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"Il Principe" di Machiavelli, la dedica: estratti e analisi

Machiavelli dedica la sua opera di maggior rilievo, Il Principe, a Lorenzo de’ Medici, probabilmente nella speranza di fargli cosa gradita e di essere riammesso a Firenze. L’autore afferma che spesso coloro che vogliono entrare nelle grazie di un Principe gli donano le cose più preziose che possiedono, solitamente oggetti materiali di enorme valore.

 

Il Machiavelli, dopo essersi guardato attorno ed aver vagliato i possibili presenti da offrire a Lorenzo, opta per questo suo trattato, sunto della sua esperienza politica e del suo studio dei classici e del passato:

 

Sogliono il più delle volte coloro che desiderano acquistare grazia appresso un Principe, farsegli innanzi con quelle cose, che tra le loro abbino più care, o delle quali vegghino lui più dilettarsi; donde si vede molte volte esser loro presentati cavalli, arme, drappi d’oro, pietre preziose e simili ornamenti, degni della grandezza di quelli. Desiderando io adunque offerirmi alla Vostra Magnificenza con qualche testimone della servitù mia verso di quella, non ho trovato, tra la mia suppellettile, cosa, quale io abbia più cara, o tanto stimi, quanto la cognizione delle azioni degli uomini grandi, imparata da me con una lunga sperienza delle cose moderne, ed una continova lezione delle antiche, la quale avendo io con gran diligenza lungamente escogitata ed esaminata, ed ora in uno piccolo volume ridotta, mando alla Magnificenza Vostra.

Machiavelli presenta, quindi, il presupposto secondo il quale porterà avanti la propria analisi nel Principe. Rivela come adotterà un approccio di tipo empirico e sperimentale, prendendo in considerazione l’esperienza diretta che ha vissuto della politica. In questo senso si rivela nuovamente l’atteggiamento naturalistico che l'autore aveva già espresso nelle lettere al Vettori, in cui professava l’esigenza di comprendere e accettare la mutevolezza della politica e della Fortuna.
Dunque le nuove regole politiche del Principe sono il prodotto di una riflessione che prende in considerazione la politica come una scienza autonoma, e adotta i precetti della politica stessa come principi giusti. All’approccio empirico e alla “sperienza delle cose moderne” va però affiancato quello teorico, e Machiavelli parla dunque di “continova lezione delle (cose) antiche”, che si traduce nello studio dei classici e nell’osservazione degli avvenimenti passati.