Testo composto nel 1930 - due anni dopo la conversione del poeta e il suo ritorno alla fede cristiana - in strofe di endecasillabi e settenari (a fronte della metrica libera e spezzata delle prime raccolte). La poesia, inserita nella sezione Leggende del Sentimento del tempo (raccolta pubblicata inizialmente nel 1933, poi in altre edizioni, con aggiunte e correzioni, nel 1936 e nel 1942), è stesa per stessa ammissione del poeta “in occasione della morte di mia madre” 1. In merito alla propria conversione, maturata a Roma dove il poeta risiede con la famiglia dal 1921, Ungaretti dice: “Roma diventa, nella mia poesia, quella città dove la mia esperienza religiosa si ritrova con un carattere inatteso di iniziazione. Certo, e in modo naturale, la mia poesia, interamente, sino da principio, è poesia di fondo religioso. Avevo sempre meditato sui problemi dell’uomo e del suo rapporto con l’eterno, sui problemi dell’effimero e sui problemi della storia. [...] Una città come Roma, negli anni durante i quali scrivevo il Sentimento, era città dove si aveva ancora il sentimento dell’eterno e nell’animo nemmeno oggi scomapre davanti a certi ruderi” 2.
Metro: strofe di endecasillabi e settenari.
- E il cuore quando 3 d'un ultimo battito
- avrà fatto cadere il muro d'ombra 4
- per condurmi, Madre, sino al Signore 5,
- come una volta mi darai la mano.
- In ginocchio, decisa 6,
- sarai una statua davanti all'eterno 7,
- come già ti vedeva
- quando eri ancora in vita.
- Alzerai tremante le vecchie braccia,
- come quando spirasti
- dicendo: Mio Dio, eccomi 8.
- E solo quando m'avrà perdonato,
- ti verrà desiderio di guardarmi.
- Ricorderai d'avermi atteso tanto,
- e avrai negli occhi un rapido sospiro 9.
- E quando il mio cuore con un ultimo battito
- avrà fatto cadere il muro misterioso della morte
- per condurmi, o madre, al cospetto di Dio
- tu mi darai la mano come da bambino.
- In ginocchio, risoluta,
- tu sarai come una statua in attesa del giudizio divino,
- nel modo in cui ti vedevo
- quand’eri ancora viva.
- Solleverai tremanti le tue braccia anziane
- come quando sei morta
- dicendo: “Eccomi, mio Dio”.
- E solo quando Egli mi avrà perdonato,
- tu avrai voglia e desiderio di guardare me.
- Ti ricorderai d’avermi aspettato a lungo,
- e un sospiro di serenità ti attraverserà gli occhi.
1 G. Ungaretti, Vita d’un uomo. Tutte le poesie, a cura di L. Piccioni, Milano, Mondadori, 1970, p. 539.
2 Ivi, p. 533.
3 quando: l’inversione (o anastrofe) della congiunzione temporale rispetto al soggetto della frase (“il cuore”) permette di porre in evidenza proprio la tematica degli affetti (in particolar modo quelli tra madre e figlio), che caratterizza tutto il componimento.
4 il muro d’ombra: analogia ungarettiana per rappresentare il limite dell’esistenza terrena, che da un lato si affaccia su qualcosa di ignoto all’uomo, ma che dall’altro, pur separandoci da Dio e dal mistero della vita eterna, talora appare impalpabile come un’ombra.
5 Il tema religioso torna anche in altri testi del Sentimento del Tempo (tra cui La pietà) e in raccolte successive, quali Il Dolore (pubblicata nel 1947 e legata alla tragica circostanza della morte del figlio Antonietto a soli nove anni nel 1939) o Terra promessa (1950).
6 decisa: l’aggettivazione sottolinea la posa plastica della madre, che aspetta il poeta post mortem.
7 davanti all’eterno: si affacciano qui i temi del giudizio divino e del perdono della madre al figlio.
8 Il momento topico della morte, con l’aspettativa di incontrare di lì a poco Dio (“Mio Dio, eccomi”, v. 11), si replica per la madre nell’incontro con il figlio, e nella speranza della sua salvezza.
9 negli occhi un rapido sospiro: la sinestesia (e cioè la figura retorica per cui si esprime una sensazione ricorrendo ad un ambito sensoriale diverso da quello che ci si aspetterebbe: in questo caso, la sensazione del sospiro è percepita attraverso il senso della vista) permette di focalizzare il momento, rapido e fugace, della conquista della serenità da parte della madre, che vede il figlio, perdonato da Dio, accanto a sé.