Introduzione
Il garofano rosso è il primo romanzo di Elio Vittorini: pubblicato a puntate sulla rivista «Solaria» tra il 1933 e il 1934, fu censurato perché considerato contrario “alla morale e al buon costume”; la pubblicazione in volume arrivò solo nel 1948. Il romanzo racconta la formazione politica e l’educazione sentimentale di Alessio Mainardi, rappresentante di una generazione - quella di Vittorini, nato nel 1908 - che riconobbe nella carica antiborghese del Fascismo (e in particolare del cosiddetto “fascismo di sinistra” 1) l’espressione di un vitalismo ribelle, coerente con il desiderio, tipico della gioventù, di poter cambiare il mondo.
Riassunto
Siracusa, 1924. Alessio Mainardi è uno studente liceale inquieto e tormentato. Da una parte ci sono le questioni del cuore, agitate dall’innamoramento per Giovanna, una compagna di scuola più grande che gli ha concesso un bacio, suggellato da un garofano rosso appuntato alla giacca, ma che poi non si è più concessa; dall’altra c’è l’adesione convinta alle “squadre nere” del fascismo emergente (siamo nel periodo cupo del delitto Matteotti), che danno sfogo al sentimento di rivalsa antiborghese di tanti giovani di città e di provincia. Come Alessio, che viene dall’entroterra, dove il padre possiede una fornace in cui lavorano diversi operai, e come Tarquinio, giovane scapestrato e grande amico di Alessio, con il quale il protagonista condivide una camera a pensione e la passione per le ragazze. Insieme ad altri compagni del fascio, i due organizzano il grande sciopero generale che per un giorno blocca le scuole della città e che vale a loro, però, una sospensione e la bocciatura.
Alla fine dell’anno scolastico, Alessio fa ritorno al paese di famiglia, dove la sorella lo invita a uno studio intenso per presentarsi agli esami di ottobre e recuperare l’anno perso, e ricucire inoltre i rapporti con i genitori delusi; Alessio si lascia convincere, nella speranza di accedere alla stessa classe di Giovanna. Al suo ritorno a Siracusa, però, molte cose sono cambiate. L’amico Tarquinio, infatti, ha abbandonato la pensione della signora Formica per andare a stare in albergo, manifestando così il desiderio di “essere adulto” e segnando una distanza rispetto ad Alessio, il quale si trova a condividere la camera con i cosiddetti “turchi”, una banda di ragazzi più piccoli che, nonostante una riottosità di facciata, si affezionano presto a lui. Intanto, una lettera di un compagno di scuola insospettisce Alessio, persuaso che Tarquinio, fattosi vago e sfuggente, abbia conquistato la sua amata Giovanna. Così, quasi per un riflesso incondizionato, il primo giorno di scuola, invece che andare a ricevere l’esito del primo esame di riparazione, Alessio decide di recarsi alla casa di tolleranza della signora Ludovica, meta di avventure per i ragazzi della città: qui fa l’amore con Zobeida, ragazza bellissima e grande amore di Tarquinio. Con lei Alessio scopre il piacere della passione consumata e ne rimane rapito; anche la ragazza resta turbata dal trasporto con cui Alessio le si è dedicato: comincia così tra i due una relazione segreta e tormentata, perché confinata tra le pareti della stanza di Zobeida e minacciata dalle pretese che alcuni uomini misteriosi rivendicano sulla ragazza (che per questo si assenta spesso).
Nella testa di Alessio, che cade in uno stato febbricitante, le figure di Giovanna e Zobeida si sovrappongono, componendo l’immagine di un amore unico e impossibile, perché al tempo stesso puro (e cioè riflesso di una giovinezza ancora non corrotta dal tempo), e carnale, accessibile solo a chi conosca le responsabilità e i dolori dell’età adulta. Simbolo di questa indecisione rimane il garofano rosso, che Zobeida gli ha rubato e poi nascosto. A rompere questo stato di sospensione è allora un evento traumatico: una mattina, rimasto solo, Alessio è costretto a scappare dalla stanza di Zobeida perché è in corso una perquisizione della polizia nella casa della signora Ludovica. Scopre così che la ragazza è stata arrestata per spaccio di droga. Tornato nelle strade della città, Alessio incontra tutti i compagni di scuola, raccolti nel corteo funebre per una ragazza suicidatasi per amore. Il fatto sprona i giovani a una discussione sul “Codice d’amore” che dovrebbe essere rispettato da uomini e donne. Alessio adesso si sente distante dai compagni, ancora infervorati da un purismo che è frutto della loro inesperienza. Su questo piano ritrova l’amicizia con Tarquinio, che ha effettivamente vissuto la stessa esperienza con Giovanna e, come Alessio, ne è stato cambiato.
Un romanzo del suo tempo
Al momento dell’uscita in volume del Garofano rosso, nel 1948, Elio Vittorini volle apporre al libro una importante Prefazione: a tredici anni dalla prima pubblicazione, il libro gli appariva sintonizzato su una fase della sua vita ormai trascorsa (e quasi rinnegata) e sentiva così il bisogno di “giustificarne” la nuova edizione. Testimonianza del fascino malinteso che il fascismo esercitò sui giovani, alla ricerca di un movimento spavaldo e vitale in cui convogliare le proprie energie (più ribelli che rivoluzionarie) e il proprio violento moralismo (non solo antiborghese), questo romanzo appariva ormai estraneo allo scrittore, fattosi presto antifascista e virato, a livello stilistico, a forme più sperimentali di scrittura. A convincere Vittorini a non opporsi alla pubblicazione del romanzo fu, però, proprio la sua natura di “documento” di un’epoca e di una trasformazione personale e “generazionale”, da una fase di ricerca del tempo perduto dell’infanzia a una adulta, segnata dal desiderio di scoperta degli uomini e del mondo. Le inquietudini d’amore di Alessio sono la manifestazione di una più generale tensione tra il mondo delle illusioni e dei furori giovanili, in cui si crede ancora al sogno di un amore consumato nello scambio di sguardi e piccoli doni - come con Giovanna - e uno adulto, caratterizzato da passioni travolgenti e sconosciute (“l’intenso” provato con Zobeida), ma anche dalla consapevolezza che ogni cosa è soggetta alla consunzione del tempo, dei tradimenti, della disillusione.
Ricorrendo a una struttura narrativa tradizionale e a un didascalismo fin troppo esplicito, fatto di immagini simboliche scontate e patetiche, Vittorini realizza il romanzo di un “impegno premeditato” (come sarà anche Uomini e no), perché mirato alla presa d’atto degli errori del passato, che saranno riscattati attraverso la spinta etica dei suoi libri successivi (come Conversazione in Sicilia o Il Sempione strizza l’occhio al Frejus) e della sua attività di intellettuale.
Bibliografia
E. Vittorini, Prefazione a Il garofano rosso, Milano, Mondadori, 1948.
E. Esposito, Elio Vittorini. Scrittura e utopia, Roma, Donzelli, 2011.
1 Tradizionalmente si definisce così l’area di quanti aderirono al fascismo per gli ideali egualitari che nelle prime dichiarazioni programmatiche giustificavano il ricorso alla violenza.