3'

Carducci, "Rime nuove": introduzione alla raccolta

La parabola poetica di Giosuè Carducci, a partire dall’esperienza giovanile (di cui l’Inno a Satana è uno dei lasciti più interessanti) e attraverso la fondamentale esperienza della sperimentazione “barbara”, giunge ad un punto fermo nel 1887, quando, secondo un’abitudine sistematoria cara al poeta toscano, Carducci raduna in un volume, le Rime nuove, centocinque componimenti che definiscono un ambito preciso della sua attività letteraria. Alla metrica “barbara" (il primo volume delle Odi viene pubblicato nel 1877, mentre la versione definitiva è invece del 1889, ad indicare la progressione parallela dei due canali della scrittura carducciana) risponde - per così dire - la poesia costruita sulla rima, secondo i canoni della tradizione italiana, che più volte funge da modello ispiratore.
Il carattere di “raccolta” del libro, edito dal fidato Zanichelli nel 1887 e che riunisce testi composti sin dal 1861 e via via pubblicati in sedi e luoghi diversi, si evidenzia bene osservando la suddivisione dei testi nei nove libri che compongono le Rime nuove. Il primo e l’ultimo libro (di un solo componimento ciascuno) riquadrano la raccolta: i due testi, Alla rima e Congedo, condividono lo schema metrico e l’argomento metapoetico, incentrato cioè sulla riflessione da parte del poeta sugli strumenti del proprio mestiere (la “rima”, appunto) o e sulla propria identità di artista (si afferma in Congedo, vv. 19-24: “Il poeta è un grande artiere, | Che al mestiere | Fece i muscoli d’acciaio: | Capo ha fier, collo robusto, | Nudo il busto, | Duro il braccio, e l’occhio gaio”). Il secondo libro è composto da trentotto sonetti (tra cui i celebri Il bove e Traversando la Maremma toscana), mentre nella terza sezione il criterio è contenutistico: vi troviamo componimenti di tenore familiare, quando non intimo (come in Pianto antico) o testi d’impostazione popolareggiante, come San Martino. Nel quarto libro, le Primavere elleniche sono di ispirazione classica, mentre il quinto libro (in cui compare Davanti a San Guido) si divide tra ricordi personali, tematica amorosa e recupero di forme poetiche “minori” (l’epodo, la sestina, la romanella). Il sesto libro è di argomento storico, in quanto qui Carducci rimembra il mondo medievale con la nostalgia dei suoi valori e della sua moralità, e il settimo è interamente composto dai dodici sonetti del Ça ira (che hanno come loro argomento la Rivoluzione francese). L’ottavo libro, infine, raggruppa componimenti di indole varia dal punto di vista metrico, accomunati dall’ispirazione storica.

 

Nelle Rime convergono così gli svariati argomenti della poesia carducciana: dal tema dell’amore (spesso intersecato con quello della morte) alla rievocazione storica, d’argomento medievale o più strettamente contemporaneo, cui s’aggiunge la ricorrente fascinazione del poeta per il paesaggio naturale, in particolar modo maremmano, in cui fondersi empaticamente. E non manca il recupero, alla luce di una sperimentazione metrica sempre viva, di forme strofiche recuperate, con l’occhio del professore, dalla storia letteraria. I modelli poetici cui guardare sono allora quelli della tradizione “alta” ed ufficiale, che spazia dalla classicità latina fino ai “grandi” del passato letterario nazionale: Virgilio ed Ovidio, Dante e Petrarca, Leopardi.