Alessandro Mazzini presenta, attraverso la lettura di passi scelti de I Promessi Sposi, il problematico atteggiamento di Manzoni nei confronti della letteratura.
Manzoni, in molti suoi scritti teorici e letterari, sembra assumere una posizione avversa non solo alla tradizione letteraria ma alla letteratura stessa, che - a suo giudizio - non ha saputo svolgere la fondamentale funzione etica richiesta. La scelta del romanzo, quindi, si configura anche come una scelta in qualche modo antiletteraria. In molti passi de I Promessi Sposi si può notare l'atteggiamento fortemente polemico di Manzoni sul significato e sulla funzione della letteratura.
Un esempio utile può essere quello di un brano tratto dal capitolo ventisette del romanzo, in cui si racconta della corrispondenza tra Renzo e Agnese, entrambi personaggi ignoranti e analfabeti, che devono ricorrere a persone colte per scambiarsi informazioni. Nel descrivere questo processo comunicativo, Manzoni evidenzia come la messa per iscritto di ciò che i personaggi vogliono comunicare è sottoposta alla falsificazione delle persone colte. In questo senso, occorre inevitabilmente diffidare del messaggio letterario. Anche il capitolo quattordici può essere esemplificativo di questa diffidenza. Renzo, ubriaco all'"Osteria della Luna piena", commenta una battuta sul termine "poeta", che sente fare da uno degli avventori. Renzo percepisce come una minaccia il potere della scrittura, visto come coercitivo e ingannatore. Questo è uno dei temi più sentiti del romanzo e infatti in questo passo l'ironia di Manzoni è particolarmente pungente: la letteratura appare agli occhi dell'autore da una parte come un'attività vuota e inutile, dall'altra, insieme alla scrittura, come atto di falsificazione.
Un personaggio significativo per la messa in luce di questo tema è senza dubbio Don Ferrante, rappresentato come il tipico intellettuale del Seicento, che si vanta di un sapere lontano dalla realtà. La sua morte viene presentata in termini ridicoli, perchè ridicolo il suo stato di intellettuale; Don Ferrante, confidando infatti nelle sue previsioni astronomiche, non aveva preso precauzioni contro la peste. Un'altra figura importante è quella del sarto, piccolo intellettuale di paese, uno dei pochi che sa leggere e scrivere. Il sarto ospita Lucia in casa sua e quando si troverà davanti il cardinale Borromeo, dovendo trovare una risposta ai suoi ringraziamenti, non saprà cosa dire. L'unica risposta che riuscirà a dare a una persona colta, appartenente a un rango sociale superiore, sarà un banale "si figuri". Il sarto fallisce nel momento in cui la sua cultura dovrebbe mettersi in gioco. L'atteggiamento di Manzoni nei confronti della letteratura è quindi un atteggiamento diffidente e critico nei confronti della tradizione. Il suo è un tentativo di fare una letteratura che non sia fallimentare, come quella precedente, per il suo aggancio con la realtà e per il suo fondamento etico.
Alessandro Mazzini è professore di Greco e Latino presso il Liceo Classico Manzoni. Si è laureato in Letteratura Greca con il professore Dario Del Corno presso L'Università degli Studi di Milano. Ha collaborato con riviste di divulgazione culturale e ha insegnato per 10 anni Lingua e Letteratura Italiana e Lingua e Letteratura Greca presso il Liceo della Scuola Svizzera di Milano. Dal 2001 è ordinario di Italiano e Latino nei Licei e dal 2003 ordinario di Greco e Latino al Liceo Classico.