Andrea Cortellessa presenta l'attività umanistica di Francesco Petrarca.
L'attività di umanista di Francesco Petrarca ha un'evidente importanza storica. Petrarca si presenta come il precursore e principale esponente di un movimento culturale, che nasce a partire dalla seconda metà del '300 e influenzerà per due secoli la cultura: l'Umanesimo. Oltre a un'appassionata ricerca di manoscritti di autori classici perduti spesso in monasteri, gli umanisti si dedicano all'edizione dei testi, secondo alcuni procedimenti che anticipano in parte il metodo filologico moderno, come l'emendazione degli errori presenti nei testi, e alla diffusione delle nuove edizioni manoscritte e, in seguito all'invenzione della stampa, delle prime edizioni stampate degli autori classici. I due ambienti più importanti per questi studi sono Padova e Firenze, entrambi egemonizzati in periodi diversi dalla figura di Petrarca.
Questa componente umanistica e filologica di Petrarca è molto evidente nella sua attività di scrittore, che alterna la scrittura in latino e la scrittura in volgare. Un vero e proprio bilinguismo, ma differente da quello di Dante, che metteva sullo stesso piano il latino, lingua internazionale dei dotti, e il volgare, lingua nazionale.
Per Petrarca invece il latino è la lingua ufficiale, con cui scrive molte delle sue opere erudite, mentre la scrittura volgare doveva essere una scrittura privata e con una circolazione limitata. La letteratura volgare viene vista da Petrarca come un vizio, una passione personale e privata. I suoi lavori in volgare non vengono infatti divulgati a un vasto pubblico. La scrittura in latino ha anche una funzione poetica, per esempio l'elegia per la madre defunta. Petrarca inoltre si proponeva come erede di Virgilio, elaborando un poema epico in latino, l'Africa, dedicato all'imprese di Scipione l'Africano. Rilevante è anche il latino nelle epistole, sul modello delle lettere di Cicerone e Seneca, che si presentano come esempi di scrittura morale, spesso autobiografiche. Ci sono anche opere personali in Latino, come il "De otio solitario", in cui esalta la vita rurale, confrontandola con quella cittadina, e soprattuto il "Secretum" o "De secreto conflictu curarum mearum", un dialogo tra Petrarca, Sant'Agostino e la personificazione della Verità. Si tratta di un testo di intimità sconvolgente per l'epoca, un esame di coscienza del poeta, che confessa i suoi tormenti, inquietudini e conflitti morali interiori.
Nella più celebre delle sue lettere, scritta nel 1352, racconta l'ascesa a Monte Ventoso. Si tratta di un vero monologo interiore, originato dalla scelta del fratello Gherardo di farsi monaco. Petrarca si interroga sul significato della sua esperienza, ascendendo sul Monte Ventoso. É stato definito il primo testo paesaggistico. E proprio il paesaggio in questo testo assume un significato simbolico e metaforico. Nel punto di massima tensione, Petrarca apre uno dei libri che si è portato dietro. Si tratta delle "Confessioni" di Sant'Agostino e in quest'occasione il poeta afferma la superiorità dei luoghi interiori sui luoghi della natura.
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.
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