a difendere l'uomo dalle sventure. Durante queste circostanze si svolgevano riti orgiastici praticate dalle sacerdotesse del dio, ovvero le Menadi o Baccanti, che compivano folli danze, dandosi delle volte all'erotismo più sfrenato. Questi riti nascevano dal mito dello smembramento di Dioniso. Il dio infatti venne fatto a pezzi dai Titani e divorato però, soltanto il suo genitale fu risparmiato, anzi salvato  e nascosto da Atena. Il fallo era considerato l'organo più importante del corpo, generatore della vita, ma ciò che viene messo in risalto dal mito è il contrasto che c'è tra luce e ombra, tra eros e follia, tra Titani, che rappresentano l'inciviltà e Atena, che invece rappresenta la ragione e di conseguenza la civiltà. Nel sito archeologico di Akrai, subcolonia corinzia di Siracusa e antenata di Palazzolo Acreide ( da qui il nome), si pensa venissero praticate invece le tesmoforie ,dedicate però a Demetra, infatti, vicino al presunto santuario di Kore, sono state ritrovate delle statuette raffiguranti la dea e anche delle fosse, all'interno delle quali veniva forse versato il sangue di maialini, che venivano uccisi in queste circostanze. Queste sono le testimonianze di come i riti possano coniugare religiosità, tradizione, magia e mitologia e di come riescano a collegarci al passato, riportandoci a delle origini non assolutamente storiche, ma sicuramente etiche e ideologiche.