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Kant, "Critica della ragion pura": riassunto dell'introduzione

La filosofia di Immanuel Kant (1724 -1804), a partire dalla celebre definizione di illuminismo, dà assoluta centralità all’intelletto umano e all’attività della ragione, per fondare il sapere su basi solide e legittime, come per la fisica e la matematica.
 
Il “criticismo” kantiano (o l’autocritica della Ragione) è così l’oggetto di riflessione dell’opera più nota del filosofo di Königsberg, la Critica della ragion pura (1781, seconda edizione 1787), dove sono messe in discussione le acquisizioni dei filosofi empiristi (Locke e Hume in particolare) e dove viene ribadito - in accordo con le posizioni di Leibniz e Wolff - il ruolo irrinunciabile e fondativo della ragione. L’esame dei giudizi umani (analitici e sintetici, a priori e a posteriori) conduce Kant a definire le tre facoltà della conoscenza umana (la sensibilità, l’intelletto, la ragione), secondo una impostazione “trascendentale”, che riflette quindi sul modo in cui noi conosciamo la realtà che ci circonda. Da qui, la distinzione di Kant in estetica trascendentale, analitica trascendentale, dialettica trascendentale.
 
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli) e Dreadlock (Zona). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.