Attualità delle teorie di Marx

Buongiorno, sarei interessata ad un parere su quale sia l'attualità delle teorie di Marx rispetto all attuale momento economico e sociale che stiamo attraversando. Grazie


il 29 Gennaio 2015, da monica michelon

Matilde Quarti il 29 Gennaio 2015 ha risposto:

Ciao Monica, per quanto mi riguarda sono convinta che le teorie di Marx siano tutt'ora estremamente attuali. In particolare trovo che Marx nella sua opera abbia predetto e anticipato gli sviluppi e le disuguaglianze economico-sociali a cui la società capitalista è andata inesorabilmente incontro. Non sto ovviamente rivalutando le interpretazioni del marxismo a livello politico, come può essere stata ad esempio quella stalinista, quanto le riflessioni del filosofo tedesco sui meccanismi economici capitalisti. Da questo punto di vista, in particolare, la critica di Marx si rivolge al capitalismo in quanto società livellata, in cui la crescita non è dovuta al merito bensì al possesso di denaro. Infatti se molto spesso si è erroneamente attribuito alle teorie di Marx l'accusa di rappresentare proprio quello stesso livellamento sociale che condannano, questo dipende in gran parte dall'interpretazione che del marxismo hanno dato le dittature comuniste nel corso del '900; dittature che hanno avuto la medesima necessità delle società capitaliste di una società livellata da dominare. Spero di essermi spiegata bene, in ogni caso, se sei interessata ad approfondire l'argomento, ti consiglio un testo a mio parere molto interessante che riflette proprio sull'attualità del pensiero marxista, si intitola "Bentornato Marx!" e l'autore è Diego Fusaro. Ti lascio qui il link a ibs: http://www.ibs.it/code/9788845263941/fusaro-diego/bentornato-marx-rinascita-di.html Ti mando un saluto! :)

Damiano Urbani il 28 Dicembre 2015 ha risposto:

Questo breve passo di Marx riportato qui sottosi presta molto bene al generale sentimento d' infelicità che trasuda dalla nostra società oggi, sto pensando soprattutto a tutte le giovani menti costrette a lavorare in fabbrica pur di lavorare e sentirsi sprecati, magari nella coscienza di avere grandi doti. Tuttavia lo stato rimane sordo e cieco, spreca i migliori uomini riducendo il lavoratore ad uno stato di paralisi tipo sabbie mobili e di conseguenza ''restare fermi'' diventa la soluzione migliore nell' attesa di un inesorabile declino fisico e spirituale. [...] In che cosa consiste ora l’espropriazione del lavoro? Primariamente in questo: che il lavoro resta esterno all’operaio, cioè non appartiene al suo essere, e che l’operaio quindi non si afferma nel suo lavoro, bensì si nega, non si sente appagato ma infelice, non svolge alcuna libera energia fisica e spirituale, bensì mortifica il suo corpo e rovina il suo spirito.