Ultime lettere di Jacopo Ortis
Come mai Foscolo ha voluto dividere il romanzo in due parti? e come mai si ha "la storia di Lauretta" e la parte di "Lorenzo a chi legge"? con quale scopo il poeta li ha inseriti all'interno dell'opera?
il 08 Giugno 2014, da simone pinco
Ciao Simone, domanda molto interessante. Bisogna innanzitutto tenere conto della storia editoriale dello “Jacopo Ortis” che viene inizialmente interrotto dall’autore nel 1799 per arruolarsi volontario nella Guardia nazionale. La prima edizione del romanzo, in cui predominano le tematiche sentimentali, viene così completata dal letterato Angelo Sassoli, su incaricao dell’editore bolognese Marsigli. La seconda edizione del libro, del 1801 (ne seguirà un’altra - con interessanti modifiche - nel 1816, quando Foscolo è già esule) cambia lacuni elementi fondamentali della trama e dei personaggi principali (Teresa è una giovane ragazza e quella che era sua figlia diventa una sorella di età infantile; Odoardo, il rivale di Jacopo, diventa un uomo cinico e spietato; il padre di Teresa apprezza il coraggio e l’entusiasmo del protagonista, ma desidera altresì per la figlia un futuro migliore; Jacopo inoltre compie un viaggio ben più lungo del precedente, che occupa la seconda parte del romanzo). Date queste premesse, la divisione in due parti è ispirata a “I dolori del giovane Werther” (1774) di Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), anch’esso suddiviso in due libri, ed è funzionale alla distribuzione degli eventi della trama: - Nella prima parte, le vicende sono ambientate sui colli Euganei e vanno dall’11 ottobre 1797, praticamente in coincidenza con il Trattato di Campoformio, fino all’estate del 1798. In queste lettere, il protagonista confessa come un tipico eroe romantico la sofferenza per gli eventi storici a lui avversi e il tormento per l’amore impossibile per Teresa, da cui matura la decisione di fuggire. - Nella seconda parte, seguiamo le peregrinazioni di Jacopo per l’Italia, che sono determinanti per sviluppare i temi della riflessione etico-civile dello scrittore sul problema dell’unità nazionale e dei valori morali che dovrebbero guidare il popolo italiano verso la liberazione dagli austriaci (pensa solo alla lettera del 4 dicembre 1798 che descrive l’incontro con Parini: https://library.weschool.com/lezione/jacopo-ortis-politica-italiana-machiavelli-3259.html; oppure alla lettera da Ventimiglia del 19/20 febbraio 1799). L’esito di tale percorso di formazione è però sempre lo sconforto e la disillusione: Jacopo non vede attorno a sé che meschinità ed opportunismo, così che la sfiducia politica si somma alla crisi sentimentale. Il ritorno in Veneto non può allora che preludere al suicidio del protagonista. - La vicenda di Lauretta è un inserto tra prima e seconda parte che racconta l’infelice vicenda sentimentale di una fanciulla conosciuta da Jacopo durante i suoi soggiorni a Padova, e morta giovane dopo la morte del suo fidanzato e la fuga della famiglia all’estero. Jacopo la descrive così in una lettera del 16 ottobre: “Che fa Lauretta? povera fanciulla! io l’ho lasciata fuori di sè. Bella e giovine ancora, ha pur inferma la ragione; e il cuore infelice infelicissimo. Io non l’ho amata; ma fosse compassione o riconoscenza per avere ella scelto me solo consolatore del suo stato, versandomi nel petto tutta la sua anima e i suoi errori e i suoi martirj — davvero ch’io l’avrei fatta volentieri compagna di tutta la mia vita”, come se la ragazza potesse rappresentare un corrispettivo della sua sfortunata esistenza. Rivolgendosi a Lorenzo, alla fine del primo libro, Ortis conferma questa interpretazione, dicendo: “Inoltre in cambio di narrare di Lauretta, ho parlato di me: tale è lo stato dell’anima mia, torna sempre a tastare le proprie piaghe”. La morte di Lauretta sarà poi tra le cause - secondo Lorenzo Alderani - che spingono Jacopo al gesto estremo del suicidio. - L’inserimento della sezione “Lorenzo a chi legge” serve invece per introdurre una seconda voce nel testo (dato che gli eventi vengono narrati e descritti da Jacopo, protagonista ed io-narrante attraverso lo strumento epistolare). Questo artificio serve per affiancare ai tormenti passionali di Jacopo lo sguardo più lucido ed oggettivo di Lorenzo, che si fa raccoglitore e curatore delle lettere dell’amico suicidatosi. In questo senso, Lorenzo svolge due funzioni fondamentali: racconta ciò che non potremmo sapere direttamente dalle lettere di Jacopo (come alcuni eventi intercorsi tra una lettere, oppure gli eventi successivi al suicidio, dopo l’ultima e disperata lettera del protagonista) e rende onore ai valori e alla grandezza d’animo di Jacopo (come si legge già nel messaggio “Al lettore” che precede la prima parte del libro: “Pubblicando queste lettere, io tento di erigere un monumento alla virtù sconosciuta; e di consecrare alla memoria del solo amico mio quelle lagrime, che ora mi si vieta di spargere su la sua sepoltura. E tu, o Lettore, se uno non sei di coloro che esigono dagli altri quell’eroismo di cui non sono eglino stessi capaci, darai, spero, la tua compassione al giovine infelice dal quale potrai forse trarre esempio e conforto.”) Ovviamente si potrebbe approfondire molto di più l’analisi, ma spero di aver risposto alle tue domande! Chiedi pure se avessi altri dubbi, un saluto e buona giornata! :)
ok grazie mille...ottima rispota. Avrei un'altra domanda: Come posso collegare Foscolo con la poetica del Preromanticismo? facendo riferimento alla sfiducia nella ragione in questo momento storico ed ai motivi ricorrenti del'eroe titanico (di alfieri) che sfida la società da solo e va incontro alla mrte come liberazione e gesto coraggioso? Grazie in anticipo :) - simone pinco 13 Giugno 2014
Ciao Simone, grazie! Dire che il riferimento più coerente è appunto quello al "titanismo", come sfida dell'eroe solitario contro il mondo ostile. Si tratta di una tematica che attraversa tutto l'Ortis e che si ripresenta, con variazioni, anche nei Sonetti, come quello dedicato al fratello Giovanni (https://library.weschool.com/lezione/in-morte-del-fratello-giovanni-ugo-foscolo-poesie-catullo-8486.html) oppure quello Alla sera (https://library.weschool.com/lezione/ugo-foscolo-poesie-sonetti-alla-sera-parafrasi-poesia-romantica-3306.html). In più così puoi allargare il discorso non solo ad Alfieri (qui trovi un corso intero sulle sue opere: https://library.weschool.com/corso/poesie-tragedie-rime-vittorio-alfieri-biografia-3757.html), ma anche alla letteratura e alla filosofia europee del periodo (https://library.weschool.com/lezione/filosofia-riassunto-preromanticismo-inghilterra-germania-blake-10779.html). Un saluto, buona serata! :) - luca ghirimoldi 13 Giugno 2014
Perfetto, avrei un'ultimissima domanda ^^...leggendo il romanzo ho notato i continui riferimenti ad altre opere come ad esempio nella lettera del 17 marzo con il Cordo dell'Adelchi, nella lettera del 27 agosto a Firenze con I Sepolcri o nella lettera el 25 settembre a Firenze con In morte al fratello Giovanni...in più nella lettera del 13 maggio parla di Omero, ante e Shakespeare ed ancora nella lettera del 14 maggio parla di Petrarca. Come mai Foscolo fà tutti questi riferimenti? A cosa vuole arrivare? - simone pinco 16 Giugno 2014
Ciao Simone, tutti i riferimenti letterari dell'Ortis ai grandi del passato (tu citi: Dante, Omero e Shakespeare, ma potremmo anche ricordare il celeberrimo incontro con Parini) servono a creare attorno a questo personaggio una specifica aura, ovvero quella - quasi autobiografica per Foscolo, ed assai costante, come dimostra il riemergere di questi temi nei Sonetti o nei Sepolcri - dell'esule che combatte titanicamente una battaglia che lo porterà alla sconfitta. Ortis è insomma un giovane intellettuale ed artista che, impossibilitato dalla società a coronare il proprio sogno d'amore, trova negli ideali patriottici ("Il sacrificio della patria nostra è consumato" sono le sue prime parole...) un campo di applicazione ideale del suo animo romantico e tormentato. In questo senso, la cultura e la letteratura (interpretate come le depositarie dei più alti valori dell'umanità, un po' come nello splendido finale dei Sepolcri) diventano gli strumenti della "protesta" di Jacopo contro un mondo da cui si vede continuamente rifiutato, e che egli considera corrotto ed insensibile, fino al gesto estremo del suicidio. Del resto, questi riferimenti letterari erano assai trasparenti anche ai lettori dell'epoca, che quindi potevano vedere in Ortis un eroe della patria e (forse di più) della letteratura; anche per questo, pur con tutte le sue contraddizioni, "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" rimangono un ottimo documento per leggere e interpretare le tensioni socio-culturali a cavallo tra Settecento e Ottocento e per introdurre il Risorgimento italiano. :) - luca ghirimoldi 16 Giugno 2014