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Quintiliano, “Institutio oratoria”: analisi dell’opera

Introduzione

 

L’Institutio oratoria di Marco Fabio Quintiliano (35/40 d.C. - 96 d.C.) è un imponente trattato di oratoria in cui, in dodici libri, si affronta il tema dell’educazione dell’oratore e, attraverso questa, la formazione del buon cittadino romano. Quintiliano, avvocato, maestro di retorica e precettore alla corte imperiale, affronta in maniera sistematica gli argomenti di insegnamento e le problematiche pedagogiche, le caratteristiche della materia e l’analisi tecnica dei procedimenti, i modelli stilistici da seguire, le qualità morali del buon oratore.

Le fonti di Quintiliano vanno da Aristotele a Demostene, da Virgilio a Cicerone, il cui stile è considerato un punto di riferimento imprescindibile. Quintiliano invece critica apertamente l’artificiosità e la brevitas dei testi di Seneca.

 

Le tematiche dell’Institutio oratoria

 

I due libri d’aperura sono di indirizzo pedagogico e affrontano la prima educazione del futuro oratore, a partire dall’uscita dall’infanzia. Quindi si va dalla scelta della scuola, alle metodologie di insegnamento, alle materie da affrontare (libri I-II). Quintiliano passa poi in rassegna natura e fini dell’arte retorica, che viene tradizionalmente divisa nei suoi tre sottogeneri, ciascuno caratterizzato da regole e norme specifiche: epidittico, deliberativo, giudiziario 1 (libro III). Nei libri successivi, Quintiliano analizza una per una le cinque parti convenzionali della retorica antica: l’inventio, cioè la ricerca degli argomenti più appropriati alla tesi che si vuole sostenere, cui si affiancano le tecniche per argomentare e perorare le proprie idee (libri IV-VI); la dispositio, ovvero l’organizzazione delle idee e dei concetti in uno schema ordinato e coerente (libro VII); l’elocutio, cioè l’elaborazione stilistica del proprio discorso con l’uso di adeguate tecniche retoriche, che si distinguono in figure di pensiero e figure di parola (libri VIII-IX).

Qui Quintiliano apre un’importante parentesi sulle letture utili all’oratore per guadagnarsi la facilitas, ovvero l’elasticità e la scioltezza dell’espressione, utili per abbellire la propria espressione e conquistare il giudizio positivo del pubblico. Quintiliano traccia un prospetto storico-letterario che abbraccia la letteratura greco-romana, indicando, con argomentazioni mirate, quali autori seguire come modello e quali invece trascurare (libro X). All’interno del decimo libro, in particolare, individua in Virgilio e Cicerone i vertici della poesia e della prosa latine 2.

Dopo questo excursus, Quintiliano riprende la trattazione della retorica, illustrando le tecniche per memorizzare e recitare in pubblico il proprio discorso, cioè la memoria e l’actio (libro XI). L’ultimo libro, affrontando la questione stilistica dell’oratoria 3 e i livelli di stile principali (alto, medio e umile a seconda dell’argomento e del contesto), delinea la figura del buon oratore secondo Quintiliano. Quest’ultimo non sarà solo chi padroneggerà al meglio la tecnica, ma anche colui che fonderà le sue qualità discorsive sull’eccellenza morale della propria condotta di vita e sulle propria formazione culturale d’alto livello.

 

Commento

 

L’Institutio oratoria, che nasce dalla lunga pratica di Quintiliano come insegnante nelle scuole di retorica della capitale, si fonda sulla convinzione che il restauro della perduta moralità pubblica non possa passare che dalla formazione del buon cittadino e del buon oratore (e quindi, per riflesso, di una buona classe dirigente). La riforma del sistema educativo, per Quintiliano, deve quindi estendersi anche al di fuori delle mura scolastiche: l’autore sottolinea il ruolo della famiglia, che, già dagli anni infantili, deve assicurare al fanciullo una buona istruzione, sia attraverso le nutrici che i liberti, che spesso svolgevano la funzioni di maestri sino ai sedici anni di età. Molto importante poi è che i genitori stessi siano di esempio morale al giovane, proprio perché vita pubblica e vita privata sono strettamente connesse nelle dinamiche dell’apprendimento. L’insegnante, dal canto suo, non deve fare attenzione solo al lato didattico della formazione, ma deve essere attento al carattere dello studente e ad aiutarlo a sviluppare la propria intelligenza e le proprie attitudini specifiche, privilegiando, quando è il caso, lo spazio del gioco ed evitando il ricorso alle punizioni corporali. Molto importante anche l’aspetto della socialità e del confronto con gli altri: per questo Quintiliano predilige la scuola pubblica rispetto alla figura di un istitutore privato.

La formazione del buon oratore si basa così su modelli letterario-morali: quando nel decimo libro dell’Institutio oratoria Quintiliano propone dei modelli letterari da seguire, sottolineando pregi e difetti di ciascuno, egli si rpemura anche di ricordare il precetto dell’aemulatio, per cui l’ispirazione alle opere di un autore famoso non deve limitarsi all’imitazione pura e semplice, ma implica piuttosto entrare in competizione con il propio termine di confronto, da rielaborare e fare proprio con consapevolezza critica. Il panorama culturale entro cui spazia l’analisi di Quintiliano - dalla poesia epica alla lirica, dal teatro alle opere storiche, dall’oratoria alla filosofia - è davvero ampio, sia perché a Quintiliano interessa che il buon oratore abbia una formazione a tutto tondo sia perché ciò gli permette di sottolineare il primato della retorica (rispetto alla filosofia) nella formazione del cittadino ideale. L’obiettivo è quello di incanalare i lettori verso un modello stilisticamente equilibrato e distante dagli eccessi, modellato sulle opere retoriche di Cicerone, quali la Rhetorica ad Herennium, il Brutus o l’Orator, contrapponenedosi allo stile spezzato e percepito come eccessivamente “moderno” di Seneca (di cui si raccomandao la lettura solo ad un pubblcio esperto).

1 Il genere epidittico serve a tessere un elogio pubblico di qualcuno o qualcosa; il genere deliberativo per prendere una decisione pubblica secondo il criterio dell’utile; il genere giudiziario per sostenere la propria tesi di fronte al tribunale, secondo il criterio del giusto.

2 Virgilio è poi considerato il secondo più grande poeta d sempre, di poco dietro al sommo Omero.

3 Qui Quintiliano presenta i tre stili principali: asiano, caratterizzato da uno stile ricercato e ridondante, costruito per mezzo di una sintassi ritmata e spezzata e per l’amipo ricorso a figure retoriche quali la metafora; attico, uno stile più asciutto e pulito, che all’enfasi preferisce la lezione dei classici; rodico, che rappresenta una via di mezzo tra i primi due.