La caratteristica dello scetticismo è quella di non porsi come dottrina ma come indagine– skepsis– che mostri l’inconsistenza delle dottrine filosofiche e conduca al loro rifiuto.
Pirrone di Elide (circa 360 a.C. – circa 270 a.C.) riprende la distinzione fatta dai sofisti tra legge naturale e legge convenzionale e la usa per sostenere che le distinzioni tra vero e falso, buono e cattivo siano convenzionali e che di ogni proposizione possa essere sostenuto l’opposto con eguale ragione. L’uomo non può conoscere realmente la natura delle cose, quindi ogni giudizio va sospeso; tale sospensione del giudizio è già di per sè atarassia.
Una forma di pensiero scettico interessò anche l’accademia platonica: Arcesilao (Pitane, 315 a.C. – Atene, 240 a.C.) non scrisse nulla, discuteva solo le opinioni degli altri, polemizzò contro la nozione di rappresentazione catalettica dello stoico Zenone di Cizio, sostenendo che ogni rappresentazione può essere falsa; la regola della vita pratica per Arcesilao era la ragionevolezza, eulogia.
Carneade (Cirene, 214 a.C. – Atene, 129 a.C.) considerava impossibile il sapere e dubitabile ogni affermazione; per Carneade non possiamo dire quale sia la rappresentazione vera, ma possiamo dire quale sia quella che appare vera al soggetto, e maggiormente plausibile è la rappresentazione che non è contraddetta da altre rappresentazioni.
Di Sesto Empirico (160 circa – 210 circa) abbiamo tre opere: i Lineamenti pirroniani, Contro i dogmatici, Contro i matematici, ovvero coloro che insegnano discipline. Gli argomenti di Sesto siano orientati a mostrare quanto sia corretto sospendere il giudizio e mantenere un atteggiamento scettico.
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