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Carlo Cassola: vita e opere

Carlo Cassola nasce a Roma il 17 Marzo 1917. Di madre toscana, Cassola è tuttavia legata sin dall'infanzia alla campagna compresa tra Cecina, Grosseto e Volterra: in queste terre lo scrittore non solo parteciperà alla Resistenza partigiana (esperienza il cui ricordo rimarrà impresso indelebilmente nella sua memoria), ma ambienterà anche quasi tutte le sue opere, trasformando questo mondo ristretto in un vero e proprio topos letterario personale.
Nei primi anni Quaranta del Novecento Cassola, dopo aver frequentato la Facoltà di Legge, comincia a lavorare ai primi racconti: risalgono al 1942 Alla periferia e La visita. Già in questi racconti si può riscontrare quella secchezza espressiva che diverrà un elemento distintivo della letteratura di Cassola, insieme ai continui riferimenti paesaggistici alla Maremma, che ospitano il susseguirsi di scene quotidiane di esistenze ordinarie, colte dal'occhio del narratore nei loro momenti di pausa piuttosto che di azione concreta.

 

Il 1943 è per Cassola un anno spartiacque: dopo essersi sposato (nel 1940) e aver iniziato ad insegnare nel liceo di Foligno, l’armistizio spinge lo scrittore a mettersi in contatto con i gruppi comunisti della zona di Volterra, a cui si affianca nella Resistenza contro i tedeschi. Questa fase della sua vita troverà espressione quasi autobiografica nel romanzo del 1952 Fausto e Anna, scritto inizialmente nel 1949 e pubblicato tre anni più tardi nella prestigiosa collana dei "Gettoni" di Einaudi, per la cura di Elio Vittorini, che riconosce nel giovane Cassola una voce originale del panorama narrativo che usciva dal Neorealismo. La trama, che vede al centro l'amore infelice tra il giovane borghese e la provinciale Anna nel periodo della guerra, ben rappresenta quelle "magre e austere storie provinciali di sottile malinconia" che, per Italo Calvino, caratterizzano le narrazioni cassoliane.

 

La definizione trova conferma nelle opere successive, che proseguono il filone inaugurato dalla prima opera: I vecchi compagni (1953) e  La casa di via Valadier (1956) e il suo romanzo più celebre, La ragazza di Bube (1960), vincitore del Premio Strega e gran successo di pubblico, fino a giungere ad una fortunata versione cinematografica. Tra il 1946 e il 1949, nel frattempo, Cassola si dedica anche alla produzione di racconti lunghi, come Le amiche, Rosa Gagliardi e Il taglio del bosco, che replicano le atmosfere sfumate e rarefatte dei romanzi. Anche in questi scritti prevale infatti lo stile semplice e il minimalismo espressivo dell’autore. La produzione successiva sviluppa questa svolta intimista, costellata dalla comparsa di figure femminili riuscite ed espressive, come in Un cuore arido (1961) e Paura e tristezza (1970)

L’ultima fase di Cassola è quella caratterizzata dalla svolta ambientalista, causa che lo porterà a scegliere alcuni animali come protagonisti dei suoi ultimi scritti. Cassola muore a Montecarlo nel 1987.