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Kant: estetica e analitica trascendentali

Immanuel Kant dedica la sua opera più importante all’analisi delle tre facoltà della conoscenza, la sensibilità, l’intelletto e la ragione. Alla prima il filosofo tedesco collega l’estetica trascendentale (dal greco àisthesis, sensazione) e l’intuizione, definita come conoscenza immediata che raccoglie quei dati poi elaborati e organizzati in una struttura coerente dall’intelletto. La riflessione kantiana - come in tutta l’architettura argomentativa della Critica della ragion pura - si concentra sulle condizioni “a priori” (lo spazio e il tempo) di questa sensibilità, o, per dirla con il filosofo stesso, sulle “intuizioni pure”.
 
L’analitica trascendentale sviluppa allora i dati del mondo esterno passivamente recepiti dalla sensibilità: è l’intelletto che dà forma al mondo come noi lo conosciamo e riconosciamo. Questo tipo di conoscenza, detta “discorsiva”, punta a collegare e mettere in relazione tra loro i concetti (puri e “a priori”, oppure empirici e “a posteriori”), che funzionano come forme per organizzare - e, di fatto, rendere possibile - la conoscenza stessa. Le dodici categorie elaborate dalla Critica della ragion pura (il cui fondamento rimane la frase: Ich denke​, "io penso") rappresentano il modo in cui il nostro intelletto “lavora” per produrre una realtà dotata di senso.
 
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli) e Dreadlock (Zona). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.