Agostino, nato nel 354 d.C. a Tagaste (nell’attuale Algeria) da madre di fede cristiana e padre pagano, è una delle voci più rilevanti della filosofia cristiana, e non solo per un’opera del livello delle Confessioni. Ad 19 anni, il giovane Agostino sceglie di dedicarsi agli studi filosofici, anche per le concrete possibilità di ascesa sociale collegate alla professione intellettuale, ed inizia ad insegnare retorica a Cartagine, per poi spostarsi a Roma e infine a Milano, dove conosce Ambrogio, figura rilevantissima che ne stimola la conversione al cristianesimo, che Agostino filtra attraverso la lezione del pagano e neoplatonico Plotino. Dopo essere stato ordinato prete nel 391, Agostino diventa quattro anni più tardi vescovo d’Ippona: la sua attività si caratterizza da qui in poi nella difesa della religione cristiana, in particolar modo contro le eresie interne dei manichei, dei donatisti e dei pelagiani. Recuperando la nozione neoplatonica del “non essere” per spiegare la presenza del Male nel mondo (e rivedendo dunque le propri posizioni giovanili, assai vicine proprio al manicheismo), per Agostino la responsabilità morale dell’essere umano è aderire all’Essere, rifiutando il Nulla. Lo sviluppo del pensiero agostiniano tocca il suo vertice nelle Confessioni, opera in cui è percepibile la radice di irrequietezza e - soprattutto - la modernità dello scavo introspettivo del filosofo, che esalta il valore del dubbio e che vede la ricerca della verità, in netta antitesi rispetto alle filosofie “classiche”, come un percorso che, senza puntare a rivelazioni “soggettive” o mutevoli, coinvolge piuttosto l’intera persona umana.
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.