Introduzione a Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente: i tre romanzi di Italo Calvino che compongono la trilogia I nostri antenati del 1960.
Ognuno dei tre libri nasce da un'immagine ossessiva: un uomo dimezzato, un ragazzo che decide di vivere sugli alberi, un'armatura vuota; in ciascuna di esse ritroviamo una caratteristica dell'autore. Il visconte dimezzato può essere considerata una "fiaba d’evasione" e narra la storia di Medardo di Terralba il quale, nel corso della guerra contro i turchi, viene colpito da un cannone che lo divide in due metà esatte. I chirurghi che lo curano sono costretti a ricucirne una sola metà, che poi si rivelerà essere quella malvagia. Il barone rampante racconta di Cosimo Piovasco di Rondò che si rifugia su un albero a causa di un piatto di lumache rifiutato, e dal quale non scenderà più. Il cavaliere inesistente descrive, infine, le vicende di Agilulfo, un’armatura che parla e ragiona pur essendo vuota.
Il visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente trattano il problema dell’identità, che coinvolgerà Calvino durante l'intero corso della sua vita di scrittore. Egli, infatti, si sentirà sempre diviso tra fiaba e realtà, tra l’esigenza di combattere una lotta politica e quella di leggerezza. Ne Il barone rampante, invece, viene espresso il concetto di "pathos della distanza" che Calvino stesso nutre nei confronti della realtà, di cui egli si riconosce osservatore distante ma appassionato.
Marco Belpoliti, scrittore e critico letterario, si è laureato in Filosofia discutendo una tesi in Semiotica con Umberto Eco. Ha insegnato Sociologia della letteratura e Letteratura italiana presso l'Università di Bergamo. E' stato uno dei fondatori della rivista "In forma di parole" e della casa editrice Elitropia. Negli anni ha collaborato con diverse testate, quali La Stampa e L'espresso. Presso l'editore Bruno Mondadori, ha diretto una collana di monografie dedicate a scrittori.