Vita
Giuseppe Parini (il cui cognome originario è Parino) nasce il 23 maggio 1729 nel paese di Bosisio (attualmente in provincia di Lecco) in una famiglia della piccola borghesia brianzola dedita al commercio della seta. Le difficili condizioni economiche imporrebbero a Giuseppe l’interruzione degli studi dopo le classi elementari, frequentate dal parroco di paese, ma una zia agiata offre il proprio aiuto, a condizione che il ragazzo prosegua gli studi religiosi, fino all’ordinazione a sacerdote, che arriverà nel 1754.
Gli studi tra Milano e Lodi non risolvono le ristrettezze familiari, tanto che - secondo quella che sarà quasi una costante dell’esistenza del poeta - Parini si vede costretto ad impegnarsi in altri lavori, soprattutto come insegnante, per guadagnarsi da vivere. Parallela è la carriera letteraria: nel 1752 sono pubblicate Alcune poesie di Ripano Eupilino, novantaquattro testi di argomento eterogeneo che si ispirano al giusto dell’Arcadia (come emerge dallo pseudonimo 1) e alla poesia cinquecentesca. Nel 1753, Parini viene ammesso all’Accademia dei Trasformati di Milano, istituzione patrocinata dalla famiglia nobile degli Imbonati che riunisce aristocratici ed ecclesiastici e che si propone di collegare i modelli poetici della tradizione con i problemi contemporanei della città lombarda: ne fanno parte, tra gli altri, Pietro Verri (1728-1797), Giuseppe Baretti (1719-1789) e Cesare Beccaria (1738-1794). In questi stessi anni, dal 1754 al 1762, Parini è precettore 2 presso i duchi Serbelloni.
Qui Parini ha modo sia di venire in contatto con la cultura dell’Illuminismo francese (da Voltaire a Rousseau e Montesquieu fino all'Encyclopédie) sia di osservare da vicino usi e costumi della nobiltà, che poi costituiranno gran parte del materiale del suo poema più celebre, Il Giorno. In questa fase, Parini compone le prime odi (La vita rustica, rimasta a lungo inedita è del 1757; La salubrità dell’aria del 1759), si dedica a opere satiriche (Il dialogo sopra la nobiltà, sempre del 1757) o di polemica linguistica 3. Nel 1762 in seguito ad un contrasto con la famiglia Serbelloni, Parini viene licenziato e l’anno successivo pubblica Il Mattino, prima parte del Giorno. Diventa poi precettore di Carlo Imbonati (1753-1805), cui Parini dedica l’ode L’educazione nel 1764. L’anno successivo viene pubblicato Il Mezzogiorno.
Se il consenso critico attorno ai primi due poemetti pariniani è quasi unanime, il periodo successivo è quasi interamente dedicata alle professioni intellettuali: Parini è prima nominato direttore dell’importante «Gazzetta di Milano» (1768-1769) 4 poi è docente di Belle Lettere (cioè, di letteratura italiana) prima alla Scuole Palatine di Milano poi al Ginnasio di Brera. Inserito nell’Accademia dell’Arcadia di Roma nel 1777 (Parini sceglie lo pseudonimo di Darisbo Elidonio), Parini lavora alle sezioni rimaste incompiute de Il Giorno, cioè Il Vespro e La Notte, ma si dedica soprattutto alla stesura delle Odi (tra cui La caduta), la cui prima edizione è del 1791 (l’edizione completa delle Opere sarà pubblicata tra 1801 e 1804). Parini si spegne a Milano nell’agosto del 1799, pochi mesi dopo la fine del triennio giacobino e il ritorno delle truppe austriache in città.
Poetica e stile
Se le prime esperienze poetiche di Parini risentono del clima dell’Arcadia (e quindi di una poesia di gusto assai formale, e lontana da un diretto contatto con la realtà), la produzione della maturità, a partire dal Mattino, si caratterizza per la vicinanza alle idee e ai principi dell’Illuminismo lombardo, con i cui esponenti il poeta entra in contatto già all’Accademia dei Trasformati e da cui recupera l’idea della funzione pedagogica della letteratura e dell’arte, come si può vedere già nel Dialogo sopra la nobiltà, un’operetta comica che mette in scena due morti, un poeta plebeo e un nobile, sottolineando i pregiudizi del secondo ma, al tempo stesso, la possibilità di un suo cambiamento.
Il progetto di Parini, che si realizza nelle parti completate de Il Giorno così come nelle Odi, è allora quello di una poesia civile, che “si impegni” attivamente nel sottolineare o nel denunciare difetti e corruzioni della società, con un occhio di riguardo per i comportamenti della classe dirigente (aristocratica o alto borghese), che ha le maggiori responsabilità in merito alla vita di tutta la cittadinanza (come si vede nelle odi La salubrità dell’aria o L’innesto del vaiuolo). Il tono della poesia di Parini va così dai toni più letterari delle Poesie di Ripano Eupilino, in cui figurano temi amorosi, pastorali o anche giocosi, fino a quelli ironico-satirici del Giorno (si pensi all’episodio della “vergine cuccia”), dove le speranza di modificare la situazione sembra affievolirsi.
Dal punto di vista stilistico, Parini aderisce ai principi del Neoclassicismo (come si vede soprattutto nell’ode Per l’Inclita Nice), intendendo la forma dei suoi testi come lo strumento principale per proporre un ideale di ordine e misura, in linea con il contenuto morale di equilibrio e dignità della sua poesia. In questo senso, Parini rimarrà per buona parte degli autori ottocenteschi - da Alessandro Manzoni ad Ugo Foscolo, che gli dedica un celebre capitolo delle Ultime lettere di Jacopo Ortis - un modello etico e stilistico di riferimento.
1 Il nome “Ripano” è anagramma del vero cognome del poeta, mentre “Eupilino” allude all’Eupili, nome grecizzante del Lago di Pusiano presso Bosisio.
2 II precettore, spesso un ecclesiastico, era l’insegnante privato delle famiglie nobili del tempo.
3 Tra 1756 e 1750, Parini prende posizione contro il "purista" e moralista Alessandro Bandiera (1699-1770) e poi contro Paolo Onofrio Branda (1710-1776) in difesa del dialetto milanese.
4 La «Gazzetta di Milano» è in quegli anni un periodico del governo austriaco che, sotto la guida del conte Carlo di Firmian (1716-1782), sostiene la politica riformista di Maria Teresa D’Austria (1717-1780).