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"Italy": testo originale e commento

Italy è un testo della raccolta Primi Poemetti di Giovanni Pascoli, composto nel 1904. Il poemetto è strutturato in due canti, per un totale di 450 versi, e le strofe sono formate da terzine dantesche.

Sul piano tematico la riflessione dell'autore si concentra su argomenti che variano moltissimo da quelli di Myricae o dai Canti di Castelevecchio. Pascoli decide infatti di dedicarsi a una produzione più elevata e complessa, che si esprime in testi più lunghi e di carattere narrativo, e nella scelta di tematiche socio-contemporanee, iniziando così ad assumere la funzione di poeta vate. Protagonista di Italy è il fenomeno migratorio degli italiani in America. Pascoli racconta una vicenda di cui è stato realmente testimone: il ritorno in patria di parenti emigrati laggiù di un contadino della Garfagnana suo amico. 

Di seguito si troveranno le parti VI, VII e VIII del secondo canto del poemetto, esemplificativi della presa di posizione del poeta nei confronti dell'immigrazione. Pascoli, dichiarandosi socialista, rifletteva sull'ingiustizia che il popolo italiano, appartenente ad un paese proletario, si trovasse nelle condizioni di dover lasciare il nido, la propria patria, per scarsità di sostanze, e dover andare a lavorare e ad arricchire paesi stranieri. Quindi, il suo orientamento è più umanitario che politico in senso stretto.

Nel primo canto viene narrato il ritorno di una bambina italo-americana, Maria-Molly, che torna in Italia per cercare di sconfiggere la tisi e respirare aria migliore. Dopo i primi problemi d'incomprensione con la nonna che si occupa di lei, dovuti alla lingua e agli usi differenti, le due ritrovano un linguaggio comune. La comunanza di cuore diventa tale che la nonna perirà di tosse, destino inizialmente destinato alla nipotina, e che suggerisce un sacrificio quasi volontario di questa donna.
 

VI

 

Lèvati, Molly. Gente ode parlare

la tua parlata. Sono qui. Cammina,

se vuoi vederle. Hanno passato il mare.

 

Fanno un brusìo nell'ora mattutina!

Ma il vecchio Lupo dorme e non abbaia.

È buona gente e fu già sua vicina.

 

Vengono e vanno, su e giù dall'aia

alla lor casa che da un pezzo è vuota.

Oh! la lor casa, sotto la grondaia,

 

non gli par brutta, ben che sia di mota!

 

VII

 

Sweet... Sweet... Ho inteso quel lor dolce grido

dalle tue labbra... Sweet, uscendo fuori,

e sweet sweet sweet, nel ritornare al nido.

 

Palpiti a volo limpidi e sonori,

gorgheggi a fermo teneri e soavi,

battere d'ali e battere di cuori!

 

In questa casa che tu bad chiamavi,

black, nera, sì, dal tempo e dal lavoro,

son le lor case, là sotto le travi,

 

di mota sì, ma così sweet per loro!

 

VIII

 

O rondinella nata in oltremare!

Quando vanno le rondini, e qui resta

il nido solo, oh! che dolente andare!

 

Non c'è più cibo qui per loro, e mesta

la terra e freddo è il cielo, tra l'affanno

dei venti e lo scrosciar della tempesta.

 

Non c'è più cibo. Vanno. Torneranno?

Lasciano la lor casa senza porta.

Tornano tutte al rifiorir dell'anno!

 

Quella che no, di' che non può; ch'è morta.