“Io mi vergogno,
sì, mi vergogno d’essere un poeta!”
(Guido Gozzano)
Nei primi anni del Novecento nasce in Italia una nuova corrente poetica, caratterizzata da una reazione (tanto netta dal punto di vista del contenuto quanto umile e sommessa nei toni utilizzati) alla stagione e ai modelli letterari precedenti, incarnati da Giosué Carducci, Giovanni Pascoli e soprattutto Gabriele D’Annunzio. Per questi poeti "crepuscolari" il rifiuto dell'ispirazione superomistica e delle forme auliche della tradizione diventa il canale d'accesso ad un nuovo mondo poetico che canti, volta per volta, la mediocre bellezza d'una signorina di provincia, il malinconico deserto interiore della propria anima, la ripetitiva quotidianità dei piccoli gesti umani. Tra ironia e sconforto, sottile inquietudine esistenziale ed inedita visione del mondo, la poesia crepuscolare - la cui stagione sarà breve, come la vita di molti suoi poeti - rappresenta senza dubbio, sia dal punto di vista contenustico che formale, uno degli esempi più significativi della poesia italiana d'inizio secolo.
In questo corso, realizzato dalla redazione di Oilproject, si ripercorre allora la poetica e la produzione in versi dei principali esponenti del Crepuscolarismo, da Sergio Corazzini (1886-1907) a Guido Gozzano (1883-1916) e Marino Moretti (1885-1979), offrendo oltre all'analisi dei testi più importanti del movimento una verifica finale della propria preparazione.