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La poesia comica: contesto storico-culturale ed autori

La produzione dei poeti “realistico-giocosi” matura tra la seconda metà del XIII e la prima metà del XIV secolo. La tradizione comico-giocosa (già presente nella civiltà mediolatina), arriva a codificarsi in questo periodo soprattutto per l'omogeneità dei temi proposti e per la scena realistica in cui vengono rappresentati, l'area geografica di provenienza (che comprende Firenze, Siena, Lucca, Arezzo, Treviso, Perugia, Roma) e per l'uso pressoché uniforme del sonetto.

Questo genere comico di registro medio si colloca accanto alla contemporanea produzione illustre: molti poeti del XIII, XIV secolo, tra cui anche Dante, Guinizzelli e Cavalcanti, scelgono di dedicarsi a questo modello in margine alla loro attività “seria”; altri, come Cecco Angiolieri, entrano in dialogo con i codici della poesia di registro più elevato (come lo Stilnovo), per creare effetti di comicità parodistica più incisivi e dissacratori. L'ostilità della fortuna e l'immancabile subitanea invettiva, l'elogio del denaro che va utilizzato solo per ottenere dei piaceri materiali (i classici “la donna, la taverna e il dado”), l'esecrazione della povertà e della vecchiaia, l'esaltazione della gioventù e il contrasto con padri avidi e longevi e mogli infedeli e bisbetiche, sono solo alcuni dei temi che ricorrono con più frequenza nel genere. Iniziatore e caposcuola della corrente è il fiorentino Rustico Filippi, il quale va ricordato soprattutto per i coloriti ritratti dei personaggi cittadini e l'uso della tecnica del vituperium, ovvero l'invettiva che ritrae i suoi protagonisti attraverso vigorose caricature.

Il senese Cecco Angiolieri rappresenta con ogni probabilità la figura di maggior successo, nel cui repertorio compaiono pressoché tutti i temi, compresa la storia dell'infelice amore con Becchina, che rappresenta un'antitesi ironica alla Vita nova di Dante. Una posizione di rilievo è occupata dallo stesso Alighieri, di cui si conserva la nota tenzone con Forese e il Fiore (la cui attribuzione resta però incerta). Seguono il senese Meo de' Tolomei, Folgore da San Gimignano e l'aretino Cenne da la Chitarra. I personaggi, i luoghi e le azioni descritti sembrano essere imparentati con il genere novellistico (specialmente con il Decamerone di Boccaccio), soprattutto per ciò che riguarda l'attenzione per l'atmosfera quotidiana, i sentimenti reali e spesso meno nobili della vita sociale.