Lettura e commento de La casa dei doganieri di Eugenio Montale, a cura di Andrea Cortellessa.
La casa dei doganieri scritta nel 1930, viene pubblicata nel 1932 e poi inserita nella raccolta del '39 Le occasioni. In questa poesia il paesaggio estivo della Liguria dell'infanzia e dell'adolescenza del poeta ha acquisito una tinta oscura, tenebrosa e minacciosa. Lo stesso paesaggio delle prime poesie appare cambiato, privo di luce, se non di quella "rara" di una petroliera. Si introduce una componente emblematica della poesia di Montale, il "Tu" a cui il poeta si rivolge. Questo "Tu" si riferisce a una donna realmente esistita, ma finisce per allontanarsi dalla sua identità anagrafica per diventare un'istanza grammaticale assoluta, attraverso cui l'Io del poeta si confronta e si specchia. Gli oggetti e le ambientazioni diventano emblemi della memoria e della perdita del passato. Montale canta l'oblio, l'impossibilità di trovare salvezza nel ricordo.
L'immagine più angosciosa e memorabile è quella della banderuola affumicata che gira senza pietà, ripresa dalla poesia A metà della vita di Hölderlin. L'impazzito segnavento sembra annunciare l'arrivo di qualcosa di terribile e angoscioso.
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.
La casa dei doganieri scritta nel 1930, viene pubblicata nel 1932 e poi inserita nella raccolta del '39 Le occasioni. In questa poesia il paesaggio estivo della Liguria dell'infanzia e dell'adolescenza del poeta ha acquisito una tinta oscura, tenebrosa e minacciosa. Lo stesso paesaggio delle prime poesie appare cambiato, privo di luce, se non di quella "rara" di una petroliera. Si introduce una componente emblematica della poesia di Montale, il "Tu" a cui il poeta si rivolge. Questo "Tu" si riferisce a una donna realmente esistita, ma finisce per allontanarsi dalla sua identità anagrafica per diventare un'istanza grammaticale assoluta, attraverso cui l'Io del poeta si confronta e si specchia. Gli oggetti e le ambientazioni diventano emblemi della memoria e della perdita del passato. Montale canta l'oblio, l'impossibilità di trovare salvezza nel ricordo.
L'immagine più angosciosa e memorabile è quella della banderuola affumicata che gira senza pietà, ripresa dalla poesia A metà della vita di Hölderlin. L'impazzito segnavento sembra annunciare l'arrivo di qualcosa di terribile e angoscioso.
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.