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Il modo indicativo

L’uso del modo indicativo

In italiano, tra le varie caratteristiche dei verbi, c’è quella relativa al modo in cui avviene l’azione e al tempo in cui essa si verifica. Tra i diversi “modi” finiti (accanto al congiuntivo, al condizionale e all’imperativo), l’indicativo è quello che esprime la realtà e la certezza che una certa azione sia avvenuta, avvenga adesso o avverrà nel futuro. Per esempio, si veda la differenza tra indicativo e congiuntivo nelle due frasi seguenti:

Alberto arriverà domani (indicativo: non ci sono dubbi che Alberto sarà qui domani);
Credo che Alberto arrivi domani (congiuntivo: non è certo ma solo probabile che Alberto sarà qui domani).

L’indicativo, che compare sia in proposizioni principali sia in proposizioni subordinate (come le oggettive, le dichiarative, le soggettive, le consecutive, le causali e molte altre ancora) si articola così in otto tempi:

  • I tempi semplici sono: presente, imperfetto, passato remoto, futuro semplice.
  • I tempi composti sono: passato prossimo, trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro anteriore.

 

Il presente

Il presente indicativo è il tempo che si utilizza quando si vuole indicare uno stato o azione che si verifica contemporaneamente all’atto stesso dell’enunciazione Ad esempio:

Luca beve l’aranciata;
Clara sale le scale.

Il presente viene utilizzato anche per indicare un fatto consueto che si ripete con una certa regolarità, e in tal caso viene chiamato presente di consuetudine, detto anche presente iterativo o abituale. Ad esempio:

Francesca arriva al lavoro alle nove;
Il treno per Roma parte alle otto e mezza.

Quando invece il presente enuncia un fatto sempre vero (come nel caso di leggi scientifiche o definizioni matematiche), descrive elementi geografici, esprime verità ritenute universali o leggi dello Stato, oppure viene utilizzato per proverbi e citazioni, si chiama presente atemporale o “acronico”, ovvero un presente che non è correlato alla situazione presente in cui si parla ma che appunto è generale e senza tempo. Ad esempio:

La somma degli angoli interni di un triangolo è 180° (legge geometrica);
Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno (legge dello Stato);
La Sardegna è un’isola del mar Mediterraneo (osservazione geografica);
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino (proverbio);
Voltaire sostiene che questo non è il migliore dei mondi possibili (citazione);
I cuccioli sono teneri (realtà considerata universale).

Il presente si può anche usare nelle narrazioni in sostituzione a un tempo passato, per dare più immediatezza ai fatti a cui ci si sta riferendo; in tal caso si parla di presente storico. Ad esempio:

Quando Cesare si accorge che anche Bruto faceva parte dei congiurati, esclama con dolore: “Tu quoque, Brute, fili mi!”

Il presente, soprattutto nella lingua orale, può sostituire un tempo futuro; in questo caso, la sfumatura temporale è data da altri elementi della frase, come avverbi o locuzioni temporali. Ad esempio:

Domani vado al mare.

L’imperfetto

                      

L’imperfetto si usa quando ci si vuole riferire a un’azione che si è svolta nel passato e che ha avuto una certa durata. L’imperfetto, che si usa molto spesso nelle descrizioni 1, si concentra sull’aspetto dell’azione, per riferirsi a qualcosa che è avvenuto nel passato ma dai confini temporale di inizio e fine non precisabili in senso assoluto. È il caso dell’imperfetto iterativo; ad esempio:

Quando eravamo giovani, andavamo spesso al lago;
L’anno scorso Davide veniva sempre a cena da me.

 Altri usi tipici dell’imperfetto sono:

  • l’imperfetto narrativo (detto anche “imperfetto storico”), diffuso nei romanzi e nelle opere di finzione per raccontare un evento o un episodio. In questo caso, l’imperfetto non descrive un’azione protrattasi nel tempo, ma un’azione avvenuta in un preciso momento.
  • l’imperfetto di modestia, diffuso in molte espressioni di cortesia al posto del condizionale: “Volevo due etti di prosciutto crudo, grazie”.
  • l’imperfetto prospettico, che si usa, a volte a posto del condizionale passato, per esprimere nel passato un’azione che avviene posteriormente ad un’altra. Ad esempio: “Disse che veniva a trovarti” al posto di “Disse che sarebbe venuto a trovarti”.
  • l’imperfetto ludico, che si usa nei giochi dei bambini (“Facciamo che io ero il poliziotto…”) o per raccontare i propri sogni (“Nel sogno che ho fatto stanotte, io volavo nel cielo e c’erano mille arcobaleni colorati che…”).

Il passato prossimo

Il passato prossimo indicativo si utilizza inveceper indicare un fatto che ha avuto luogo in un passato recente o un fatto che, pur essendo avvenuto in passato molto distante da ora, ha causato degli effetti che durano ancora oggi. Per esempio:

Ieri mattina ho telefonato a Veronica;
La Seconda Guerra mondiale è finita nel 1945.

Attualmente, soprattutto nella lingua parlata e per influsso degli usi dell’Italia settentrionale, il passato prossimo sta estendendo l’area del proprio uso anche dove, a rigore grammaticale, si dovrebbe utilizzare il passato remoto.

 

Il passato remoto

Il passato remoto indicativo si usa per indicare un fatto avvenuto e concluso nel passato, senza conseguenze o effetti sul presente. Ad esempio:

Lo zio Massimo visse a Napoli prima di trasferirsi definitivamente all’estero;
Maria si svegliò presto perché doveva andare in gita.

 Il passato remoto, raro nell’italiano parlato, è invece molto diffuso nei testi narrativi, dove costituisce, insieme con l’imperfetto, il tempo di riferimento. Un altro uso, assai caratteristico, del passato remoto è quello gnomico, che si ritrova spesso in sentenze e modi di dire della cultura popolare; qui il passato remoto non ha ovviamente valore temporale. Ad esempio:

Fare come i pifferi di montagna che andarono per suonare e tornarono suonati.

 

Il trapassato prossimo

Il trapassato prossimo viene utilizzato per esprimere un avvenimento che ha avuto luogo nel passato, per esprimere un’azione antecedente ad un’altra, espressa all’imperfetto, al passato prossimo o al passato remoto (molto raramente, al presente storico). Ad esempio:

Marina era preoccupata perché aveva speso tutti i suoi soldi in scarpe;

Avevo chiuso la porta, quando squillò il telefono.

 

Il trapassato remoto

Il trapassato remoto è usato per riferirsi ad un fatto avvenuto e concluso nel passato e che è in relazione di anteriorità con un altro avvenimento, espresso al passato remoto. Si tratta di un tempo abbastanza raro e di uso prevalentemente letterario. Ad esempio:

Non appena fu partito per l’America, scoppiò la guerra;
Quando ebbe terminato di pelare le patate, le mise a bollire.

 

Il futuro semplice

Il futuro semplice indicativo si utilizza per un’azione collocata nel futuro rispetto a chi parla o scrive. Ad esempio:

La settimana prossima andrò al mare;
Marina sarà interrogata in storia domani.

Il futuro semplice, al pari del presente indicativo, può essere usato anche per dare determinate sfumature del discorso, come:

  • un dubbio: “Sarà questo il motivo della sua brusca reazione?” (a volte, con valore esclamativo: “Non penserai che Pietro abbia ragione?!?”)
  • un’approssimazione: “Sarà all’incirca mezzanotte”.
  • una concessione: “Luisa sarà anche bella, ma è antipatica”.
  • con valore dubitativo-esclamativo.
  • un ordine (in questo caso, si parla di futuro iussivo): “È deciso: partirete domani all’alba”.

In certi contesti, il futuro può indicare un’azione posteriore rispetto ad un tempo storico; in questi casi, il futuro ha valore retrospettivo:

Più tardi, dopo quelle strabilianti vittorie, Alessandro Magno si spingerà sino ai confini del mondo allora conosciuto.

 

Il futuro anteriore

Il futuro anteriore viene utilizzato per riferirsi a un evento futuro antecedente ad un altro, che avverrà anch’esso dopo il momento in cui si scrive o si parla 2. Ad esempio:

 

Appena avrai finito i compiti, potrai uscire a giocare;
Quando sarò partito, potrò finalmente rilassarmi.

1 In questo caso parliamo appunto di “imperfetto descrittivo”, come nella frase:  “Era una notte buia e tempestosa, solo i lampi illuminavano il cielo”.

2 Va ricordato però che in italiano la regola per la posteriorità al futuro è assai flessibile, quindi in molti casi si può usare regolarmente il futuro semplice in entrambe le frasi.

Testo su Italiano

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