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Marino Moretti, vita e poesie

Il poeta e scrittore Marino Moretti nasce a Cesenatico il 18 luglio 1885 in una famiglia della piccola borghesia. Diciassettenne, abbandona la scuola e si trasferisce a Firenze, dove si iscrive  alla scuola di recitazione di Luigi Rasi. Qui conosce Aldo Palazzeschi, con cui stringe una profonda amicizia che durerà per tutta la vita, anche se a nessuno dei due arriderà il successo sulle scene. Moretti, infatti, abbandona presto le speranze di carriera teatrale, e si dedica alla scrittura poetica. La prima raccolta, Fraternità, risale al 1905, e già vi si respira un tono crepuscolare assai vicino alle scelte di Sergio Corazzini, e che viene confermato dalle opere più note: le Poesie scritte col lapis (1910) e le Poesie di tutti i giorni (1911), seguite da Il giardino dei frutti nel 1916 (senza per altro dimenticare la produzione novellistica, da Le primavere a Il paese degli equivoci).

Di quest'ultima raccolta fa parte la poesia più celebre dell'autore, A Cesena, esempio assai calzante della poetica morettiana. Il componimento descrive infatti la mediocre quotidianità di una visita alla sorella da poco sposatasi, in tono asciutto e prosaico. Il metro (terzine di endecasillabi a schema ABA CDC EFE...) si appoggia su un lessico realistico e comune e su un ritmo frequentemente “mosso” dagli enjambements:

Piove. È mercoledì. Sono a Cesena,
ospite della mia sorella sposa,
sposa da sei, da sette mesi appena.

Batte la pioggia il grigio borgo, lava
la faccia della casa senza posa,
schiuma a piè delle gronde come bava.

[...] Parli d'una cognata quasi avara
che viene spesso per casa col figlio
e non sai se temerla o averla cara;

parli del nonno ch'è quasi al tramonto,
il nonno ricco del tuo Dino, e dici:
"Vedrai, vedrai se lo terrò da conto";

parli della città, delle signore
che già conosci, di giorni felici,
di libertà, d'amor proprio, d'amore.

La Prima guerra mondiale vede Moretti soldato volontario, dirottato quasi subito a Roma, dove si occupa della stampa della Croce Rossa. Finita la guerra, Moretti decide così di pubblicare una selezione della propria produzione giovanile: nel 1919 esce presso Treves un’antologia, nuovamente intitolata Poesie scritte col lapis, che conclude l'esperienza crepuscolare di Moretti.

Nel frattempo, il poeta ha cominciato a scrivere romanzi: del 1913 è Il sole del sabato, e del 1915 Guenda. Nel 1922 Moretti inizia a collaborare col “Corriere della Sera” e pubblica nuovi romanzi: Mia madre, Il romanzo della madre e I puri di cuore; nel 1925 lo scrittore compare tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, e tre anni dopo pubblica il romanzo Il trono dei poveri, che, per il suo elogio della libertà, gli inimica il regime mussoliniano, tanto che Moretti si trasferisce momentaneamente a Parigi, e si sposta poi in Olanda. Negli anni successivi vedono la luce i romanzi più apprezzati di Moretti, che descrivono la piccola borghesia di provincia: L'Andreana” del 1935 (già pubblicato su rivista nel 1932), e La vedova Fioravanti, del 1941. L’ultima fase della vita di Moretti (che si spegne nel 1979, vede un ritorno alla scrittura in versi, su toni prevalentemente diaristici ed epigrammatici.