Costruito secondo il procedimento dell'adynaton (già visto in S' i' fosse foco) il sonetto Sed i' avess' un sacco di fiorini, appartiene al copioso gruppo di rime che l'Angiolieri, nel suo canzoniere, dedica a Becchina (diminutivo di Becca, figlia di un cuoiaio e popolana), la quale non compare citata in nessun'altra fonte trecentesca all'infuori della raccolta di sonetti.
Il personaggio letterario che l'Angiolieri costruisce attraverso Becchina è molto vicino alla tradizione giullaresca e popolare (di cui il "contrasto" di Cielo D'Alcamo Rosa fresca aulentissima resta l'esempio più famoso) e rappresenta un anti-modello femminile della poesia cortese provenzale e stilnovista, in aperta polemica con i codici stilistici e retorici dell'amore raffinato della tradizione trobadorica, assieme a quello intellettuale e idealizzato del contemporaneo Stilnovo (Guido Guinizzelli, Al cor gentile rempaira sempre amore). Soprattutto per lo Stilnovo, diversi sono gli elementi messi in scena da Cecco per provocare un rovesciamento comico dei suoi contenuti spirituali, a favore di un'opposta visione materialistica dell'amore: partendo da uno dei motivi centrali della lirica tradizionale, la desmezura, ovvero la smisurata intensità del sentimento di Cecco per Becchina, il valore della donna viene qui ponderato attraverso il denaro e la ricchezza: infatti, per quanti tesori il poeta possa accumulare, questi non potranno mai arrivare ad equiparare la larghezza del “paradiso terreno” (v. 11) che la donna rappresenta per lui. Altro motivo frequente nella poesia dell'Angiolieri è l'avarizia del ricco padre, qui chiamato in causa (come in altri vituperia presenti nel canzoniere), come responsabile della sua povertà. Il sonetto imita nel suo complesso il genere della lode stilnovistica, poiché cita i miracolosi effetti che la donna produce su tutti, ma, lontana dal generare esiti psicologici, morali o religiosi, Becchina determina una conseguenza ben più materiale, poiché ringiovanisce chi la guarda in viso. “Se io avessi un sacco di denaro, e di quello più pregiato, e fossi il proprietario dei castelli di Arcidosso e Montegiuovi, assieme a una gran quantità di monete d'argento, senza Becchina non mi parrebbe di avere tre monetine; dunque, babbo, a che scopo mi castighi? Perché piuttosto non cerchi di convertire tutti gli infedeli? Ti riuscirebbe più facile, possa io morire di morte naturale! Credo fermamente ch'ella sia un paradiso terreno, e voglio dimostrare di aver ragione con questo esempio: se chi la guarda in viso è vecchio, egli ritorna giovane”.