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Dante, “Vita Nova”: riassunto del capitolo 42

A conclusione della Vita Nova, Dante chiarisce il senso del cammino intrapreso nel suo prosimetro sull’amore giovanile per Beatrice. Se l’opera si era aperta celebrando la funzione  della memoria 1, ora il poeta rinvia al futuro una svolta fondamentale nella propria attività di scrittura ed anche nella propria concezione della letteratura. Per ora, è solo possibile dichiarare l’impossibilità a procedere oltre sulla strada tracciata fino a questo quarantaduesimo capitolo; a far arrestare Dante è stata una “mirabile visione” di cui ovviamente è oggetto Beatrice.

Da qui il proposito di “dicer di lei quello che non fue mai detto d’alcuna”, un messaggio abbastanza trasparente dietro cui la critica ha sempre letto un primigenio annuncio della Commedia. La Vita Nova si consacra quindi non solo come opera di trasmissione di una memoria lirica ed individuale, ma anche come promessa rivolta al futuro di una poesia universale, rivolta programmaticamente alla salvezza di tutti gli uomini.

[1] Appresso questo sonetto 2 apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei 3.[2] E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com’ella sae veracemente 4. Sì che, se piacere 5 sarà di colui a cui tutte le cose vivono 6, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna. [3] E poi piaccia a colui che è sire de la cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria de la sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice, la quale gloriosamente mira ne la faccia di colui qui est per omnia secula benedictus 7.

Come si vede, nel momento di preannunciare il lavoro alla Commedia, il tono è particolarmente alto e solenne; già chiudendo l’opera giovanile Dante si avvia verso quella poesia morale-teologica che trasfigura la realtà umana di Beatrice in direzione dell’amore divino e che sarà l’elemento portante di tutto il suo grande poema.

1 Così nell’incipit del Proemio: “In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova”.

2 Si tratta del sonetto Oltre la spera che più larga gira, contenuto nel capitolo XlI della Vita Nova e in cui il poeta, significativamente, era condotto da Amore oltre l’Empireo per contemplare la gloria della donna amata.

3 Dante ha la visione celeste di Beatrice, che per un momento gli appare in tutta la gloria del Paradiso, visione di fronte alla quale Dante si rende conto che la sua opera è inadatta a cantare una simile gloria, e si propone di non trattare più l’argomento finché la sua ricerca poetica non sarà a un livello degno di descrivere una verità così grande.

4 veracemente: “per certo”; Dante chiarisce cioè che Beatrice, dall’Empireo, già sappia quale sarà la nuova opera in suo onore.

5 piacere: qui con il significato di “volontà”.

6 Dio è principio e termine di tutte le cose. L’espressione è modellatta sulla preghiera del Mattutino (che nella liturgia cattolica, fino al Concilio Vaticano II, costituiva la preghiera dell’alba), dove si legge: Regem cui omnia vivunt.

7 Qui est per omnia secula benedictus: “che è benedetto per tutti i secoli”; l’espressione è derivata dal Salmo 71, 15: “Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia; | si pregherà per lui ogni giorno, | sarà benedetto per sempre”, e torna anche in due lettere di San Paolo (Romani 1, 25; Corinzi II, 11, 31).

Testo su Vita nuova

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