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Voltaire: pensiero e opere

Vita

Voltaire, il cui vero nome era François-Marie Arouet nel 1694 a Parigi, è stato intellettuale, poeta, storico e filosofo, nonché uno dei principali esponenti dell’Illuminismo francese. Nato in una famiglia benestante, François viene educato come Denis Diderot (1713-1784) dai gesuiti, ma si avvicina però precocemente all’ambiente intellettuale parigino, di gusto libertino, e viene introdotto fin da giovane alla raffianta vita di corte. Nel 1726, a causa di un conflitto con un cavaliere, vive anche l’esperienza della prigionia alla Bastiglia, in seguito alla quale si rifugia in Inghilterra, dove scopre un paese liberale (in antitesi all’assolutismo della madrepatria), dove la possibilità di iniziativa personale, i diritti dell’individuo e la tolleranza in materia religiosa vanno di pari passo; frutto di questo soggiorno sono le Lettere inglesi, pubblicate nel 1733.

In Inghilterra, Voltaire viene a contatto con la filosofia sperimentale di Francis Bacon (1561-1626, di John Locke (1632-1704) e di Isaac Newton (1642-1727), che corrobora la costruzione di un suo sistema filosofico personale e per cui Voltaire si impegna in un costante lavoro di divulgazione tramite i suoi scritti, quali gli Elementi della filosofia di Newton (1738) o la Metafisica di Newton (1740). Voltaire negli anni soggiorna in Lorena (presso Madame du Châtelet) e poi a Berlino, presso la corte di Federico II di Prussia (1712-1768), che il filosofo vede come modello del sovrano illuminato, in cui conciliare le istituzioni monarchiche assolute e i nuovi principi della filosofia dei lumi (anche se, in realtà, il rapporto tra i due sarà assai tormentato, e Voltaire abbandonerà la capitale tedesca nel 1753). Voltaire, impegnato nel frattempo in un’intensa attività culturale a sostegno della filosofia dell’Illuminismo e dell’Encyclopédie, con cui collabora: l’opera storiografica Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni (1740), i “racconti filosofici” Zadig del 1748 e Micromega del 1752, in cui mette in scena una presa in giro della credenza che sia l’uomo il centro dell’universo, scegliendo come protagonista un abitante della stella Sirio;  il Poema sul disastro di Lisbona (1756), in riferimento al terremoto di Lisbona avvenuto l’anno precedente e in polemica contro la filosofia di Leibniz (1646-1716); il Trattato sulla tolleranza del 1763 il Dizionario filosofico del 1764, senza dimenticare una cospicua produzione teatrale. Opera narrativa fondamentale è comunque Candido, o l’ottimismo (1759), romanzo che contesta l’ottimismo metafisico e l’antropocentrismo provvidenzialistico mettendo in scena le avventure del protagonista e del suo precettore, Pangloss (dietro cui è sempre possibile intravedere un’ironia pungente contro Leibniz e i suoi discepoli).

Voltaire torna a Parigi ormai anziano, osannato come un maestro, per morirvi il 30 maggio del 1778.

 

Opere e tematiche principali

La caratteristica che contraddistingue tutta l’opera voltairiana è l’ironia, di cui il filosofo si serve per combattere, spesso con accenti satirici, contro i suoi obiettivi preferiti: la tradizione metafisica scolastica e le credenze religiose (in particolar modo, quelle del cattolicesimo). Nel Candido, Voltaire si fa portatore di una visione dell’esistenza che, negandosi le facili consolazioni della metafisica, riconosce l’esistenza del male nel mondo senza tuttavia arrendersi allo sconforto o al cinismo scettico. L’accettazione della dimensione del dolore è anzi propedeutica all’impegno attivo nel mondo, con la fiducia nel progresso di stampo illuministico e con l’obiettivo di estendere sempre più i principi della tolleranza.

Nella sua concezione della divinità, Voltaire si avvicina ai deisti inglesi e alla loro ipotesi di una religione razionale, in cui al principio del mondo sta un disegno creatore, che però esclude l’intervento provvidenziale di Dio nel mondo. Voltaire si rifiuta ugualmente di determinare gli attributi divini, ritendendo che i concetti umani non possano applicarsi a Dio nello stesso modo. Per quanto riguarda la sua concezione della storia, Voltaire è, dal punto di vista metodologico, un importante innovatore, come si può notare nel Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni o ne Il secolo di Luigi XIV, dedicato appunto al Re Sole. Egli infatti, evitando la narrazione di guerre, vicende dinastiche, negoziati e avvenimenti particolari, si concentra sull’evoluzione dei costumi, delle arti e della cultura di un popolo (anche quelli extraeuropei), in contrapposizione con ogni disegno provvidenzialistico sotteso agli eventi. Alla base di questa svolta, c’è la convizione che l’indagine storica non debba tracciare la strada verso la conoscenza di Dio e della sua volontà, quanto piuttosto analizzare i fatti e gli eventi secondo la loro logica, identificando le radici del progresso umano e dell’affermazione della ragione (secondo il presupposto illuministico di “rischiarare” il buio dell’ignoranza). L’opera storiografia si presenta così come un altro strumento che il filosofo deve padroneggiare per combattere la superstizione e il pregiudizio oscurantistico.