La ragazza di Bube è un romanzo di Carlo Cassola, pubblicato da Einaudi nel 1960 e vincitore del Premio Strega dello stesso anno. In questo romanzo Cassola affronta uno dei momenti più sofferti e scottanti della storia d’Italia, la guerra civile e il dopoguerra, filtrandolo però attraverso la storia d'amore tra due giovani, Mara e Arturo, detto Bube. Dal romanzo è stato anche tratto un film nel 1963 per la regia di Luigi Comencini con Claudia Cardinale.
La storia è ambientata in Val d’Elsa subito dopo la Liberazione. Mara, figlia di un comunista militante, conosce Arturo Cappellini, soprannominato Bube. Il ragazzo, amico del fratellastro della giovane, Sante, morto durante la guerra di Resistenza, giunge in visita dalla famiglia dell’amico. I due giovani iniziano a scambiarsi lettere, ma, se inizialmente per Mara si tratta di un semplice gioco, per Bube invece è più un bisogno di amore e calore umano, dopo l’esperienza della guerra.
Il ragazzo, un giorno, comunica alla giovane che è costretto a trasferirsi dal momento che è accusato di essere il responsabile di un omicidio. Bube, infatti, nel corso di un alterco con un prete, è rimasto coinvolto con i suoi compagni nell'assassinio di un maresciallo e di suo figlio, dopo che anche un suo amico aveva perso la vita. Abbandonato dal partito comunista, dal quale si aspettava protezione e comprensione, Bube si rivolge al padre di Mara, che gli consiglia di fuggire a Volterra, dove vive la famiglia, e permette alla figlia di seguire il giovane. Sulla corriera per il paese incontrano un prete, padre Ciolfi, e una donna, che intima a Bube di dare una lezione al parroco, dal momento che si tratta di un ex fascista e presunto collaborazionista con i nazisti, che avevano ucciso un suo nipote diciannovenne. Il ragazzo è combattuto dal momento che da bambino aveva fatto il chierichetto per il prete e quindi prova pietà per l’uomo; ma, una volta sceso, Bube è spinto dalla folla a picchiare il parroco. Nella notte i due giovani vengono informati che Bube, per fedeltà al partito e soprattutto per sfuggire all'arresto, deve fuggire. Lidori, un amico del protagonista accompagna i due giovani in un capanno in campagna, dove Mara e Bube passano due notti d’amore, lontani dal mondo. Bube è poi prelevato e condotto in Francia, mentre Mara torna a casa.
Qui la ragazza, profondamente maturata, si trova ad essere coinvolta nella drammatica storia del giovane, di cui ormai è innamorata. Non ricevendo notizie di Bube, Mara trascorre tutta l'estate nella continua angoscia che Bube sia stato catturato; assunta come domestica presso una famiglia di Poggibonsi, fa amicizia con una ragazza, Ines, che la distrae e la porta al cinema e al luna park. Ines presenta a Mara un ragazzo, Stefano, con cui, nonostante la diffidenza iniziale, comincia a frequentarsi, non ricevendo del resto più notizie di Bube. Mara è allora combattuta se rimanere fedele al giovane, cui aveva promesso di aspettarlo, o se incominciare una nuova relazione con Stefano. Passato circa un anno, Bube viene costretto al rimpiatrio e arrestato. Il ragazzo viene condotto in carcere a Firenze, dove si recano in visita Mara e suo padre. Rivedendo Bube, la ragazza si accorge di essere ancora legata e innamorata del giovane e decide di rimanere con lui e di aspettarlo. Il romanzo si conclude setti anni dopo con Mara che attende la liberazione di Bube.
Il romanzo, che all'epoca suscitò molte polemiche per la tematica scelta (la rappresentazione intimistica della sofferenza amorosa di Mara, anzichè le ragioni della militanza nelle fila della Resistenza), è in realtà un ottimo esempio della narrativa cassoliana, che, all'interno del clima neorealista, predilige trame quotidiane ed ordinarie da cui far emergere - in accordo con la poetica del subliminale professata dall'autore - ciò che costituisce il nucleo puro ed originario dell'esistenza umana, al di là di ogni componente storica, ideologica o morale.