Carlo Lorenzini, vero nome di Carlo Collodi, nasce il 24 novembre del 1826 a Firenze in una famiglia di modeste origini: il padre Domenico è cuoco a servizio dellla famiglia fiorentina dei marchesi Ginori, presso cui la madre dello scrittore, Angelina Orzani, fa da domestica. Il piccolo Carlo trascorre così la sua infanzia presso il paese di origine della madre, Collodi (da cui in seguito ricaverà il proprio pseudonimo), e viene poi indirizzato, a causa delle difficili condizioni economiche familiari, alla vita ecclesiastica, entrando infatti nel seminario di Colle Val d’Elsa nel 1838, a dodici anni. Nel 1842 Carlo rientra nel capoluogo toscano per proseguire gli studi umanistici (in retorica e filosofia) presso la scuola dei padri scolopi di San Giovannino; due anni dopo, tuttavia, Carlo abbandona gli studi e trova lavoro presso la libreria Piatti come commesso, entrando così in contatto per la prima volta con intellettuali, giornalisti e letterati ed anche completando da autodidatta la propria formazione (dal 1847, Collodi diventa anche collaboratore per la «Rivista di Firenze»). Nel 1848, Collodi entra nella burocrazia statale, e da qui in poi prosegue nella carriera amministrativa fino alla carica di Segretario amministrativo.
La partecipazione alla Prima guerra di indipendenza, sull’onda delle passioni patriottiche, porta ad una prima disillusione, per la disorganizzazione dell’esercito e l’inettitudine delle classi dirigenti; anche per queste ragioni, Collodi fonda il quotidiano satirico «Il Lampione» di posizioni antiaustriache e filodemocratiche, e con un occhio di riguardo per la questione dell’educazione delle fasce più basse e socialmente arretrate della popolazione. Mentre «Il Lampione» è presto colpito dalla censura del Granducato di Toscana, Collodi fonda e dirige tra 1853 e 1855 il periodico «Scaramuccia». È in questi anni che lo scrittore si dedica alle prime prove creative, mescolando generi differenti: Un romanzo in vapore (1856) è una specie di guida turistica che segue la linea ferroviaria Firenze-Livorno, detta “Leopolda”, alternando alla descrizione di viaggio e alle informazioni pratiche brevi inserti narrativi, comici o bozzetistici, che preannunciano le prove più impegnative. Nel 1857, I misteri di Firenze sono una parodia del genere ottocentesco del romanzo d’appendice 1, con cui Collodi prende ironicamente di mira le opere di Eugène Sue (1804-1857) 2, elevandone ad iperbole straniante alcune caratteristiche strutturali.
Dopo aver partecipato alla Seconda guerra di indipendenza (1859), Collodi collabora con riviste e giornali e diventa frequentatore del Caffè Michelangelo, il luogo di ritrovo della corrente pittorica dei Macchiaioli. Nel 1875 l’editore Paggi gli affida la traduzione delle fiabe di Charles Perrault (1628-1703) e dei suoi Racconti di mia madre Oca, dove compaiono racconti quali Pollicino, Cappuccetto rosso, La bella addormentata, Il gatto con gli stivali e Cenerentola. Il volume di Collodi, edito sotto il titolo de I racconti delle fate, segna l’avvicinamento di Collodi alla narrativa per l’infanzia, e il successo dell’operazione è tale da convincere da suggerire ai fratelli Paggi di commissionare all’autore altri testi che coniugassero invenzione narrativa e finalità didattica (sulla scia anche della riforma dell’educazione del ministro Coppino, che nel 1877 rende obbligatori i primi tre anni di studi elementari, creando così un mercato di libri di testo per scolari) . Nascono così Giannettino (1877) e Minuzzolo (1878), romanzi che poi diventano anche testi per l’insegnamento 3 e che preparano il terreno per il capolavoro di Collodi: Le avventure di Pinocchio.
Il romanzo nasce, con il titolo Storia di un burattino, come racconto a puntate per il «Giornale per i bambini» di Ferdinando Martini: quando, dopo le prime avventure, Collodi decide di interrompere la storia (all’altezza dell’impiccagione di Pinocchio alla Quercia Grande) , le proteste dei lettori sono tali da indurlo a riprendere e proseguire la storia, dandole una conclusione positiva in cui il burattino di legno, avendo appreso il valore dell’istruzione e dell’educazione, si trasforma in un bambino vero. La pubblicazione si conclude nel 1883, quando Le avventure di Pinocchio sono pubblicate in un volume di trentasei capitoli. Da lì in poi, Pinocchio diventa un autentico best seller, risultando uno dei libri più letti nell’intera letteratura mondiale. Carlo Collodi muore a Firenze il 26 ottobre 1890.
1 Il romanzo d'appendice è un genere letterario sviluppatosi in Francia a metà dell'Ottocento e caratterizzato da narrazioni avventurose, ricche di colpi di scena e caratterizzate da rigide contrapposizioni morali tra protagonisti positivi ed antagonisti malvagi, che dovevano conquistare l’emotività del lettore. Rivolto in particolar modo ad un pubblico popolare, il feuilleton deriva il proprio nome dal “foglio” di quotidiano su cui originarimente comparivano, a puntate, queste narrazioni. Il genere, che poi si affermò anche in Inghilterra e che diede impulso allo sviluppo di un moderno mercato editoriale, è tradizionalmente fatto risalire a Louis-François Bertin, direttore della rivista parigina «Journal des Débats».
2 Tra le opere del romanziere francese, di convinzioni socialiste, il ciclo dei Misteri di Parigi, L’ebreo errante, I misteri del popolo.
3 Tra i diversi titoli: La geografia di Giannettino e La grammatica di Giannettino, entrambi del 1879; Il viaggio di Giannettino per l’Italia e L’abbaco di Giannettino, del 1885, fino a La lanterna magica di Giannettino, 1890.