Lettura e commento del sonetto "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono", a cura di Andrea Cortellessa.
"Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono" è il primo sonetto del "Canzoniere", è stato composto all'incirca nel 1349, quindi non si tratta di uno dei primi componimenti in volgare di Petrarca, ma è un sonetto proemiale, che è stato pensato come introduzione complessiva e sigillo dell'opera.
Petrarca individua fin dal primo verso l'oggetto della propria poesia nel suono, nella musicalità del verso. Il sonetto è forma istituzionale della poesia d'amore e della poesia italiana in generale, basata sull'endecasillabo. Petrarca compie una scelta lessicale, selezionando parole e termini in nome di un'uniformità di suono. La poesia è quindi una selezione sintattico-lessicale, ma soprattutto sonora. Il poeta crea un canone lessicale molto ristretto, scegliendo quelle parole che producono l'effetto sonoro desiderato dal poeta.
Le rime e assonanze di questo componimento sono: "suono", "sono" e "sogno". Sono le parole che incardinano l'esperienza poetica di Petrarca: la sonorità e musicalità, l'essere e infine il sogno, poichè l'essere è ciò che crediamo essere la nostra verità, ma siamo noi stessi che denunciamo come sogno, mistificazione e inganno. Come in Dante, Petrarca si presenta come colui che sbaglia e si è ingannato, e quindi deve pentirsi e vergognarsi. Il poeta eredita quindi questi concetti psicologici dal mondo culturale di Dante. Questo vergognarsi in Petrarca è legato all'esperienza amorosa, mentre in Dante, soprattutto nel Purgatorio, è legato a una serie di vizi e peccati, attribuiti a Dante da Beatrice. Unico peccato di Petrarca è quindi l'amore, che ha portato alla sofferenza del soggetto.
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.
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Petrarca, "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono": analisi e commento
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